Il lunedì nero di Borse e spread su Internet: “Dopo i greci tocca a noi”. “Basta con questa agonia”. “Ridateci la lira”. “Meglio l’euro”
C’è chi sceglie le metafore: «Una valanga», «un terremoto», « l’assalto finale alla diligenza Italia». Chi chiede consigli: «Mi conviene vendere i titoli di Stato?». E chi si abbandona a previsioni lugubri: «Questa volta non ci salviamo», «è l’11 settembre dell’euro», «ad agosto l’Italia fallirà». Il lunedì nero dei mercati irrompe di prima mattina sui siti internet di mezzo mondo e sui social network si scatena il panico. «Basta, tutti a ritirare i soldi dai conti correnti», è l’appello di Andrea agli amici di Facebook.
Pseudo-analisi sui presunti benefici di un ritorno alla lira fanno il giro della rete. Matteo non è convinto e rilancia il mantra: «Chi ha risparmi deve ritirarli prima dell’uscita dell’Italia dall’euro». «Basta con questa triste agonia. Ridateci la vecchia moneta», insiste Paolo. Qualche politico sale sul carro del malcontento: «Nel 2000 avevamo la lira, producevamo ed esportavamo di più, vivevamo meglio e facevamo più figli. Sovranità monetaria», chiede su Twitter Magdi Cristiano Allam. In tanti se la prendono con Bruxelles. «Siamo sull’orlo del baratro e i vertici Ue cazzeggiano», accusa Ivan. I toni sui social network sono apocalittici: «Questa non è una crisi, è la fine del capitalismo». Sul forum di economia della Stampa un lettore vede nero: «Gente, cominciamo a pregare, dopo la Grecia tocca a noi. Siamo ai titoli finali, al si salvi chi può».
Al solito non mancano le solite teorie complottiste. Nel mirino, a turno, Fmi, Bce, Germania, Casa Bianca e banche d’affari Usa. Fino ad arrivare al gruppo Bilderberg e commissione Trilaterale. Tutti colpevoli di «lavorare per il fallimento di Italia e Spagna». «Dobbiamo difenderci dalla speculazione americana, ma la Merkel ci tiene come ostaggio», twitta Roberto. La polemica politica è facile: «Con Monti lo spread è tornato ai livelli di Berlusconi», scrive Daniele. Tutti guardano a Mario Draghi: «La speculazione colpisce l’Italia per indebolire la Francia nel dialogo con la Germania. Serve subito un intervento della Bce», chiede l’europarlamentare del Pd David Sassoli. Luke Baker della Reuters spiega su Twitter che «il rendimento del Btp decennale italiano è superiore al corrispettivo irlandese. E l’Irlanda è stata salvata».
Per un giorno tutti si sentono un po’ economisti. «Siamo davvero verso il capolinea come Grecia e Spagna?», chiede Matteo. «Certo, siamo destinati a finire nell’Europa di serie B», gli risponde Vix. L’ostico “spread”, dopo aver soppiantato il pallone nei discorsi al bar, scala la classifica delle parole più usate nella blogosfera. Sotto accusa finiscono tutti: governo, partiti, sindacati, banche. «Ci vuole coraggio», scrive Caterina sulla pagina Facebook de La Stampa. Poi snocciola la sua ricetta: «Legge elettorale, priorità assoluta all’industria, limitazione dell’immigrazione, accantonamento delle menate ambientaliste, zero burocrazia». Denis è stupito: «Ma che diavolo succede? Spread alti, Grecia fuori dall’euro. Portogallo, Spagna, Irlanda e Italia in crisi… Ma non è cambiato nulla allora?». I più spaesati sono i piccoli investirori: «Se compro titoli di Stato Usa e l’Italia esce dall’Euro, quelli sono sempre in dollari, vero?». Su Facebook Stefania C. non si fa prendere dal panico: «Lo spread sale? Pazienza. Sono un’infermiera precaria, credo che domani mi sveglierò e i miei problemi saranno sempre gli stessi: il lavoro che non c’è, l’affitto da pagare e la paura del futuro».
Corriere.it – 24 luglio 2012