Non è ancora risolto il problema delle date di pagamento delle pensioni per chi prende più di un assegno. Un problema creato con la legge di Stabilità, che ha introdotto un nuovo termine, il 10 di ogni mese, accanto a quelli abituali del primo del mese per i pensionati Inps e del 16 per quelli dell’ex Inpdap (pubblico impiego).
Ma a gennaio non ci saranno problemi, assicura l’Inps con un comunicato. Il prossimo mese «non ci sarà nessuna novità sul calendario dei pagamenti », afferma l’istituto di previdenza, ribadendo che «gli assegni verranno liquidati come sempre il primo del mese e il 16». La questione si presenterà però nei mesi successivi, per cui, sottolinea l’Inps, occorrerà trovare «una soluzione».
Il problema riguarda i soli pensionati che incassano più assegni, compresi quelli di reversibilità e invalidità, legati a carriere sia nel settore pubblico sia nel privato. Per loro, stando alla legge di Stabilità, la nuova data sarebbe il 10 del mese, con un forte ritardo per chi finora ha riscosso il primo. Tuttavia l’Inps assicura che «farà di tutto per non introdurre una nuova scadenza, che non sia il primo e il 16 del mese» ed evitare «di procrastinare il pagamento delle spettanze».
La questione era stata nuovamente sollevata ieri dallo Spi-Cgil che sollecita una risposta al governo e al nuovo presidente dell’Inps, Tito Boeri. Lo stesso Spi sottolinea che a gennaio gli assegni previdenziali saranno più leggeri perché i pensionati italiani dovranno restituire allo Stato una parte della rivalutazione ricevuta nel 2014, calcolata inizialmente con un tasso provvisorio dell’1,2% e poi assestatosi in via definitiva all’1,1%. In questo modo, secondo i calcoli del sindacato, una pensione minima perderà 5,40 euro rispetto a dicembre 2014 mentre una pensione da 1.500 euro perderà 16,30 euro.
Sempre a proposito di questioni aperte, l’Inps è in attesa del parere del Tesoro sulla riapertura dei termini per la presentazione delle domande per la cosiddetta «opzione donna», la possibilità cioè per le donne che lo vogliano di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi, ma con l’assegno interamente calcolato col metodo contributivo (perdendoci di regola almeno il 15-20%). Opzione donna è prevista in via sperimentale dalle leggi fino al 31 dicembre 2015. Inizialmente l’Inps aveva disposto che le domande potessero essere accolte fino al 31 dicembre 2014 (tenendo conto della vecchia finestra di 12 mesi tra maturazione dei requisiti e decorrenza della pensione) poi, dopo risoluzioni parlamentari e l’apertura di una class action per il rispetto del limite del 31 dicembre 2015, ha riaperto i termini per le domande chiedendo istruzioni al ministero dell’Economia. Che ancora non sono arrivate. Il ministro Padoan ha detto di volerne parlare con Boeri. I tecnici del suo ministero sono contrari alla riapertura dei termini. Anche questo problema va risolto presto.
Enrico Marro – Il Corriere della Sera – 31 dicembre 2014