Il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi «Province, lavoro, pensioni. Così garantiremo l’irreversibilità delle riforme». «Anticorruzione, avanti a tutti i costi: anche con la fiducia». Non capisco le critiche dopo il Consiglio dei ministri: non volevamo approvare misure ma fare il punto e rilanciare un po’ sulla crescita
Il governo Monti ha fatto «le riforme strutturali e ordinamentali, alcune mai realizzate prima, come le liberalizzazioni notarili e forensi, e poi pensioni, lavoro, le circoscrizioni giudiziarie, le Province». Il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, con il collega Giarda e il sottosegretario Catricalà fa parte della task force voluta dal presidente del Consiglio per l’attuazione delle riforme. E dice al Corriere: «E questa la nostra mission, lavoriamo per lasciarle in eredità a chi verrà dopo di noi». Poi aggiunge: «Proporrò un cronoprogramma: mettiamo nero su bianco gli adempimenti, quelli già fatti e quelli da fare, tutti con le scadenze richieste alle singole amministrazioni».
ROMA — Quanti provvedimenti servono per attuare le riforme del governo Monti, il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, non lo sa. «Non ho fatto il conto. Giarda (ministro dei Rapporti con il Parlamento, ndr) ci ha disegnato uno schemino, dice più della metà». Quel che conta per il ministro, che proprio con Giarda e con il sottosegretario Catricalà fa parte della task force per l’attuazione, è che il cambiamento innescato dalle riforme sia quanto più irreversibile.
Teme l’effetto tela di Penelope, ministro? «Questo governo ha fatto riforme strutturali e ordinamentali, alcune mai realizzate prima, come le liberalizzazioni notarili e forensi, sia pure non integrali, molte semplificazioni, toccando settori che non erano stati toccati, e poi pensioni e lavoro, le circoscrizioni giudiziarie, le Province…».
Tutte sulla carta per ora… «Sono riforme, poche, molte, buone o meno, che governi strettamente politici con i normali condizionamenti non avrebbero potuto fare. Noi ce ne siamo presi la responsabilità. Io credo che le lasceremo in eredità a chi verrà dopo di noi».
Sì, ma ora bisogna metterle sotto chiave. «A Giarda e Catricalà proporrò un cronoprogramma: mettiamo nero su bianco gli adempimenti, quelli già fatti e quelli da fare, tutti con le scadenze richieste alle singole amministrazioni. E il metodo che ho seguito per me e ha funzionato».
Ma come è possibile che al momento i regolamenti attuativi siano meno di 50? «Noi abbiamo fatto molte regole di sistema il cui dettaglio tecnico non poteva essere contenuto nella norma primaria. E inevitabile che ci sia un ingolfamento da regolamenti. Per evitare che si trasformi in paralisi totale, l’unica è mettersi a tavolino, vedere punto per punto e darsi una data».
Forse non ci voleva una task force… «No… poi ci vuole qualcuno, ma questo nei ministeri c’è, soprattutto se il ministro ha un polso forte, che almeno un giorno sì e uno no, guidi lo stato di avanzamento del provvedimento. Potremo fare un punto reale della situazione già a dicembre».
Allora vediamo. Secondo lei il taglio delle Province riuscirà a diventare irreversibile? «Una volta raccolte le proposte che vengono dalle autonomie locali, dovremo fare probabilmente un decreto, dati i tempi, che “zonizzi” definitivamente tutte le circoscrizioni provinciali nuove. Parallelamente, ma con l’intenzione di concluderlo prima, bisogna emettere il regolamento per l’organizzazione di tutti gli uffici periferici dello Stato».
Quindi è un «sì»? «Dovremmo farcela».
Che ne sarà della spending review? Sembra un cambiamento troppo epocale perché si possa portare a termine. «Che possa essere irreversibile il cambiamento in questo poco tempo, non lo so. Io mi accontenterei di poterlo avviare in maniera corretta. Da questo punto di vista la definizione degli organici del pubblico impiego è una cosa importante che sarà, questa sì, irreversibile. Nel senso che una volta ridefiniti gli organici non solo capiremo il fabbisogno reale, ma potremmo addirittura mettere a regime una politica di assunzione di giovani in quei posti che si libereranno nel normale turn over».
