Conti in rosso per 14,4 miliardi nel 2013 e 12 miliardi nel 2014. Ma il 43% in meno di nuove pensioni erogate lo scorso anno e un altro 8% in meno quest’anno. Due aspetti della stessa medaglia: lo stato di salute dell’Inps e dei pensionati. Da una parte l’Istituto paga ancora la fusione con Inpdap ed Enpals, di qui i buchi. Dall’altro, la riforma Fornero è entrata a pieno regime e sempre più lavoratori devono rimandare la quiescenza. Entrambi i fattori – uniti allo stanziamento contabile operato dalla legge di Stabilità pari a 25,2 miliardi – serviranno a mantenere in attivo il patrimonio che nel 2014 avrà però ancora il segno meno (-4,5 miliardi). «Il sistema previdenziale è perfettamente in equilibrio», ha assicurato ieri l’Inps, commentando i dati del bilancio del 2013 e quello di previsione del 2014, pubblicato in anteprima da Repubblica.it (vedi sotto).
Ovvero gli ultimi documenti contabili firmati dal presidente Mastrapasqua che ieri si è dimesso anche dalla vicepresidenza di Equitalia, da Coni Servizi e da Idea Fimit. Per la successione a Mister 25 Poltrone, ieri il governo considerava l’opzione commissario («È una valutazione che stiamo facendo, ma aspettiamo che torni il presidente del Consiglio», chiosava il ministro del Lavoro Giovannini). Ma in queste ore avanza spedita la candidatura di Mauro Marè, 54 anni, docente di economia e presidente dal 2004 di Mefop Spa, una società partecipata dal ministero dell’Economia e da ottanta fondi pensione, fondata nel 1999 proprio per lo sviluppo del “Mercato dei fondi pensione”. Il professor Marè è considerato un uomo vicino alla sinistra (collaboratore di fiducia di Giuliano Amato con cui ha scritto due libri nel 2001 e nel 2007 proprio sulle pensioni e sul pilastro integrativo). Ma che non dispiace alla destra, visto che nel passato ha collaborato anche con Tremonti.
Ieri dunque una nota dell’Inps ha stemperato l’allarme sul rosso nei conti e il rischio ammanco nel patrimonio. Specificando che «il miglioramento di oltre 25 miliardi (quelli stanziati dalla legge di Stabilità, ndr) della situazione patrimoniale sarà rilevato in occasione della prima nota di variazione al bilancio preventivo 2014». Dunque il previsto “buco” da 4 miliardi e mezzo in realtà diventerà un attivo di oltre 20,6 miliardi. La situazione contabile non è comunque tra le più floride, causa crisi e calo della contribuzione, visto anche lo stop alle assunzioni nel settore pubblico e i posti persi per ristrutturazioni e licenziamenti. La stretta Fornero – con requisiti più alti per l’uscita – dà una mano, certo. Gli assegni liquidati sono passati da 1,14 milioni nel 2012 a 649 mila nel 2013 (-43%) e caleranno ancora quest’anno a 597 mila (-8,2%). Senza dimenticare però che la questione esodati (senza lavoro né pensione) non è ancora del tutto risolta. Per quanto riguarda il contributo dei vari fondi, ancora una volta si conferma il paradosso per cui il fondo dei precari (in attivo per 96 miliardi) e quello alimentato dai contributi per ma-lattia, maternità, disoccupazione (in attivo per 179 miliardi) mantengono a galla tutti gli altri (fondo dei lavoratori dipendenti in rosso per 119 miliardi, fondo dei coltivatori diretti -80 miliardi, fondo artigiani -48 miliardi).
