Sconti fiscali e agevolazioni arriva il giro di vite Il governo potrebbe chiedere a Bruxelles lo slittamento di un altro anno. L’obiettivo di evitare l’aumento Iva Per il 2016 e 2017 il deficit non scenderebbe all’1,8% stabilito dagli accordi con l’Ue ma resterebbe sopra il 2%
Il governo scioglierà solo oggi i dubbi sull’impostazione della prossima manovra di finanza pubblica. Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan hanno promesso un bilancio 2016 espansivo, ma non è ancora stato stabilito quanto sarà grande questo margine di manovra. E molto dipenderà dai “numeretti” che il Consiglio dei ministri scriverà oggi, nero su bianco, sul Documento di economia e finanza che delinea la politica economica e di bilancio del prossimo triennio. Dato per scontato che quest’anno il deficit si fermerà al 2,6% del prodotto interno lordo, come previsto, Renzi e Padoan devono decidere dove fissare l’asticella per il 2016 e gli anni successivi. Secondo gli accordi con la Ue si dovrebbe scendere all’1,8%, ma il governo potrebbe decidere di fermarsi un po’ più su, e concedere maggior respiro all’economia.
La crescita più forte del previsto (sarà +0,7%, rispetto allo 0,6% previsto a ottobre), il calo dei tassi e della spesa per interessi, il dollaro debole e le operazioni della Banca centrale europea hanno migliorato il quadro della congiuntura e le condizioni del bilancio. Ma non abbastanza per affrontare in scioltezza il futuro. Sul 2016 e 2017 incombono gli aumenti dell’Iva che valgono, rispettivamente, 16 e 23 miliardi. La minor spesa per gli interessi e le maggiori entrate aiutano, ma non bastano per compensare gli aumenti dell’Iva, che il governo vuole far di tutto per evitare, non fosse altro perché ammazzerebbero la ripresa dell’economia appena ripartita.
Proprio ieri il Tesoro sottolineava come l’aumento delle imposte sul valore aggiunto, già previsto e contabilizzato in bilancio, porterebbe a una riduzione del prodotto interno lordo di 0,7 punti nel giro di due anni. Da una crescita superiore all’1%, nel 2016, si tornerebbe, insomma, allo “zero virgola”. Con una riduzione, spiegava il ministero, sia dei consumi privati delle famiglie che degli investimenti dell’1,3%, ed il rischio di un aumento dei prezzi al consumo di un pari importo.
Per coprire i 16 miliardi dell’Iva nel 2016, ammesso che 5 o 6 se ne risparmino sulla spesa per interessi, servirebbero anche tagli di spesa per una decina di miliardi di euro. Difficilissimi da realizzare in un solo anno, come l’esperienza fin qui ha dimostrato. Senza contare che pure i tagli alla spesa pubblica hanno un effetto negativo sulla crescita dell’economia. Minore rispetto a quello che avrebbe un aumento delle tasse, ma sensibile, pari a circa la metà. Ed ecco dunque che, tra le ipotesi, c’è anche quella di limitare la correzione dei conti pubblici del 2016 e del 2017, lasciando più respiro all’economia. Invece di scendere all’1,8%, il deficit nel 2016 resterebbe ancora sopra il 2%. Nel 2017 non più lo 0,8%, ma qualcosa sopra l’1%, con il pareggio strutturale di bilancio rinviato di un altro anno al 2018. Un passo un po’ più lento giustificato soprattutto dalla gran quantità di riforme strutturali dell’economia messe in campo, e che in base alle regole Ue possono giustificare un allontanamento dal percorso concordato.
Mario Sensini – Il Corriere della Sera – 7 aprile 2015