E quando saranno definiti gli organici? «Entro il 31 ottobre in collaborazione con il ministero dell’Economia, in modo da definire quante sono le eccedenze di personale, quante potranno essere smaltite con prepensionamenti e quante con la mobilità».
Vi fermerete qui? «No, dovremmo riuscire entro i successivi tre mesi a fare i nuovi regolamenti di organizzazione rivedendo le singole competenze degli uffici dei ministeri e le politiche di spesa. Cioè dovremo dire: “Questa competenza non la faccio più e mi concentro su queste altre”. E un problema di gestione costante».
Ma la macchina amministrativa saprà ridurre se stessa? «Un po’ sì perché sono cambiati i tempi. Non c’è più quel blocco monolitico della Pubblica amministrazione che c’era 15-2o anni fa. L’amministrazione è più aperta e subisce la pressione della società. Molto dipenderà da chi guiderà la macchina statale a star dietro ai propri uffici».
E proprio questo il punto: qualcuno vorrà guidarla in questa direzione dopo di voi? «Il problema della spending è questo: non servono provvedimenti particolari ma, in questo ha ragione Giarda, c’è bisogno che per ogni amministrazione, ogni anno, faccia una revisione delle politiche di spesa. Insomma bisogna che quello che ha fatto il commissario Bondi come una cosa d’impatto, venga ripetuto ora dalle singole amministrazioni, guidate dal governo, in maniera ordinaria. Io direi che la vera scommessa della revisione della spesa sul piano organizzativo sarà “ordinarizzare” Bondi. Ma non è cosa che si realizzi in un tempo brevissimo».
Appunto. Non potevate accelerare? «Noi abbiamo segnato la strada. Poi ci vuole realismo: se si agisce con lo scossone o con il machete ci si ritrova con tanti annunci e un pugno di mosche in mano. La vera riforma è quella dei piccoli passi, costanti, nella stessa direzione».
Intanto la vostra «strana» maggioranza vi accusa di aver portato a casa poco, soprattutto nell’ultimo Consiglio dei ministri, quello sull’Agenda della crescita. «Mi hanno colpito un po’ queste critiche abbastanza diffuse sul fatto che l’agenda peccasse di genericità, critiche anche da parte di leader di partiti che sostengono il governo. Con il Consiglio non avevamo in mente di approvare delle misure ma di fare il punto della situazione e rilanciare un po’ sulla crescita».
Non c’è troppa timidezza sulla crescita? «Una serie di decisioni alla fine di questo seminario sono uscite, almeno alcune certezze. La prima, che non ci può essere politica di sviluppo senza una certezza di stabilità dei conti. Negli ultimi anni in Italia purtroppo non ci sono stati né certezza e stabilità dei conti né sviluppo. Oggi sarebbe velleitario e anche un po’ ipocrita pretendere che, per giunta in un contesto di recessione, improvvisamente si avviasse in pochi mesi una miracolosa crescita».
Il segretario del Pdl Alfano annuncia la cancellazione dell’Imu. «Le tasse non piacciono a nessuno. Sappiamo che la destinazione ottimale dell’Imu sarebbe quella ai soggetti che danno i servizi, ma noi ci siamo trovati di fronte a delle esigenze di copertura del debito. Detto questo, si può abolire una tassa se si ritrovano risorse: fa parte del dibattito politico. Certo, non basta dire che non va bene».
La sinistra chiede più equità. «Nell’immediatezza di recuperare gettito, le basi imponibili esistenti e conosciute sono più facili da aggredire. D’altra parte credo che per questa esigenza di equità il governo abbia fatto molto con la lotta all’evasione fiscale che ha prodotto cambiamenti culturali: ormai sono in pochi a non rilasciare lo scontrino».
C’è un provvedimento che questa maggioranza secondo lei avrebbe il dovere di far passare? «Il disegno di legge anticorruzione: sono d’accordo con la collega Severino. La corruzione intacca il principio di uguaglianza perché altera le regole del gioco e mira le pari opportunità di ogni cittadino. Mi rifiuto di pensare che le forze politiche possano volere andare alle elezioni senza avere approvato definitivamente il disegno di legge già passato alla Camera. Quindi spero che questa cosa vada avanti a tutti i costi, anche con la fiducia, perché è una delle mission fondamentali del governo ma credo che sia una delle mission del sistema-Paese».
Antonella Baccaro – Corriere della Sera – 27 agosto 2012