Con l’incorporazione dell’Inpdap conti Inps in rosso per 4,5 miliardi
Alla fine è tutta questione di numeri. Ci sono quelli positivi: riguardano il crollo dei nuovi trattamenti di anzianità. Che per effetto della riforma Fornero si sono drasticamente ridotti nel 2013. Del 43%, per la precisione, con 649.621 nuove pensioni liquidate rispetto agli 1,1 milioni di assegni corrisposti dall’Inps nel corso del 2012. Nel 2014 il calo dovrebbe arrivare al 50,8 (sempre nei confrotni del 2012, ultimo anno prima della riforma). Cifre evidenziate dal confronto tra i dati «assestati» del 2013 riportati nel bilancio preventivo 2014, e il bilancio sociale dell’istituto previdenziale per il 2012. Ma, restando ai numeri, ci sono anche quelli negativi. E riguardano il buco di 4,5 miliardi che, per effetto di un risultato di esercizio negativo previsto per il 2014, si aprirà nel patrimonio dell’Inps. Quest’anno, la spesa pensionistica finanziata in via principale dai contributi versati da lavoratori e datori di lavoro, ammonterà a 243,4 miliardi di euro, con un incremento dell’1,1% rispetto al 2013. Stando al bilancio di previsione dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, che arriverà a breve all’esame della Commissione di vigilanza, la spesa pensionistica complessiva, comprensiva anche dei trattamenti erogati per conto dello Stato (pensioni sociali e di invalidità civile), si assesterà sui 255,5 miliardi, pari al 15,94% del Pil. Percentuale più contenuta rispetto al 16,21% registrata nel 2013. Nel 2014, il numero delle nuove pensioni accolte e liquidate è stato stimato in 596.554, con una riduzione netta di 53.067 trattamenti (-8,2%) rispetto ai 649.621 assegni liquidati nel 2013. Nel dettaglio i nuovi trattamenti riguarderanno 193.235 pensioni di vecchiaia (+17,3% rispetto al 2013), 80.457 assegni di anzianità (-52,8%), 53.345 trattamenti di invalidità e inabilità (+2,9%) e 220.313 pensioni (tra indirette e di reversibilità) erogate ai coniugi superstiti (-1,4%).
Sempre nel 2014, tuttavia, l’Inps prevede un risultato di esercizio negativo di 11,9 miliardi di euro che farà crollare il patrimonio dell’Istituto dai 7,4 miliardi del 2013 ai -4,5 alla fine dell’anno in corso. Il dato, tuttavia, non tiene conto dell’intervento tecnico-contabile apportato dalla Legge di stabilità per neutralizzare la pregressa passività patrimoniale dell’(ex) Inpdap, pari a circa 25,2 miliardi. Nel bilancio di previsione dell’ente previdenziale si sottolinea, del resto, che a fronte del trasferimento definitivo delle anticipazioni concesse dallo Stato fino al 2011, pari a 25,2 miliardi dei quali 21,7 circa per anticipazioni di bilancio e 3,5 per anticipazioni di tesoreria previsto proprio dalla Legge di stabilità, il risultato economico di esercizio, nel 2014, passa da un disavanzo 11,9 miliardi ad un avanzo di esercizio di 13,2 miliardi. Un intervento grazie al quale il patrimonio netto risalirebbe a quota 20,6 miliardi dal -4,5 miliardi stimato prima dell’intervento della Legge di stabilità.
«Fino all’incorporazione dell’Inpdap nel 2012, nonostante la crisi economica iniziata nel 2008, il patrimonio netto dell’Inps presenta una sostanziale stabilità così come si rileva dai dati ufficiali dei bilanci consuntivi e preventivi dell’Istituto», spiegano dall’ente previdenziale. Patrimonio netto che, se tra il 2009 e il 2011 oscillava tra i 41,2 e i 43,5 miliardi di euro, ha iniziato a ridursi drasticamente dal 2012 (21,8 miliardi), proprio per effetto dell’incorporazione dell’Inpdap. Una contrazione di circa 20 miliardi «dovuta in parte al pregresso disavanzo patrimoniale dell’ente soppresso e in parte al disavanzo economico d’esercizio di due gestioni (sempre dell’Inpdap)»: la cassa pensioni dei dipendenti degli enti locali (Cpdel) e quella dei dipendenti dello Stato (Ctps). «La situazione di pregresso disavanzo patrimoniale», ha finito per ripercuotersi sull’ulteriore flessione del patrimonio netto dell’Inps registrata nel 2013 (7,4 miliardi) e sul crollo del 2014 (-4,5). Ragioni per le quali, precisano dall’Istituto, i dati relativi all’anno in corso e a quello precedente «non sono da considerarsi utili al confronto». La Stampa – 5 febbraio 2014
PENSIONI IN ROSSO. Inps, patrimonio azzerato in quattro anni. Per il 2014 un buco da quasi cinque miliardi
Nonostante le riforme la spesa continua a crescere. Pubblichiamo il bilancio di previsione dell’Istituto, ultimo documento firmato dal presidente dimissionario Antonio Mastrapasqua. Un’erosione da oltre quaranta miliardi, deficit dei fondi previdenziali: a reggere il sistema sono partite Iva e collaboratori a progetto
di DANIELE AUTIERI. L’ultima firma del presidente Antonio Mastrapasqua all’Inps è stata anche la più sofferta. A riportarla in calce è il documento N° 1091, registrato al protocollo il 10 gennaio scorso, e tuttora riservato. Al suo interno è contenuta la Relazione sul bilancio di previsione per il 2014, un lungo rendiconto finanziario di 85 pagine dentro le quali si trova il dato più preoccupante: nel corso dei prossimi mesi il patrimonio dell’Istituto sarà azzerato. Secondo la Relazione di Mastrapasqua, confermata nel quadro generale per il 2014 redatto dal direttore generale Mauro Nori, negli ultimi quattro anni il paracadute patrimoniale dell’Istituto è stato consumato ed è passato dai circa 40 miliardi di euro del 2009 (primo anno di gestione Mastrapasqua) ai -4,5 miliardi previsti per il 31 dicembre 2014.
