L’Azienda ospedaliera apripista nel “fai-da-te” nel campo dei risarcimenti a pazienti. Dal 2012 gestisce direttamente i sinistri entro i 500 mila euro. Il timore di azioni dirette
Dal 2012 la sanità padovana ha iniziato a orientarsi verso il fai-da-te nel campo dei risarcimenti a pazienti che hanno subito un danno, attingendo da un fondo intemo destinato a coprire le richieste. Entro i 500 mila euro è stata introdotta una franchigia. Un modo per far fronte a polizze assicurative sanitarie sempre più care o per scongiurare eventuali disdette da parte delle compagnie. La Confederazione Italiana Medici Ospedalieri (Cimo) insorge in seguito ad una serie di incontri organizzati sul tema, nei quali esperti e legali hanno illustrato agli iscritti la situazione. L’inghippo, secondo il sindacato, si verificherebbe nel caso in cui un paziente chiamasse in causa il professionista e non l’azienda sanitaria, che quindi non sarebbe obbligata ad intervenire. «Nel caso in cui ci sia colpa lieve c’è il rischio che il professionista venga chiamato in cau sa direttamente dal paziente o dall’Azienda, che si può rivalere su di lui. Il medico a questo punto potrebbe essere costretto a pagare di tasca propria per poi rivalersi solo successivamente sull’Azienda facendo una causa di lavoro. Consigliamo a tutti i medici di valutare l’opportunità di un’assicurazione estema di fiducia», dichiara Benito Ferraro, segretario aziendale Uiss 16 Cimo. L’Azienda ospedaliera è capofila nel Veneto per il nuovo modello di autoassicurazione: i medici del Sant’Antonio e quelli del Civile condividono la stessa compagnia di assicurazione. E da qualche tempo il modello sperimentale si è allargato anche alle altre Uiss padovane. Nel 2011 quando la gestione dei sinistri era solo estema, l’Azienda ospedaliera ha versato alla compagnia assicurativa più di 6 milioni e 500 mila euro. Nel 2012 con l’introduzione di una franchigia riservata all’Azienda pari a 3 milioni e 400 mila euro, il premio versato alla compagnia assicurativa è sceso a 4 milioni di euro. Dal 2012 l’Azienda di Padova gestisce direttamente i sinistri entro il limite di 500 mila euro per singolo caso. Se ad esempio un sinistro è valutato 600 mila euro, 500 mila euro sono pagati dall’Azienda e 100 mila euro dall’assicurazione. «L’azienda stipula un’assicurazione per danni che superano i 500 mila euro come da disposizione regionale. Tale decisione rappresenta un inadempimento del dettato contrattuale, che prevede che le aziende garantiscano una adeguata copertura assicurativa. Anche se l’Azienda è tenuta a rispondere per richieste risarcitorie inferiori ai 500 mila euro, si potrebbe verificare l’ipotesi di un’azione diretta di un terzo, anche per sola colpa lieve, tale per cui il medico sarebbe costretto a chiamare in causa l’azienda davanti al giudice del lavoro per inadempimento contrattuale» dice Ferraro. Ad ogni medico è offerta la possibilità di versare una quota in convenzione, pari a 450 euro circa all’anno, alla compagnia assicurativa dell’Azienda. La cifra è scalata dallo stipendio in quattro tranche. Questo permette al professionista di avere una sicurezza in più, la copertura assicurativa cosi si estende anche per colpa grave o dolo. «L’ideale sarebbe che l’azienda ci tutelasse con un’assicurazione pagata da noi un po’ come accade per la colpa grave. Un’altra possibilità è che l’azienda ci dica che anche sotto i 500mila euro siamo tutelati oppure saremo costretti a rivolgerci ad un assicurazione a primo rischio per essere coperti al cento per cento, ma in quel caso avremmo un aggravio pesante dal punto di vista economico. Ci sono professioni sti ad alto rischio di sinistrosità come ginecologi e ortopedici che possono arrivare a spendere anche 15 mila euro all’anno» aggiunge Ferraro, Ed ora la Cimo si sta muovendo per offrire un’
Il Mattino di Padova – 28 novembre 2014