Roberto Nistri seguito fin quasi al parcheggio dopo il turno al Policlinico: «È stato un inferno, alla fine si sono detti “andiamo”»
TREVISO – Seguito, assalito e sprangato a sangue. Un agguato in piena regola. E sono stati attimi di terrore quelli vissuti dal medico trevigiano Roberto Nistri, 56 anni, aggredito lunedì pomeriggio da due sconosciuti nel centro di Padova. Un pestaggio senza un perchè, privo di un motivo plausibile.
Erano le 14,30. Il medico, in servizio presso la seconda clinica chirurgica geriatrica del Policnico, si stava dirigendo verso l’auto parcheggiata in via Calza, nei pressi dell’ospedale “Busonera”. Ha ancora nelle orecchie l’avvicinarsi dei passi di chi gli stava alle spalle. «Sentivo qualcuno dietro di me. Man mano che procedevo avvertivo che avanzavano, acceleravano. La sensazione che volessero raggiungermi mi appariva sempre più chiara, inquietante».
Erano in due, ragazzotti alti e ben piantati. Lo stavano tallonando. Ma non aveva quasi fatto in tempo a rendersene conto che quelli gli sono saltati addosso. Quel che è accaduto è una sequenza di immagini che si sovrappongono nella memoria, tuttora incapace di farsene una ragione. «Mi hanno scaraventato a terra e mi si son fatti sopra menando colpi come forsennati. Credo avessero dei tubi o manganelli, di gomma. Eppoi, come se non bastasse, giù calci. Sono stati momenti d’inferno, in cui il dolore si legava all’incapacità di capire perchè ce l’avessero con me». Alla fine l’hanno lasciato a terra pesto e dolorante. «L’unica cosa che hanno detto è stata “andiamo”, come se avessero finito un lavoro». Rialzatosi, il medico ha raggiunto l’auto, diretto a Treviso, pur con un occhio pesto. Al pronto soccorso gli hanno riscontrato costole incrinate, contusioni e ferite ad una gamba. Ne avrà per una trentina di giorni.
Superato lo choc, Roberto Nistri, non si capacita del motivo del pestaggio selvaggio cui quei due sconosciuti l’hanno sottoposto. Oltre tutto non gli hanno portato via nulla. L’unica ipotesi plausibile è che l’abbiano scambiato per qualcun altro al quale volevano dare una lezione. «Avevo calato in testa un berretto, forse è stato un errore di persona». Ma è una possibilità. Del resto nessuno al momento dell’aggressione era presente o comunque è intervenuto, a parte degli studenti sopraggiunti di lì a poco, che hanno prestato un primo soccorso al malcapitato.
Quanto successo sta tutto scritto in una denuncia che il medico trevigiano ha consegnato alla polizia. Ma non c’è alcuna ragione che possa spiegarlo.
Mercoledì 23 Gennaio 2013 – Gazzettino