Civati oltre le aspettative grazie a Puppato e Casson. Resta il caso Rovigo. Sapete chi ha vinto? Matteo Renzi. Nel breve volgere di un anno (dicembre 2012, sconfitta alle primarie contro Pierluigi Bersani), il sindaco di Firenze ha letteralmente scalato il Partito Democratico e si è preso anche il Veneto, dove larga parte dello stato maggiore ora guarda con dichiarata vicinanza all’uomo novo che viene dalla «rossa» Toscana ma «rosso» non è.
Renzi arriva alle primarie dell’8 dicembre con un consistente vantaggio maturato nelle votazioni tra gli iscritti, i cui risultati si sono finalmente conosciuti ieri al termine dell’infinita tornata congressuale (46,7% il dato nazionale, 45,7% il gradimento su base veneta). Certo, in linea teorica i suoi due avversari «di sinistra», Gianni Cuperlo e Pippo Civati, sommati insieme superano la percentuale di Renzi, ma alle primarie per il segretario nazionale, dove il voto sarà aperto anche ai non iscritti, c’è il caso che l’appeal del sindaco fiorentino sia destinato ad aumentare ancora.
La vittoria renziana in Veneto è piena per cinque sesti del bicchiere. Nella provincia di Padova, isola rossa in mezzo alla Pianura Padana, il risultato del voto nei circoli ha attribuito il successo parziale alla mozione di Gianni Cuperlo (44,9%), sostenuta dai big locali del partito come Flavio Zanonato, ex sindaco della città e ministro in carica dello Sviluppo economico, Alessandro Naccarato e Piero Ruzzante. Al circolo dell’Armistizio, dove Ruzzante è il leader indiscusso, Cuperlo ha portato a casa un mostruoso 85%. Qui, nel Padovano, Renzi ha dovuto accontentarsi di rimanere sotto la soglia del 40, caso unico in tutta la regione.
Quelli di Cuperlo erano convinti di vincere anche nell’altrettanto «rossa» Venezia ma, alla resa dei conti, è arrivato il sorpresone. Stavano al 45% quando, domenica sera, sono affluiti i risultati di Chioggia: 180 votanti su 200 per Renzi, a Cuperlo appena un 20%. L’effetto Tiozzo, inteso come Lucio Tiozzo, il consigliere regionale chioggiotto che si è schierato con Renzi, ha ribaltato il risultato provinciale.
La mozione renziana, infatti, alla fine ha superato il 45% in cinque province venete, con una punta del 53 – la maggioranza assoluta – nel Bellunese. C’è da dire, inoltre, che il terzo incomodo Pippo Civati, sostenuto a livello regionale da due sponsor forti come i senatori Laura Puppato e Felice Casson, ha messo insieme a queste latitudini un risultato di tutto rispetto, ben superiore al 10% scarso che gli è stato attribuito su scala nazionale: 16%, con punte maggiori di 20 a Verona e Vicenza.
Il dato veneto, per la cronaca, è ancora monco di un pezzo. Il congresso di Rovigo, come si sa, è stato sospeso per le accuse incrociate di estrogenatura del tesseramento, aggravate da complicazioni riguardo alla regolarità della candidatura di uno degli aspiranti segretari provinciali. Entro questa settimana anche la lacuna polesana verrà colmata ma, per ora, le cifre sulla casellina di Rovigo riportano forzatamente uno zero.
Il successo dei renziani di casa nostra è completato dalla conta alla voce «segretari provinciali»: in cinque province su sei, il nuovo responsabile del Pd sta con Renzi oppure è stato eletto anche con i voti dei renziani (a Verona e Venezia, per esempio, il candidato era unico). Unica eccezione, anche in questo caso, è il provinciale di Padova: Massimo Bettin, pupillo di quel Ruzzante di cui si parlava sopra.
Chiosa Simonetta Rubinato, deputata trevigiana di provenienza margheritina e di fede renziana: «La vittoria di Matteo nei circoli conferma come anche tra gli iscritti prevalga il desiderio di un profondo cambiamento culturale e organizzativo del partito, che il sindaco di Firenze pare garantire più degli altri candidati in corsa. La mozione di Renzi è la più coerente con lo spirito originario del Partito Democratico nato al Lingotto».
Alessandro Zuin- Corriere del Veneto – 19 novembre 2013