L’erosione del patrimonio Inps negli ultimi anni
ANNO |
MILIARDI DI EURO |
2009 |
41,5 |
2010 |
29,5 |
2011 |
24,6 |
2012 |
21,2 |
2013 |
21,4 |
Previsioni 2014 |
-4,5 |
Fonte: Bilanci Consuntivi Inps e Bilancio Previsionale 2014
Quale futuro attende allora le pensioni degli italiani? Oltre alla perdita delle riserve, il bilancio di previsione annuncia un altro dato drammatico: l’Inps chiuderà il 2014 con un disavanzo complessivo di 12 miliardi di euro. Questo significa che le uscite supereranno di gran lunga le entrate. E non solo per l’anno in corso. Il documento 1091 prevede infatti un disavanzo ancora elevato nei prossimi anni: 10,6 miliardi nel 2015 e 10,4 nel 2016. Quanto basta per ammettere che il buco è strutturale.
L’ultimo regalo del governo. Le risultanze raccolte nel bilancio di previsione non sono un segreto per il presidente del Consiglio Enrico Letta e per i ministri delle Finanze e del Lavoro, Saccomanni e Giovannini. Consapevole della gravità dei numeri, l’esecutivo è venuto in soccorso dell’Inps prevedendo nella legge di Stabilità approvata il 27 dicembre scorso la cancellazione di alcune passività patrimoniali accumulate dall’ex-Inpdap (oggi confluito nella grande Inps) nei confronti dello Stato per un totale di 25,1 miliardi di euro.
Lo sconto sui debiti pregressi, una volta inserito a bilancio, permetterà all’Inps di riportare per qualche mese il suo patrimonio in attivo. Si tratta però di un palliativo, un semplice artificio contabile che non cambia le carte in tavola. “Quei soldi – spiega oggi Gian Paolo Patta, membro del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps – non arriveranno materialmente, ma sono solo una posta positiva da iscrivere a bilancio per far quadrare i conti. Inoltre, il regalo del governo non incide sulle cause strutturali del passivo e il suo beneficio sarà annullato nel giro di pochi mesi quando il disavanzo miliardario continuerà ad erodere le riserve dell’Istituto”.
La verità va oltre i vantaggi garantiti dalla legge: il sistema non si sostiene senza l’aiuto finanziario dello Stato (ammontano a 103 miliardi i debiti dell’Inps verso il ministero delle Finanze), il deficit cresce di anno in anno e con esso le diseguaglianze.
Quanto costano i vertici dell’Inps
USCITE ORGANI DELL’ENTE |
COSTI |
Compensi fissi e oneri del Presidente |
220.000 € |
Compensi fissi membri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, e degli altri comitati |
409.500 € |
Oneri per emolumenti fissi membri del collegio dei sindaci |
2.403.000 € |
Rimborso spese al Presidente |
45.000 € |
Gettoni di presenza e rimborso spese membri dei comitati regionali |
423.710 € |
Rimborso spese membri collegio sindacale e al magistrato Corte dei Conti delegato |
35.300 € |
Rimborso spese membri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, e degli altri comitati |
607.841 € |
Totale uscite per gli organi dell’ente |
4.144.351 € |
Fonte: Bilancio di previsione 2014 Inps
Nuovi poveri e vecchi ricchi. Nessuna operazione di maquillage contabile è in grado di mascherare il profondo rosso accumulato dalla maggior parte dei fondi pensione. La Relazione del presidente rivela che alla fine del 2014 il fondo pensioni dei lavoratori dipendenti registrerà un passivo di 119 miliardi di euro; quello dei coltivatori diretti di 80 miliardi; quello degli artigiani di 48 miliardi. Un buco patrimoniale di quasi 250 miliardi di euro coperto a fatica solo da due fondi: i lavoratori parasubordinati, in attivo di 96 miliardi, e le prestazioni temporanee dei lavoratori dipendenti (quindi contributi per malattie, maternità, disoccupazione), in attivo di 179 miliardi. “Questi due fondi – commenta Patta – sono la cassaforte, la banca che ha permesso di portare a “soli” -4,5 miliardi di euro il passivo del patrimonio Inps. Ma ciò significa che diverse decine di miliardi versati dai lavoratori per il sostegno al reddito, alla malattia e alla disoccupazione vengono in realtà utilizzati per sanare il buco degli altri fondi previdenziali”. Questa è la solidarietà al contrario del sistema pensionistico italiano: i nuovi poveri (collaboratori a progetto e partite Iva) pagano le pensioni ai vecchi ricchi (lavoratori dipendenti), ultimi sopravvissuti di una stabilità lavorativa che non esiste più.
