Breaking news

Sei in:

Padova va in trincea per difendere Flor. Doppia riunione dei direttori di dipartimento, con rettore e Dg, dopo la bocciatura dell’Ao. Boron chiede che i parametri siano rivisti

L’orgoglio padovano ferito si compatta attorno alla “sua” sanità. Una reazione composta, quella dei medici padovani in quello che è stato un lungo pomeriggio, iniziato con un incontro tra gli universitari e il rettore e proseguito di seguito in una riunione che ha visto i direttori di dipartimento, universitari e ospedalieri, riuniti in via Giustiniani per un secondo confronto. E alla fine tutti d’accordo sulla necessità di cambiare i criteri di valutazione dei centri di eccellenza, hub, rispetto alle strutture del territorio.

LA POLEMICA Le pur lusinghiere parole pronunciate dal governatore Luca Zaia nei confronti del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Luciano Flor, martedì, non sono bastate a rasserenare gli animi, cancellando l’onta di quelle intempestive pagelle regionali che hanno relegato la sanità padovana all’ultimo posto nel Veneto. Come ha commentato lo stesso Flor in quell’occasione “ai numeri si risponde con i numeri, non con le parole”.

Se la tempistica della diffusione dei giudizi relativi al 2018 era stata valutata inopportuna dopo l’incredibile performance della sanità padovana nella battaglia contro il coronavirus, dissonante con i giudizi espressi a livello nazionale e internazionale, ad essere considerato inaccettabile è stato il metodo con cui si è giunti a una valutazione che non tiene conto di Verranno messe a punto le richieste da presentare in Regione meriti e peculiarità della struttura padovana.

L’INCONTRO E così, ieri i direttori di dipartimento si sono incontrati rinsaldando le fila attorno al direttore generale. Perché difendere lui, significa difendere anche il loro lavoro, un’attività fatta di ricerca, diagnosi e assistenza di primo livello, per cui Padova fa scuola.

L’incontro è iniziato nel tardo pomeriggio con l’introduzione dello stesso Flor che ha illustrato i criteri adottati in sede di valutazione dell’operato dell’Azienda e i motivi per cui sono da ritenere inaccettabili. Da qui una serie di interventi e riflessioni culminati con la decisione dei presenti di prendersi del tempo, qualche giorno al massimo, per condividere linee comuni che consentano di tracciare una strategia. Questa culminerà con l’adozione di una serie di iniziative a livello regionale per cambiare i criteri di valutazione delle strutture sanitarie che con un punteggio di 74.51 hanno relegato Padova al tredicesimo posto per le prestazioni offerte nel 2018. Ultima. A oltre 20 punti di distanza dalla prima in classifica, l’Usl 1 Dolomiti.

Chiara la filosofia espressa e condivisa da tutti, ovvero l’impossibilità di valutare una struttura che esegue trapianti salvavita, per il numero di colecisti asportate, distinguendo una volta per tutte la valutazione degli hub dagli ospedali di rete sul territorio. Obiettivo comune, riuscire a trovare una dimensione ad hoc per l’Azienda ospedaliera nel rispetto delle complessità che è chiamata ad affrontare tutti i giorni. Un cambiamento di rotta di cui potranno beneficiare anche le altre strutture simili a partire dall’omologa veronese.

IL NEW YORKER Questo mentre il mondo prende a punto di riferimento l’Azienda: ieri, prima del lungo pomeriggio dell’orgoglio padovano, il direttore generale Luciano Flor e il direttore sanitario Daniele Donato hanno ricevuto l’inviato del New Yorker che ha a lungo indagato sull’esperienza padovana, dai risultati ottenuti nella lotta contro il Covid alle strategie messe in campo per arrivare ad essere la struttura veneta con meno decessi (appena il 20%), il maggior numero dei dimessi (315) e il minor numero di contagi tra i sanitari. Il giornalista americano ha anche intervistato il professor Andrea Crisanti sull’ormai celeberrimo modello Vo’.

