Cresce l’attesa per il vertice del 28 luglio a Palazzo Balbi, convocato perché Regione, Iov, Provincia, Comune, Università e Azienda ospedaliera dicano chiaramente se intendano o meno procedere con il progetto del nuovo ospedale. Tema caldo anche per gli equilibri interni alla Lega, che vede due suoi esponenti di spicco sostenere strategie opposte.
Da una parte il governatore Luca Zaia, che porta avanti l’idea di una nuova cittadella sanitaria a Padova ovest da 900 letti e 650 milioni di spesa tracciata dal project financing avviato con «Finanza e Progetti». Dall’altra il sindaco Massimo Bitonci, che in campagna elettorale ha annunciato di preferire la ristrutturazione del complesso esistente. Considerata opzione più funzionale, in quanto non abbandona al degrado l’area di via Giustiniani e non butta via l’indotto di alberghi e servizi circostanti, e meno costosa, perché non implica l’edificazione del nuovo e il contemporaneo lifting del vecchio. Il primo preventivo ipotizzato dal Comune era di 300 milioni da chiedere alla Regione, che ne ha già stanziati la metà.
Ora però, vuoi per l’opportunità di non smentire del tutto Zaia, vuoi per le pressioni esercitate dalle parti sociali e soprattutto dall’Università che con il rettore e la Scuola di Medicina esige una struttura più adeguata all’evoluzione della scienza, vuoi per la nomina di una commissione di esperti «informata sui fatti», Bitonci sta aggiustando il tiro. E dall’idea del restauro sta virando sul più complesso piano di buttare giù l’ospedale esistente per ricostruirne uno nuovo nello stesso sito. A stralci. Esattamente la proposta sviluppata tre anni fa dall’allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Adriano Cestrone, autore di una primissima bozza, basata sul rifacimento a blocchi della parte est. Cioè l’area che oggi ospita Pediatria, le Ostetricie, Neurologia, Ortopedia, le Malattie infettive e la direzione generale. Ed è in effetti proprio da qui che anche il sindaco vorrebbe iniziare, secondo un disegno più vicino alle posizioni di Palazzo Balbi. I cui tecnici hanno calcolato in vent’anni di lavori e in 550 milioni di euro di spesa, più le attrezzature per un totale di 700/750 milioni, gli estremi del restyling. Invece rifare il nuovo sul vecchio, secondo una stima iniziale degli otti «saggi» del Comune che si sono riuniti per la prima volta giovedì e torneranno a confrontarsi lunedì e martedì prossimi, potrebbe costare meno e comportare tempi di realizzazione contenuti in cinque anni. La loro idea è di partire intanto con il primo stralcio impiegando i famosi 300 milioni. Del resto a Treviso un project da 224 milioni di euro realizzerà una cittadella sanitaria da mille posti letto in tre anni. E allora non si capisce perché solo a Padova bisogna impiegarne venti di anni, oltre a spendere tre volte tanto, per un blocco con lo stesso numero di letti.
Fatto sta che, come scrive il segretario regionale alla Sanità, Domenico Mantoan, il 13 giugno al segretario generale di Palazzo Moroni, «il comitato di coordinamento (nato per sovrintendere all’operazione nuovo ospedale, ndr) ha sospeso i lavori in data 11 febbraio 2014, in attesa di avere un riscontro da parte del Comune di Padova in merito alle opere di urbanizzazione di competenza e a carico di tale Comune, che deve sopportare costi di urbanizzazione quantificati in circa 55 milioni di euro». Insomma, per andare avanti con la dichiarazione di pubblico interesse c’è bisogno del via libera di Palazzo Moroni, che però con la giunta precedente nella riunione a Palazzo Balbi dell’11 febbraio scorso aveva detto di «non essere in grado di sostenere la spesa delle opere viarie». Una via crucis.
M.N.M. – Corriere del Veneto – 19 luglio 2014