Dipende tutto dalla prospettiva con cui lo si guarda. Se si leggono i numeri nudi e crudi, vien fuori che l’Usl 16 ha chiuso il bilancio d’esercizio 2013 con un disavanzo di quattro volte superiore a quello del 2012: 16.908.794 euro di rosso contro 4,5 milioni. Se però si vanno a rivedere le quote del Fondo sanitario assegnate dalla Regione, salta fuori che la più grande Usl del Veneto da un anno all’altro s’è vista tagliare 30 milioni di euro.
Il riparto delle risorse tra le 24 aziende sanitarie venete nel 2012 ha corrisposto a Padova 799.395.203 euro, nel 2013 scesi a 769.115.846. Tanto è vero che il nuovo obiettivo da raggiungere per l’Usl 16 era un passivo di 12/13 milioni. «E l’avremmo centrato se non avessimo erogato 3,6 milioni di extrabudget agli ambulatori convenzionati (non tutte le Usl hanno corrisposto l’extrabudget deliberato dalla giunta Zaia, molte si sono limitate a versare ai privati accreditati il budget e basta, ndr) — spiega il direttore generale Urbano Brazzale —. Denaro necessario a garantire le prestazioni richieste dall’utenza e quindi a smaltire le liste d’attesa. Il servizio al cittadino è la nostra prima missione». E comunque è quasi scontato che questa cifra, autorizzata ma non passata dalla Regione, sarà poi ripianata dallo stesso Palazzo Balbi, ogni anno pronto a rimettere a posto i conti della sanità con risorse proprie.
«Intanto posso dirmi soddisfatto del lavoro finora svolto — commenta Brazzale — abbiamo tagliato 5 milioni di costi, razionalizzando mezzi e uffici e riorganizzando l’Usl, che ora non condivide più dipartimenti e uffici con l’Azienda ospedaliera. E’ stata inoltre potenziata l’attività assistenziale, con l’assunzione di otto primari: l’obiettivo è di tornare ad essere polo di attrazione per i pazienti e di bloccare la fuga verso altre Usl constatata nell’ultimo anno». Il secondo nodo da affrontare è il debito di 7,3 milioni contratto con i fornitori. «Sta per arrivare la seconda tranche di finanziamenti ad hoc dalla Regione, che per saldare i debiti con i fornitori di tutte le aziende ha contratto un prestito di 1,5 miliardi con lo Stato — prosegue il dg —. Il gettito ci consentirà di metterci in pari e di abbassare i tempi di pagamento dagli attuali 90/120 giorni ai 60 imposti dall’Europa». L’altra buona notizia arriva dal Sociale, voce che nel bilancio di esercizio 2013 evidenzia un attivo di 355 mila euro. «Abbiamo lavorato bene — chiude Brazzale — e infatti nell’ultima Conferenza dei sindaci è stata approvata la diminuzione della quota di partecipazione dei Comuni».
Il dg ha poi deliberato una spesa complessiva di 2 milioni di euro per la manutenzione del Complesso sociosanitario ai colli (850 dipendenti), del Sant’Antonio e dell’ospedale di Piove di Sacco. Quanto al primo polo, stanno per partire i lavori di completamento della mensa e la ristrutturazione del padiglione 3, che accentrerà una serie di attività ora in carico ai Distretti, dalla prevenzione agli screening, dalla diagnosi alle Unità riabilitative, oltre alla Centrale operativa territoriale per i malati fragili e multiproblematici. Un progetto da 4,2 milioni: 1,7 li ha donati la Fondazione Cariparo, altri 2,6 arriveranno dalla vendita della Casa rossa e poi si conta sull’appoggio degli imprenditori. Alcuni si sono già fatti avanti, promettendo 50/100 mila euro a testa. Dopo il 3, toccherà infatti al padiglione 9 farsi il lifting. «L’operazione, presentata alla città anche da 40 ambasciatori volontari, sarà gestita dalla Fondazione Casa ai Colli, per la quale abbiamo inviato richiesta di autorizzazione alla Regione — spiega Brazzale —. A settembre la prima pietra del nuovo padiglione 3».
Michela Nicolussi Moro – Corriere Veneto – 29 giugno 2014