DIKTAT FIRMATO AZIENDA ZERO CLINICHE UNIVERSITARIE PUNITE

L’incomprensibile bocciatura di Luciano Flor, relegato all’ultimo posto della classifica di efficienza 2018 dei manager delle Usl venete, è un clamoroso autogol che spegne l’entusiasmo con cui la sanità ha vinto la “guerra” contro il Covid 19. Un cortocircuito nato dal diktat burocratico dell’Azienda Zero, che rientra al pari dello Iov nella graduatoria ma che ha il potere di stabilire i criteri per la valutazione. Tutto in casa, dopo la riforma 2017. Certo, a Padova nessuno si aspettava la medaglia d’oro: non l’hanno avuta nemmeno quando, il 14 novembre 1985, Vincenzo Gallucci effettuò il primo trapianto di cuore in Italia, dopo il via libera dell’allora ministro Degan. E non la riceverà nemmeno stavolta il professor Andrea Crisanti, il genio rientrato da Londra che ha inventato la profilassi con i tamponi, la diagnosi strumentale che ha salvato medici e infermieri e anche i malati dalla pandemia made pipistrello in Cina.

Il paradosso delle pagelle della giunta Zaia che premiano l’Usl Dolomiti di Belluno e relegano all’ultimo posto Padova, sta nei 32 parametri adottati dalla commissione tecnica. Pura burocrazia sanitaria, la stessa che ha vietato i tamponi ai cinesi proposti da Crisanti perché non previsti dall’Oms, dall’Iss e dal ministero della Sanità. Una follia costata tre mesi di lockdown. L’Azienda ospedaliera di Padova conta appena 69 decessi e 315 pazienti dimessi

In quelle tabelle non si fa mai riferimento ai trapianti di cuore, di fegato e di rene che sono l’eccellenza della scuola padovana. L’unica voce “popolare” degna d’interesse riguarda le liste d’attesa, croce di chi attende anche otto mesi per una visita non urgente. E quindi scappa negli ambulatori privati.

Fabrizio Boron, presidente della V commissione sanità, ricorda di aver concluso il 3 dicembre 2019 le “pagelle” dei Dg delle Usl. Il dossier è stato spedito a Palazzo Balbi e nessuno sa capire perché sia entrato in giunta solo il 19 maggio. Certo, tre mesi di Covid pesano. Ma come si fa a non capire che bocciare Luciano Flor equivale a screditare un modello d’efficienza che il mondo intero invidia a Padova e al Veneto? Boron ammette che i parametri di valutazione vanno rivisti ma non tocca a lui riscrivere la delibera di Zaia. “Non c’è dubbio che va riconosciuto l’impegno straordinario dell’emergenza coronavirus, una soluzione la troveremo”. In che tempi? Top secret. Il Pd e il M5s si schierano a fianco del professor Crisanti “È lui il vero stratega”

Ci sono numeri impietosi che invitano a riflettere. Basta osservare la tabella della Protezione civile. Negli ospedali del Veneto sono morte 1379 persone e altre 542 nelle case di riposo. Padova conta il record più basso e il primato d’efficienza: appena 68 decessi e ben 315 dimessi. Pazienti guariti perfettamente. Verona, l’altra eccellenza universitaria, invece registra 114 decessi e 218 guariti. Belluno 53 su 98, Treviso 109 su 223 ma il primato negativo spetta a Dolo con un rapporto quasi paritario: 113 vittime e 140 dimessi. Le statistiche sono terribili quando diventano il metro per fissare i premi di risultato dei manager delle Usl (154 mila euro l’anno la quota fissa e da 23 a 30 mila il bonus). Cosa succederà per il 2020? Campa cavallo. Se ne parla a fine 2021. Ma se c’è una logica nella burocrazia, Flor merita una gratifica cinque volte superiore a quella degli altri dg. Ma non sarà così.

Se il presidente Zaia ha già chiuso la polemica, il capogruppo Pd Stefano Fracasso invoca a gran voce la fine “del potere assoluto dell’Azienda Zero, struttura a piramide che impone alle Usl la più cieca obbedienza. Una follia”.

Stefano Cappelletti, del M5s, affonda la polemica. “Secondo la Regione l’ospedale di Padova che ha salvato il Veneto dal virus è la peggiore struttura sanitaria del territorio. E figuriamoci se l’esito della lotta al coronavirus fosse stato quello della Lombardia. Padova e la sua universistà sono simbolo della “libertas”. Zaia vuole mettere la museruola alla scienza per “piegare la narrazione a meschini fini elettorali”, per riprendere le parole del prof Crisanti, che condividiamo in toto”.

IL MATTINO DI PADOVA 

site created by electrisheeps.com - web design & web marketing

Back to Top