di Graziano Azzalin. In consiglio regionale si torna a parlare di Sanità, con il progetto di legge sulla nascita del nuovo carrozzone «Azienda zero» e l’accorpamento delle Usl. Dentro ci sono alcuni elementi positivi ma moltissimi, invece, di criticità che, ancora una volta, contrastano con le dichiarazioni di principio. Come è successo già con i project financing.
In campagna elettorale, un anno fa, il governatore Luca Zaia aveva fatto intendere una volontà di bloccare i progetti di finanza, annunciando una legge di revisione di quelli passati. La legge è stata poi approvata, con Zaia che sottolineava di essere stato il primo a porre l’interrogativo sulla sostenibilità dei project. Ma lo stop è rimasto lettera morta ed ora la sanità veneta si prepara ad affrontare il nuovo salasso dell’ospedale di Padova, con il teatrino che vede il sindaco Massimo Bitonci e Zaia ballare un valzer di luoghi e cifre che confonde le acque di fronte ad un punto: il Veneto sta per consegnarsi nelle mani dei privati per un ospedale i cui costi dovranno permettere a chi investe di guadagnare, con tassi che nel libero mercato non sono nemmeno ipotizzabili, scaricando il conto sulle tasche dei cittadini. Che poi si sentiranno dire che il taglio dei servizi è per colpa di Roma. E’ stato Zaia ad ammettere, sempre in campagna elettorale, di essersi trovato nel suo primo mandato strozzato da «opere pensate 10 anni fa che ora rischiano di rivelarsi obsolete, troppo costose, fuori mercato». Il caso dell’ospedale di Mestre è stato emblematico. La bufera mediatica sollevatasi nel 2012 dopo che Report ha acceso i riflettori sul project del quale faceva parte la Mantovani sembrava aver fatto giustamente ipotizzare una stretta. Zaia aveva puntato il dito contro l’ex governatore Giancarlo Galan, ma Piergiorgio Baita, intervistato nei giorni successivi, sul fatto che Zaia avesse detto basta a questa modalità, aveva replicato: «Beh, lui col project ha costruito il doppio degli ospedali che fece Galan». Sempre Zaia, a fine 2013, ribadiva in un’intervista al Sole 24 Ore che «In Veneto sono stati spesi soldi per chi progetta, chi realizza, chi vuole farsi il proprio ospedale-mausoleo». Il procuratore regionale della Corte dei Conti Carmine Scarano durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 ha sottolineato le criticità sull’utilizzo del project, in particolare per gli ospedali: «La remuneratività della realizzazione dell’opera è assicurata alla ditta realizzatrice da un canone che viene pagato dall’ente pubblico. Si tratta quindi, di un’operazione a debito» e «la previsione di pagamenti costanti da parte dell’ente pubblico, indipendentemente dal volume e dalla qualità di servizi erogati, implica una assunzione del rischio da parte del soggetto pubblico». E’ il problema che sta emergendo anche con il nuovo ospedale di Schiavonia, altro project, che sta drenando risorse superiori rispetto alla mole di prestazioni. Questo porta ad un nascosto svuotamento di altri ospedali e territori, per rendere in qualche modo giustificato l’esborso. E’ per questo che il nuovo ospedale di Padova è una questione che non può certo essere considerata una questione solo padovana.
Graziano Azzalin (Consigliere regionale del Partito democratico)
14 giugno 2016 (Il Corriere del Veneto)