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Padova, pazienti «dirottati» nel privato. Chiesti due anni per Favero. Clinica odontoiatrica, la requisitoria del pm sull’ex direttore

Ha parlato di un «meccanismo di depistaggio ben oliato» il pm Sergio Dini nel descrivere lo scandalo scoppiato una sera di fine novembre 2012 alla Clinica Odontoiatrica di Padova, quando un servizio di «Striscia la Notizia» aveva sollevato il velo sul «dirottamento» di un centinaio di pazienti dalla sanità pubblica a quella privata.

In cabina di regia il 67enne Gian Antonio Favero, ordinario di Implantologia al Bo e, fino allo scoppio dell’inchiesta, direttore sia della Clinica Odontoiatrica, sia degli studi privati che, da Padova a Treviso, passando per Cortina, portano il suo nome. Gli stessi a cui faceva arrivare pazienti dalla sanità pubblica, con il miraggio di un risparmio economico sugli interventi odontoiatrici erogati, e una migliore tempistica operativa.

Per lui, accusato di abuso d’ufficio, il pm Dini ha chiesto al giudice preliminare Cristina Cavaggion la condanna a 2 anni e 10 mesi, mentre sono stati rinviati a giudizio gli altri due imputati, per concorso in abuso d’ufficio: il 49enne Edoardo Stellini, promosso a direttore della Clinica Odontoiatrica il 27 dicembre 2013 (poltrona su cui siede tutt’ora), al posto del dimissionario Favero; e quello che l’accusa ritiene il «braccio destro» dell’ex primario, ovvero il dottor Michele Donà, 47 anni, assunto dall’Azienda Ospedaliera nel 2010. Per loro due il processo inizierà il 14 ottobre.

Per l’accusa i tre camici bianchi più di una volta avrebbero «dirottato» i pazienti dalla sanità pubblica alle cliniche Favero in cui lavoravano sia Stellini sia Donà. Semplice il «meccanismo di depistaggio» messo in piedi da chi gestiva la Clinica facendo leva, ha sottolineato il pm in requisitoria, su un comportamento «poco ortodosso» dell’Azienda inerme fino alla denuncia di «Striscia», nonostante ieri abbia chiesto a Favero un risarcimento da 2,5 milioni di euro. I pazienti venivano visitati da Favero e da Donà (qualche volta anche da Stellini) e dopo aver stilato un preventivo esorbitante o aver prospettato tempi di operazione lunghi, uno dei medici aveva il compito di agganciare il paziente promettendo di poter eseguire, guarda caso in una delle cliniche Favero, gli stessi lavori dentali a prezzi ben più bassi e in minor tempo rispetto al sistema sanitario.

Uno dei pazienti, interrogato dai carabinieri del Nas per far luce sul biennio 2010-2012, aveva riportato il suo caso: se si fosse fatto curare in Clinica avrebbe dovuto spendere 20mila euro per lavori che sarebbero durati molte settimane, se invece avesse accettato di andare in una delle «Cliniche Favero» il prezzo sarebbe stato 14mila euro, e lo avrebbero curato in una sola seduta. Così si era venuto a creare un danno erariale alle casse della Clinica che procura e Nas hanno stimato sui 2 milioni, e su cui ha messo gli occhi pure la Corte dei Conti.

Nicola Munaro – Corriere del Veneto – 2 aprile 2014 

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