Violate le regole interne, l’Ospedale chiede i danni al dottor Laganara. C’è una norma ben precisa che regola il regime ambulatoriale dei medici dipendenti dell’Azienda ospedaliera di Padova, chiamati a scegliere – e quindi comunicare a chi di dovere – se esercitare la libera professione esclusivamente all’interno dell’ospedale (in gergo si parla di regime intramoenia) o se aprire un proprio ambulatorio del tutto indipendente.
E a quanti scelgono l’intramoenia è la stessa Azienda a versare la cosiddetta indennità di esclusiva.
Ma dichiarare l’esclusiva e poi avere un ambulatorio, è truffa. Reato per cui è finito a processo il dottor Roberto Laganara, medico della Clinica universitaria di Ostetricia e Ginecologia dell’università di Padova e accusato di essersi intascato 9 mila euro che non gli spettavano.
Ieri al tribunale era convocata la prima udienza del processo che lo vede imputato. L’udienza però si è conclusa con un nulla di fatto, e tutto è stato rinviato al 3 aprile quando con ogni probabilità si aprirà il dibattimento nei confronti del camice bianco, che già rischia il processo con l’accusa di lesioni colpose per un parto finito male.
Nei dettagli, il dottor Laganara è accusato di aver raggirato, dal 1 gennaio 2006 al 31 gennaio dello stesso anno, l’Azienda ospedaliera. Che a sua volta con una circolare firmata dal nuovo direttore generale Claudio Dario, ha dato mandato all’avvocato Maria Grazia Calì di costituirsi parte civile nel procedimento per chiedere il risarcimento danni. Stando all’imputazione del pm Emma Ferrero, Laganara avrebbe tenuto nascosto all’Azienda di avere un proprio laboratorio in città dove riceveva i pazienti, nonostante – come previsto dal regolamento per i medici dipendenti – avesse scelto l’esclusività data dall’intramoenia. E quindi, qui si configura la truffa, avesse beneficiato dei 9.084,91 euro versati dalla direzione come indennità dovuta a quei medici che rinunciano alla libera professione esterna all’ospedale. Oltre, si legge nel capo d’accusa, ai compensi percepiti dai pazienti.
Sempre ieri è arrivato il commento del professor Guido Ambrosini, dopo che martedì la Cassazione ha dato ragione al giudice del lavoro di Padova che aveva annullato il suo licenziamento. «No comment» ha risposto il medico alla domanda se intendesse chiedere un risarcimento danni all’Azienda ospedaliera, che lo aveva messo alla porta per non aver fatto pagare le fecondazioni in vitro a 400 pazienti, causando un «buco» totale di 300 mila euro.
Nicola Munaro – Corriere del Veneto – 7 febbraio 2013