In tema di reato omissivo improprio l’insufficienza, la contraddittorietà e l’incertezza del nesso causale tra condotta e evento lesivo comportano necessariamente l’assoluzione dell’imputato. Lo ha stabilito la Cassazione con la sentenza 41064/12.
Il caso. Due sanitari omettono di prescrivere un ricovero ospedaliero a un paziente, che decede poco tempo dopo. Entrambi vengono accusati di omicidio colposo e uno dei due anche di falso ideologico per aver annotato sul registro della Guardia Medica di aver prescritto il ricovero, poi rifiutato dal paziente. Avverso la sentenza di non luogo a procedere emessa dal GUP viene proposto ricorso in Cassazione.
Ragionevole dubbio e ruolo del GUP. La Suprema Corte ribadisce anzitutto che nel nostro sistema processuale solo un’evidenza dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio può determinare la condanna dell’imputato. Proprio in tale prospettiva il GUP deve valutare l’utilità o meno del prosieguo del processo, evitando di procedere al dibattimento quando appare evidente fin da subito che il nesso causale tra condotta ed evento è insufficiente, contraddittorio o incerto. Poiché, nel caso di specie, la perizia ha stabilito che il paziente poteva anche essere deceduto per cause naturali né è possibile escludere che effettivamente gli fosse stato rivolto l’invito a ricoverarsi, correttamente il GUP ha pronunciato il non luogo a procedere. Per questi motivi gli Ermellini rigettano il ricorso.
La Stampa – 14 novembre