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    Home»Notizie ed Approfondimenti»In pensione con i super tagli. Quota 100, si perde fino al 34%. Gli uomini saranno il 68% del totale di pensionamenti anticipati
    Notizie ed Approfondimenti

    In pensione con i super tagli. Quota 100, si perde fino al 34%. Gli uomini saranno il 68% del totale di pensionamenti anticipati

    Cristina FortunatiInserito da Cristina Fortunati13 Novembre 2018Nessun commento4 Minuti di lettura
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    La crudezza dei dati colpisce nel caso si avverassero un paio di circostanze. Se l’anno prossimo tutti i lavoratori destinatari della riforma delle pensioni, che introduce la quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi), decidessero di utilizzare questa formula per uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, si avrebbe un aumento della spesa pensionistica lorda di 13 miliardi di euro. L’altra circostanza che potrebbe avverarsi è riassumibile nella scelta di un lavoratore che, grazie a quota 100, decida nel 2019 di anticipare, rispetto ai requisiti previsti dalla riforma Fornero, il suo ritiro di ben 6 anni. In quel caso otterebbe un assegno pensionistico più basso del 34% rispetto a quello che avrebbe avuto nel 2025 con l’uscita con l’età di vecchiaia (ossia 67 anni).

    I due dati: 13 miliardi di aumento di spesa per pagare le pensioni e un assegno pensionistico ridotto di oltre il 30% rappresentano in termini di costi gli effetti estremi della riforma previdenziale annunciata dal governo. A esercitarsi sul calcolo sono stati i tecnici dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), l’organismo che svolge le analisi e le verifiche sulle previsioni del governo in materia di conti pubblici. Tanto che Giuseppe Pisauro, presidente dell’Upb, durante l’audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sulla manovra economica, riserva un dettagliato passaggio alla revisione del sistema previdenziale del governo giallo-verde. Nell’analisi dei tecnici parlamentari sono contenuti molti dati utili per farsi un’idea di quali effetti avrà l’introduzione di «quota 100».

    Una tabella in particolare (vedere in pagina) riassume le simulazioni dell’anticipo del pensionamento: l’uscita anzitempo può tradursi in una riduzione dell’assegno che va dal 5% fino, come detto, a oltre il 30%. La stima è che l’anno prossimo i lavoratori con il doppio requisito 62 anni di età anagrafica e 38 anni di anzianità contributiva saranno 437 mila. Una larga parte, circa il 90%, di questi potenziali pensionandi detiene, del resto, quei requisiti già con lo scadere del 2018. Così che ogni dieci nuove pensioni liquidate nel 2019 ce ne saranno sette riconducibili alla spinta generata dall’introduzione di quota 100. Gli uomini farebbero la parte del leone con il 68% del totale di pensionamenti anticipati, poiché rispetto alle donne dispongono di «una maggiore maturità pensionistica». Il documento illustrato da Pisauro indica che circa la metà (52%) dei potenziali pensionandi grazie a quota 100 sarebbe destinataria di un assegno determinato con il criterio retributivo. Alle commissioni Bilancio è inoltre segnalato che «la potenziale platea è costituita per il 43% da dipendenti privati e per il 36% da dipendenti pubblici». L’Upb fornisce anche il dato sull’uscita anticipata rispetto all’attuale normativa: in media nel 2019 i beneficiari di quota 100 potrebbero andare in pensione 2 anni e mezzo prima del previsto.

    L’analisi dei tecnici del Parlamento non fa mistero che l’effettivo numero di coloro che aderirà alla formula 100 scaturisce da «molteplici fattori». Dipende cioè, per esempio, dalla presenza di altri redditi personali o da altri stipendi percepiti nell’ambito familiare, piuttosto che dalle condizioni di salute e dalla soddisfazione di continuare a lavorare. Difficile stabilire, insomma, quanti effettivamente utilizzeranno la possibilità di uscire in anticipo. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, finora ha ripetuto che la misura riguarderà il 60-70% dei potenziali destinatari, quindi anche il costo da sostenere sarà inferiore di circa il 30% a quanto stimato. Di fronte alle previsioni su quanto potrebbe costare un’uscita anticipata dal mondo del lavoro Durigon non contesta le cifre.

    La preoccupazione dell’esecutivo è piuttosto specificare che la riduzione dell’assegno non è una sforbiciata, bensì la conseguenza dell’avere versato qualche anno in meno di contributi. «Chi andrà in pensione con quota 100 non subirà nessun taglio. Non ci sarà nessuna penalizzazione sulla rata pensionistica. La nostra proposta — precisa Durigon — non toglierà nulla a chi andrà in pensione anticipatamente. È chiaro che chi uscirà con quota 100 avrà una rata basata sugli effettivi anni di contributi e non anche sugli anni non lavorati».

    corsera

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