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Padova. Nuovo ospedale? Nel 2019. Ma va venduto S.Antonio

Servono 643 milioni, Palazzo Balbi ne metterà metà. Dovrebbe sorgere entro il 2019 il «Nuovo polo della salute» di Padova, almeno stando alla bozza di protocollo d’intesa che il gruppo di lavoro tecnico creato dalla Regione ha consegnato ieri agli altri «enti sottoscrittori», cioè Comune, Provincia, Azienda ospedaliera, Università e Iov, chiamati ad approvarla a stretto giro.

Nel prospetto dei costi si fa il confronto tra 2012 e 2109 e del resto il governatore Luca Zaia ha sempre detto di voler iniziare i lavori entro il 2013, perciò ci sta che la struttura possa essere completata in sei anni. Dopotutto l’ospedale all’Angelo di Mestre è sorto in quattro e ha 680 letti, circa 300 in meno di quelli ipotizzati per la città del Santo.

Riconfermata l’area di Padova Ovest, nel documento si sottolinea poi la necessità di «verificare la concreta fattibilità sotto il profilo delle fonti di finanziamento e della sostenibilità economico-finanziaria nel medio/lungo periodo». La spesa totale ipotizzata per concretizzare il progetto depositato in Regione da «Finanza e progetti spa» (la joint venture tra Palladio finanziaria e Bovis Lend Lease) il 30 marzo scorso ammonta a 643.526.000 euro, di cui 410 milioni di costruzione, 132 milioni per attrezzature e realizzazione e 55 di spese generali. Palazzo Balbi dovrà versare 318 milioni, mentre 198.718.000 euro arriveranno dal finanziamento bancario, dopodichè si dovrà decidere la formula di «parternariato pubblico/privato», che potrebbe essere un project financing ad iniziativa privata, se la proposta verrà dichiarata di pubblico interesse. In questo caso si prevedono i ricavi per il concessionario, cioè un canone di disponibilità di 14,9 milioni e un canone per i servizi di 70.549.000 euro a carico dell’Azienda ospedaliera, stazione appaltante, che «si impegna a valutare la sostenibilità dei costi del canone di sostenibilità per vent’anni». Per pagarne gran parte, il protocollo contempla la quantificazione dei ricavi ottenibili dalla dismissione del complesso di via Giustiniani, indicati in circa 45 milioni.

Il Comune ha infatti riproposto alla Regione l’ipotesi, illustrata dal vicesindaco Ivo Rossi dopo averla supportata con uno studio ad hoc, di lasciare in piedi il solo Policlinico, tra l’altro fresco di restauro, destinato ad ospitare il Sant’Antonio, che sarà venduto, così come gli edifici affacciati su via San Massimo. Il resto dell’attuale ospedale sarebbe abbattuto e trasformato in un parco. L’Azienda ospedaliera guidata dal direttore generale Claudio Dario «si impegna inoltre ad acquistare arredi e attrezzature». L’altra operazione da condurre in porto è l’alienazione dei terreni a Padova Ovest, con il Comune chiamato a rimborsare con 27 milioni i 37 proprietari, tra cui la famiglia Canella, a capo del gruppo Alì, e Marcello Cestaro, titolare della Unicom, che detiene vari marchi della grande distribuzione, tra cui la catena Famila.

E poi, nell’ambito di un progetto destinato ad archiviare il complesso di via Giustiniani, «inadeguato rispetto alle attuali tecnologie» e caratterizzato da «elevata frammentazione di edifici, causa del continuo spostamento di pazienti, personale e materiale e della duplicazione dei servizi diagnostico-terapeutici», c’è un altro importante compito per la Regione. Quello di garantire la sicurezza idraulica, con opportune verifiche. Si vuole infatti scongiurare l’«effetto Bergamo», ovvero quello che è avvenuto all’ospedale lombardo, costruito in una zona poi rivelatasi paludosa e quindi instabile. Da una prima indagine sull’area scelta a Padova Ovest sembra che sia ricca d’acqua, perciò è indispensabile una perizia. Analisi per la prima volta messa nera su bianco, appunto nella bozza di protocollo d’intesa, e del costo di diversi milioni di euro. Il Comune invece dovrà verificare viabilità e accessibilità. Insomma, l’operazione è complessa. «Ma, soprattutto in un momento di crisi, il miglior investimento è puntare sul sapere — osserva Ivo Rossi — Padova può contare su un patrimonio di conoscenza medica e scientifica che può diventare polo di attrazione internazionale».

Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 6 marzo 2013

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