Il Sole 24 Ore. Alla fine a prevalere è stata la linea del rigore. I numeri messi sul tavolo di Palazzo Chigi dal ministro della Salute Speranza non consentono mezze misure e alla fine hanno convinto anche i colleghi più riottosi. Da lunedì bar e ristoranti chiusi in tutta Italia. Il Governo ha deciso infatti dal 15 marzo e fino al 6 aprile di cancellare di fatto la fascia gialla, sostituendola con quella arancione. E quindi anche in Liguria, Sicilia, Calabria, Puglia, Valle d’Aosta e Toscana niente più pranzi e caffè al bar. Nel weekend di Pasqua (da sabato 3 a lunedì 5 aprile compreso) sarà invece lockdown, come lo scorso anno, con l’Italia completamente rossa.
Quindi oltre a bar e ristoranti anche negozi, parrucchieri e barbieri. Unica concessione: si potrà uscire (massimo due persone) per spostarsi nell’ambito della propria Regione una volta al giorno per raggiungere un’altra abitazione. Una scelta questa contestata dai ministri del centrodestra e in particolare da Giancarlo Giorgetti che aveva chiesto di cancellare il divieto consentendo le visite ai parenti. Ma niente da fare. Eccola la stretta annunciata già da giorni e contenuta nel decreto legge, approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che sostituisce il Dpcm partorito appena 10 giorni fa, andando incontro a gran parte delle richieste del Comitato tecnico scientifico, a partire dall’ingresso automatico in fascia rossa per quelle Regioni in cui «l’incidenza cumulativa settimanale dei contagi è superiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti». E sempre fino al 6 aprile resta in vigore anche il divieto di spostamento tra Regioni. Il provvedimento non ne parla esplicitamente ma è la conseguenza dell’estensione della fascia arancione.
Confermata anche la possibilità per le Regioni di assumere provvedimenti da zona rossa, o ancora più stringenti, nelle province in cui l’incidenza sia superiore a 250 contagiati ogni 100mila abitanti e nelle aree in cui «la circolazione di varianti di SARS-CoV-2 determina alto rischio di diffusività o induce malattia grave». Una stretta che avrebbe come principale conseguenza la chiusura delle scuole come avviene già automaticamente nelle Regioni finite in fascia rossa. Proprio per questo ieri su sollecitazioni delle ministre della Famiglia, Elena Bonetti (Iv), e degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini (Fi), nel decreto approvato ieri è stato anticipato il cosiddetto «pacchetto famiglia» – sostenuto anche da Regioni ed enti locali – per aiutare i genitori che devono fronteggiare la chiusura degli istituti scolastici di «ogni ordine e grado» che in alcune Regioni (ad esempio la Lombardia) comprende anche i nidi. A disposizione delle famiglie sono stati stanziati 290 milioni per congedi parentali. «I congedi saranno retroattivi dal 1 gennaio 2021 e retribuiti al 50% sotto i 14 anni», ha confermato Bonetti. Mentre dai 14 ai 16 anni si potrà usufruire del congedo ma senza retribuzione. In alternativa si prevede, per chi ha figli under 16, il diritto allo smartworking. Per i lavoratori autonomi, gli operatori sanitari e le forze dell’ordine è invece previsto un bonus baby sitter fino a 100 euro alla settimana.
«I presidenti di Regione avevano chiesto al governo contestualità tra nuove restrizioni e aiuti alle famiglie. Il Cdm ha dato loro una risposta precisa e immediata», ha commentato Gelmini. Molto dura invece Giorgia Meloni che attacca: «Da Draghi ci saremmo aspettati un deciso cambio di passo rispetto a Conte, ma le nuove misure restrittive decise oggi sono in perfetta continuità con la strategia fallimentare adottata dall’inizio dell’emergenza Covid», ha detto la leader di Fdi secondo cui il Governo continua a chiudere in casa gli italiani e «non investe come dovrebbe sull’assistenza domiciliare e le terapie nella fase precoce per abbassare la pressione su ospedali e strutture sanitarie».