di Marco Liera. L’Istat ha certificato in settimana che il Pil italiano non cresce dal secondo trimestre 2011. Tra le spiacevoli conseguenze, si pone il problema della rivalutazione del montante delle pensioni calcolate con il metodo contributivo. Questo tasso è pari alla media della variazione del Pil nel quinquennio precedente. Per il montante accumulato a fine 2012 è stato applicato un tasso dello 0,16%. Come ricordato sul Sole-24 Ore del 29 settembre scorso, quest’anno potrebbe essere la prima volta che la rivalutazione diventa negativa, relativamente al montante contributivo maturato fino a fine 2013. La questione non riguarda solo i lavoratori più giovani, quelli che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995. La riforma Monti-Fornero del 2011 ha previsto l’applicazione del metodo contributivo anche per i lavoratori che hanno cominciato a lavorare prima di quell’anno, relativamente ai contributi versati a partire dal 2012.
In attesa di auspicabili limitazioni alle riduzioni che il montante contributivo potrà subire per la congiuntura negativa, va sottolineato che in termini reali la perdita di potere d’acquisto delle pensioni contributive è già nei fatti perché è dal 2011 che il tasso di rivalutazione è negativo in termini reali, ossia al netto dell’inflazione. Le casse professionali che applicano il metodo contributivo e che investono sui mercati finanziari le risorse degli iscritti, traendone un rendimento superiore alla rivalutazione del Pil, possono trovare una via d’uscita in una recente sentenza del Consiglio di Stato. Il 18 luglio i giudici della VI sezione, chiamati a decidere su un ricorso in appello dell’Enpaia, hanno stabilito che «le leggi stabiliscono un trattamento obbligatorio minimo che va assicurato, ma non vietano che le singole casse possano – senza oneri per lo Stato – prevedere, utilizzando gli utili della gestione, una rivalutazione maggiore che consente di erogare trattamenti pensionistici più alti».
Conto salato per la previdenza. Ecco le nuove tasse nelle pieghe della bozza di legge di Stabilità 2015
A cura di Andrea Bongi. Dalla stretta al regime fiscale della previdenza complementare all’aumento delle aliquote Iva e delle accise sui carburanti per autotrazione. Dall’incremento delle imposte dovute sulle vincite dei giochi a premio, fino al raddoppio della ritenuta a titolo d’acconto dovuta sui bonifici per le ristrutturazioni edilizie. Eccole, in rapida sintesi, le nuove tasse contenute nelle pieghe della bozza di legge di Stabilità per l’anno 2015 presentata mercoledì scorso dall’esecutivo targato Matteo Renzi.
Nella tabella in pagina sono sintetizzate, una per una, le norme della manovra per il 2015 che comporteranno per i contribuenti italiani un incremento della tassazione, sia diretta che indiretta.
Stretta sulla previdenza complementare. Fra le misure più incisive in termine di aumenti di imposte figurano senza dubbio le norme che riguardano la c.d. previdenza complementare.
I fondi pensione vedono, infatti, incrementarsi, con decorrenza dal 1° gennaio 2015, l’aliquota dell’imposta sostitutiva dovuta sui risultati di gestione dall’attuale 11,5 al 20%.
Anche la rivalutazione del trattamento di fine rapporto contenuto nei fondi subirà un drastico aumento del prelievo fiscale, con decorrenza sempre dal 12° gennaio 2015. La manovra 2015 prevede, infatti, al proposito un incremento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva dall’attuale 11 al 17%.
Ma se i fondi pensione piangono, certamente non ridono le casse previdenziali dei liberi professionisti. La bozza della legge di Stabilità prevede infatti un incremento della tassazione sulle rendite del risparmio previdenziale accumulato presso le casse private dall’attuale 20 al 26%.
Un tale prelievo fiscale sui rendimenti ottenuti dai gestori delle casse previdenziali private rischia di ripercuotersi, quasi inevitabilmente, o sull’entità delle prestazioni previdenziali erogate o sulla misura della contribuzione annua dovuta dagli iscritti.
Il Tfr in busta perde la tassazione separata. Anche il trattamento di fine rapporto rischia di subire, a certe condizioni, un vero e proprio aggravio di tassazione. Nell’ipotesi in cui il lavoratore scelga, infatti, per l’erogazione mensile della quota di Tfr nella busta paga, la tassazione dello stesso seguirà le regole ordinarie dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, anziché la tassazione separata da sempre prevista nell’ipotesi di erogazione in unica soluzione delle somme accantonate.
Ovviamente l’aggravio fiscale si farà sentire in misura crescente al crescere dell’aliquota marginale Irpef alla quale verrà tassato l’importo del Tfr erogato in busta paga.
Aumento delle aliquote Iva. Uno degli aspetti più controversi della bozza della legge di Stabilità per il 2015 riguarda il duplice intervento sulle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto.
Le aliquote destinate ad aumentare dal 1° gennaio 2016 sono quella ordinaria, attualmente fissata al 22% e quella ridotta del 10%. La versione del disegno di legge in circolazione non indica la misura degli incrementi di aliquota previsti, ma si limita a precisare che entrambe le aliquote Iva potranno subire un incremento, anche di più punti percentuali in più step temporali.
L’anomalia della misura in commento riguarda l’impatto economico che la stessa potrebbe avere sui prezzi e sull’andamento dei consumi italiani, già sotto pressione per effetto della crisi e dei recenti incrementi dell’Iva dal 20 al 22%.
Se tali norme venissero poi concretamente attuate l’Italia rischierebbe di ottenere un non certo invidiabile traguardo, ossia quello di paese con il più elevato livello di aliquota Iva ordinaria che finirebbe per attestarsi addirittura al 25% (seconda solo all’Ungheria con il 27%).
Aumento accise sui carburanti. Stesse considerazioni anticicliche anche per quanto riguarda la parte della manovra per il 2015 dedicata all’aumento delle aliquote sulle accise da applicare sia alla benzina, con e senza piombo, e al gasolio per autotrazione.
Anche in questo caso l’incremento delle accise non è stabilito nella bozza di manovra in circolazione, ma è solo indicato il momento temporale dal quale l’aumento scatterà, 1° gennaio 2016, e l’entità di misura dell’incremento espresso in centesimi di euro.
Altri incrementi di tassazione. Non passano indenni alla manovra finanziaria 2015 le vincite dei giochi a premio e delle slot machine. Dal 1° gennaio 2015, infatti, oltre a una diminuzione della percentuale delle vincite, i giochi vedranno aumentare anche l’aliquota del prelievo fiscale che salirà al 17% per le slot machine e al 9% per le lotterie. Anche le polizze vita pagano dazio alla manovra 2015. Dal 1° gennaio 2015 l’attuale regime di esenzione da tassazione dei capitali percepiti dai beneficiari della polizza in caso di morte dell’assicurato, lascerà il posto a un regime di parziale imponibilità. Viene infatti previsto che da tale data il regime di esenzione da Irpef si applicherà solamente alla parte di capitale erogato in caso di morte dell’assicurato a copertura del rischio demografico e non più sull’intero capitale corrisposto come avviene adesso.
Il Sole 24 Ore e ItaliaOggi – 20 ottobre 2014