Amedeo La Mattina. Tutto dipende dal vertice di questa mattina. C’è fretta di chiudere con il Consiglio dei ministri questa sera, accelerare, non rinviare. Una corsa contro il tempo in modo che la conversione in legge del decretone consenta di introdurre reddito di cittadinanza e quota 100 entro aprile, in piena campagna elettorale per le europee. Ieri è stata una giornata campale per la governo e maggioranza. Ad insistere è stato soprattutto Luigi Di Maio. Tanta confusione e frenesia nel governo. Bollinature della Ragioneria dello Stato che non arrivano perchè non ha ricevuto i testi definiti e la relazione tecnica che accompagna il decretone che contiene il reddito di cittadinanza e Quota 100. Conti e cifre che non tornano, con i 5 Stelle che ad arte fanno sapere che il problema è più che altro della Lega che insiste nel dare subito il Tfr agli statali che vogliono andare in pensione a 62 anni e 38 di contribuzione. Ma per anticipare l’indannità ed evitare di darle dopo 12-24 mesi dall’uscita sarebbe necessaria una convenzione con l’Abi. Il punto, spiegano i grillini, è che le banche dovrebbero anticipare le risorse ma chiedono interessi molto alti. Un punto sul quale il M5S non è disposto a cedere, temendo le critiche della base e la perdita (ulteriore) di consensi in piena campagna elettorale per le europee. La Lega vuole scaricare i costi sui lavoratori? Questa illazione ha fatto arrabbiare Matteo Salvini e fonti del Carroccio insistono: «Il Tfr sarà quasi interamente erogato immediatamente grazie ad un accordo tra Stato e banche senza alcun onere a carico del lavoratore».
Non c’è ancora una soluzione, così come non c’è sul reddito di cittadinanza. Non si capisce quando e da chi verranno assunti i cosiddetti navigator che dovrebbero seguire per mano chi ottiene il reddito nella ricerca di un posto di lavoro. Inoltre al Tesoro sono tanti i dubbi sulle coperture. Il leader leghista, in campagna elettorale permanente, come del resto anche Di Maio, ieri ad Oristano ha detto che i soldi ci sono: «Lasciamo che i tecnici facciano il loro mestiere. I conti siano perfetti sino all’ultima virgola. Quindi che si prendano le ultime ore necessarie, perché poi si parte».
Il Consiglio dei ministri si dovrebbe tenere questa sera, dopo un vertice in mattinata tra il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Di Maio e Salvini. Di Maio vuole evitare a tutti i costi ulteriori slittamenti: il rischio è che il decretone non venga convertito in legge nei tempi giusti, cioè ad aprile, un mese prima del voto europeo. Ma ciascun partito diffida dell’altro. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni sostiene infatti che si dovrebbe chiudere oggi, sempre che «se quadrano tutti i numeri, ma ci sono alcune esigenze di calcolo più sulla parte pensioni che non sul reddito di cittadinanza». Buffagni butta la palla sul campo dei leghisti, ma sul reddito i problemi non mancano. L’assegno da corrispondere a oltre 250mila famiglie con almeno un componente invalido (tema su cui la Lega ha puntato i piedi) ha ristretto le risorse a disposizione, portandoli a poco meno di 5 miliardi. Con la conseguenza di restringere la platea e l’assegno potrebbe essere lontano dai 780 euro. I 5 Stelle precisano invece che la platea rimane di circa un milione e 700 mila famiglie e i fondi stanziati rimangono 7 miliardi.
La Stampa