Non esistono risorse per garantire una settima salvaguardia di lavoratori esodati, ovvero rimasti senza impiego o ammortizzatori sociali utili per traguardare i nuovi requisiti di pensionamento introdotti dalla riforma del 2011. La doccia fredda sulle speranze che si erano coagulate attorno all’iniziativa della commissione Lavoro della Camera, dove sono state elaborate proposte di legge per la nuova salvaguardia, è arrivata ieri nel corso dell’incontro con i vertici Inps e i tecnici del ministero del Lavoro e dell’Economia.
A quanto si è appreso, secondo via XX Settembre le maggiori spese non effettuate in base alle previsioni sulle prime sei operazione di salvaguardia non si traducono in risorse disponibili per effettuarne una nuova; la settima appunto. Una lettura diversa da quella del Lavoro e dei parlamentari, che invece parlano di un “fondo esodati” previsto dalla normativa (legge 228/2012 e successivo Dpr 157/2013) e che attraverso la logica dei risparmi e delle compensazioni può essere utilizzato per garantire nuove tutele aggiuntive in presenza di minori spese.
Secondo quanto riferito dal presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (Pd), i tecnici dell’Economia avrebbero in particolare escluso “risparmi” disponibili per 500 milioni sugli anni 2013 e 2014, mentre l’Inps avrebbe indicato “risparmi” per 3,3 miliardi fino al 2023 sulle dotazioni stanziate, pari a quasi 12 miliardi.
Sulle risorse del fondo esodati «si pone ora una questione politica che va risolta con il governo, altrimenti si apre una stagione di conflitto politico parlamentare su una questione delicata, come quella delle pensioni, che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori» ha dichiarato Damiano. A questo punto l’istruttoria tecnica dovrebbe proseguire con un nuovo incontro: «La cifra di 3,3 miliardi di risparmi complessivi fino al 2023 fornita dall’Inps – ha aggiunto Damiano – deve trovare la sua certificazione in una prossima conferenza dei servizi da tenersi con il Mef». «Noi – ha poi concluso – abbiamo già realizzato la stessa salvaguardia che ha tutelato 32mila lavoratori (la sesta, ndr) attraverso la logica dei risparmi e delle compensazioni e intendiamo farlo anche per il futuro».
In serata una nota congiunta del ministero dell’Economia e del Lavoro ha chiarito che i ministri Padoan e Poletti «stanno seguendo in prima persona le attività di valutazione delle possibili soluzioni ai problemi più urgenti di specifiche categorie di lavoratori. Valutazioni che riguardano stime sul numero dei soggetti interessati, sugli oneri per la finanza pubblica nel tempo, le risorse necessarie a finanziare gli eventuali interventi». La conferenza di servizio che raccoglie Mef, Lavoro e Inps «allo scopo di elaborare le informazioni necessarie per le valutazioni del Governo è stata aperta lunedì 7 settembre e si concluderà nei prossimi giorni» conclude la nota.
L’altro tema di discussione era poi quello di garantire l’esercizio dell’opzione donna fino alla fine del 2015, superando con una norma le circolari Inps che avevano di fatto impedito di eserciare il diritto alle lavoratrici che hanno maturato entro l’anno i requisiti per un pensionamento anticipato con calcolo integralmente contributivo dell’assegno (57 anni e tre mesi di età e 35 di versamenti se dipendenti, 58 e tre mesi e 35 se autonome). Per questa opzione andrebbero reperiti 2 miliardi circa avrebbe detto l’Inps, secondo quanto riferisce Damiano. Dunque anche qui un problema risorse.
A oggi sono stati definiti sei provvedimenti di salvaguardia, il primo già a fine 2011 l’ultimo a fine 2014. La loro attuazione è andata a rilento, soprattutto all’inizio. Secondo l’ultimo report diffuso dall’Inps e aggiornato al 13 luglio scorso, a fronte di 170.230 posti complessivamente disponibili sono state accolte 114.317 domande da parte degli interessati, altre 7.249 sono giacenti, mentre 50.045 sono state respinte. Per la eventuale settima salvaguardia si era parlato di 25-26mila potenziali candidati.
Lo stop all’operazione ha scatenato le reazioni di quasi tutte le forze politiche. In capigruppo Sel, con l’appoggio di Forza Italia, ha chiesto che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, riferisca in aula alla Camera. Tutto il fronte sindacale grida allo «scippo agli esodati». Vera Lamonica (Cgil) ha detto che «secondo l’Inps restano da salvaguardare almeno 49.500 lavoratori». Anche per Domenico Proietti (Uil) «le risorse ci sono, vanno utilizzate quelle risparmiate nelle precedenti salvaguardie».
Ieri i sindacati sono stati ascoltati in commissione Lavoro anche sul tema della flessibilità sui requisiti generali di pensionamento, al centro della discussione in vista del varo della legge di Stabilità. La richiesta – anche in questa caso pressoché unanime – è che si reperiscano le risorse necessarie per varare misure che permettano forme di pensionamento anticipato.
Davide Colombo – Il Sole 24 Ore – 10 settembre 2015