Padrin: «Subito emendamento per sbloccare riforma della sanità veneta»
Tecnici al lavoro su un emendamento che elimini i conflitti con il governo. Il presidente della quinta commissione: un danno aspettare la sentenza della Consulta
Se l’alternativa è tra l’attesa e l’azione, lui è senza tentennamenti per la seconda opzione. Tradotto e applicato al caso di specie: se il Piano sociosanitario del Veneto è stato impugnato dal governo davanti alla Corte Costituzionale, per dargli applicazione concreta aspettiamo la sentenza della Consulta (opzione dell’attesa, esposta martedì in giunta regionale dal governatore Luca Zaia), oppure correggiamo il Piano nella parte in cui ha sollevato le occhiute obiezioni dei governo centrale? Leonardo Padrin, presidente della commissione Sanità del consiglio regionale, sostiene che il Veneto – inteso come amministrazione – non può permettersi di avere dubbi: bisogna agire. Cioè, eliminare al più presto l’oggetto del contendere fra Regione e Stato e procedere con la riforma sanitaria, il cui veicolo principale sono le ormai famigerate schede ospedaliere, la cui approvazione era prevista entro il 5 ottobre scorso ma che in giunta non sono ancora arrivate, proprio a causa del conflitto di cui sopra.
Padrin è quello che, nel suo sito personale ha installato un minaccioso contatore – giunto, nel frattempo, alla bella cifra di 13 milioni – il cui compito è misurare e visualizzare in euro i fondi pubblici che la Regione risparmierebbe, o spenderebbe meglio, se la riorganizzazione ospedaliera contenuta nelle schede venisse applicata: meno posti letto per acuti (che costano 500 euro al giorno) e meno primariati, ottenuti eliminando i reparti- doppione. Perciò bisogna agire, essendo il tempo un fattore determinante in tutta questa vicenda. «Io sono preoccupato – sottolinea il presidente della commissione Sanità – perché autorevoli pareri legali mi dicono che, se dovessero trascorrere 180 giorni dall’approvazione del Piano senza l’adozione delle schede ospedaliere, la Regione andrebbe incontro a due tipi di rischio: l’inadempienza nei confronti dei cittadini veneti per la mancata applicazione della riforma ospedaliera e il potenziale danno contabile, per avere male utilizzato le risorse pubbliche. Aggiungo – rincara Padrin – anche la responsabilità etica che abbiamo nei confronti dei malati. E questa responsabilità è di tutti: giunta e consiglio regionale, Lega e Pdl, maggioranza e opposizione ».
Chiarito questo, rimane un dettaglio non da poco: posto che agire bisogna, qual è l’azione più efficace da intraprendere per sbloccare l’operatività del Piano sociosanitario? Le iniziative per rimuovere gli ostacoli innalzati dall’impugnativa del governo sono due: approntare una leggina correttiva del Piano stesso (strada più lunga), oppure infilare un emendamento mirato nel provvedimento «omnibus» che andrà in aula martedì prossimo (leggasi scorciatoia). «Quest’ultima strada mi sembra praticabile – avverte Padrin -. Se tutti siamo d’accordo nel privilegiare il risultato alla difesa delle rispettive posizioni, la settimana prossima il problema può essere risolto». Come? Il punto delicato del conflitto con il governo riguarda proprio le competenze sulle schede ospedaliere: l’emendamento chiarirebbe in modo netto la distinzione tra attività di programmazione (che spetta al consiglio) e gestione operativa – le decisioni riguardanti i posti letto e i reparti, per capirsi – da mettere in capo alla giunta. Quanto all’altro nodo, cioè il potere di nomina del direttore generale della sanità, l’oggetto del contendere verrebbe eliminato posticipando nel tempo l’entrata in vigore dei nuovi criteri. Chiude Padrin: «A parole, tutti mi dicono di essere d’accordo. Se invece, dietro le quinte, qualcuno pensa che sia più conveniente bloccare le schede ospedaliere perché magari ha paura di perdere qualche voto alle prossime elezioni, la smetta di fare la doppia faccia e lo dica chiaramente». È chiaro il messaggio?
Corriere del Veneto – 9 novembre 2012