Lo strano caso del trasporto aereo. Nella foresta pietrificata dei fondi pensione, ci sono alcune partite più intricate di altre. Il fondo speciale per il sostegno al reddito e all’occupazione del personale impiegato nel settore del trasporto aereo appare – a tutti gli effetti – come un classico fondo di solidarietà. Eppure i contributi vengono versati solo in minima parte dai lavoratori. Il grosso del sostegno finanziario arriva da un’addizionale comunale sui diritti di imbarco che ogni cittadino paga quando acquista biglietti aerei in Italia. L’imposta è stata prevista la prima volta nel decreto legge del 31 gennaio 2005, mentre con la legge 166 del 2008 il contributo è salito da 1 a 3 euro. Scrive la Corte dei Conti nella sua ultima relazione del novembre 2013: “Una gestione di sostegno, istituita originariamente sullo schema dei fondi di solidarietà e quindi in autofinanziamento, si è tramutata in una singolare gestione quasi totalmente alimentata da risorse pubbliche, con una quota assolutamente irrilevante di contribuzioni proprie”. Nel 2012, a seguito delle denunce della Corte, una nuova legge ha disposto la cancellazione del fondo, ma la sua attività è stata nuovamente prorogata fino alla fine dello scorso anno e oltre.
La Corte dei Conti lancia l’allarme. Il trasferimento interno di risorse finanziarie per coprire i buchi di alcuni fondi non è sfuggito alla Corte dei Conti. Antonio Ferrara, il magistrato delegato della Corte presso l’Inps ha ribadito nella sua relazione annuale: “La tenuta dei fondi e quindi del bilancio generale dell’Istituto continua a poggiare principalmente sugli avanzi economici della gestione dei parasubordinati e su quelli patrimoniali delle prestazioni temporanee, e si fonda su un meccanismo di prestiti interni che rappresentano tuttavia il frutto di mere operazioni contabili e si traducono in corrispondenti iscrizioni di crediti finanziari correnti”. L’equilibrio finanziario del sistema pensionistico italiano si regge quindi su “mere operazioni contabili”, che tappano un buco momentaneo, ma aprono una voragine sul futuro, quando il popolo dei collaboratori a progetto busserà alle porte dell’Inps per avere la pensione che gli spetta.
Quanto incide la spesa pensionistica sul Pil
ANNO |
INCIDENZA % |
2010 |
11,50 % |
2011 |
11,51 % |
2012 |
11,60 % |
2013 |
16,21 % |
2014 |
15,94 % |
Fonte: Bilanci Inps e Bilancio di previsione 2014
Il futuro è incerto. Oltre il caso Mastrapasqua piombato sul tavolo di Enrico Letta e del ministro Enrico Giovannini e concluso con le dimissioni del presidente, c’è una questione molto più delicata da risolvere: quella del riequilibrio dei conti. È questo il primo dossier che attende il nuovo presidente, chiamato a mettere mano sul disavanzo dei numeri e sull’imbarazzo degli squilibri sociali tra una gestione previdenziale e l’altra. Purtroppo le aspettative sui costi non gli vengono in soccorso. Rivela il bilancio di previsione: dal 2010 alla fine dell’anno in corso la spesa pensionistica è continuata e continuerà a salire. Era l’11,5% del Pil nel 2010 e sfiorerà il 16% al 31 dicembre 2014. Radiografia di un Paese più vecchio. E più ingiusto. (Repubblica)
5 febbraio 2014