Lo stop questa volta è ufficiale. E si annuncia doloroso. A tre settimane dal Tavolo di coordinamento sul futuro del nuovo ospedale che ha sancito la distanza tra la Regione e gli altri soggetti interessati da una parte e il Comune di Padova dall’altra, palazzo Balbi ha ufficializzato il blocco dell’iter, pur annunciato, determinandone i contorni.
Di più: nella delibera numero 1391, datata 5 agosto, inviata a tutti i protagonisti della partita, la giunta regionale si riserva di presentare il conto a Massimo Bitonci per quanto sta accadendo.
Stop alla stazione appaltante. Nella delibera in questione, la Regione dà voce giuridica all’incontro del 28 luglio facendo proprie le dichiarazioni del presidente della Regione. Inoltre, dichiara «per effetto delle dichiarazioni fornite dal sindaco» l’impossibilità, verificata in tale seduta dell’attuazione dell’accordo di programma del 2 luglio 2013 e per questo motivo «sospende il ruolo di stazione appaltante conferito all’Azienda ospedaliera fino all’adozione di nuove determinazioni e/o indirizzi da parte della Regione». Bocce ferme, quindi, se ne riparlerà se e quando si riuscirà a far sintesi. Sempre che questo succeda in tempi utili – le elezioni regionali sono alle porte – e che per allora Finanza e Progetti, la joint venture promotrice del Polo della salute, non si sia dileguata.
La parola agli avvocati. Ma la vera questione fa capolino al punto successivo. Qui la giunta delibera di «riservare a successive determinazioni con supporto dell’avvocatura regionale e con l’assistenza legale da acquisire presso idonei consulenti, ogni valutazione in ordine alla condotta del Comune di Padova – e di tutti i soggetti, legati o comunque con intercorsi rapporti di lavoro e/o collaborazione con la Regione, coinvolti in studi ed analisi nell’iniziativa – in ordine agli accordi e agli atti intervenuti in relazione alla tematica della realizzazione del nuovo ospedale». In sostanza, la Regione mette le mani avanti di fronte all’eventualità che la travagliata storia del nuovo ospedale termini qui e che Finanza e Progetti decida di chiedere i danni. Se, formalmente, fino alla dichiarazione di pubblico interesse non è previsto il pagamento di alcuna penale in caso di retromarcia, la joint venture potrebbe chiedere conto per il mancato rispetto delle tempistiche indicate dal Codice dei contratti pubblici, ovvero tre mesi per la dichiarazione di pubblica utilità, laddove la proposta per il nuovo Polo della salute era stata presentata il 30 marzo 2012 all’ufficio per la programmazione della Regione.
L’Azienda ospedaliera. «Noi, in qualità di stazione appaltante, così come la stessa Regione, siamo ancora in attesa della revoca ufficiale degli impegni assunti dal Comune» sostiene il responsabile della stazione appaltante Claudio Dario «ovvero di una delibera in cui il sindaco per conto dell’amministrazione stabilisce e motiva la non idoneità dell’area di Padova ovest». Pur con parole diverse, Dario suona la stessa musica del presidente della Regione Luca Zaia che, durante il Tavolo di coordinamento del 28 luglio scorso, aveva ribadito «la necessità di avere la revoca delle delibere del Comune». In sostanza, quindi, la stazione appaltante – ora sospesa ma non revocata – fa notare che, alla volontà politica espressa senza mezzi termini da Bitonci, non sono ancora seguiti gli atti che permetteranno di sbloccare, in un modo o nell’altro, la situazione.
Lo scenario. La situazione è quantomai delicata. A questo punto, l’unica via d’uscita che permetterebbe a tutti di superare l’empasse senza perdere la faccia, potrebbe essere nell’individuazione di un terzo sito. Ma il tempo stringe. Alla finestra ancora Finanza e Progetti, la joint venture promotrice del Polo della salute, la cui offerta scade irrevocabilmente il 30 settembre. Eventuali richieste di risarcimento potrebbero partire proprio dalla chiusura definitiva della stazione appaltante.
Il Mattino di Padova – 20 agosto 2014