«Ci vorrebbe qualcuno, o tanti, che con molta saggezza e lungimiranza mettessero mano a una riforma complessiva del welfare, dove sono comunque presenti anche le pensioni». È quanto ha affermato Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, intervenendo al convegno ‘Scenari futuri del Welfaré organizzto dall’Università Cattolica di Milano.
Dal ’92 a oggi, ha ricordato Mastrapasqua, «sono state fatte sette macroriforme pensionistiche e trenta microriforme legislative». La riforma Fornero che, dice Mastrapasqua, «non condanno né difendo», è stata decisa «per alcuni aspetti, sull’onda emozionale e senza costrutti tecnici». Si trattava di un momento particolare, ha ricordato Mastrapasqua, con l’Italia che aveva «un problema di credibilità». Nel 2012, la riforma ha contribuito con 200 milioni al risanamento dei conti pubblici che salgono a quasi un miliardo quest’anno, ma «il grosso dell’impatto sulla sostenibilità dei conti pubblici è nel medio-lungo termine, con circa un punto e mezzo percentuale dopo 10-12 anni».
Oggi, in Italia, «viviamo con un sistema previdenziale allargato: nell’Inps c’è di tutto – ha detto ancora Mastrapasqua – oltre 200 voci di pagamento per 400 miliardi. Bisognerebbe avere il coraggio non solo di intervenire sul sistema previdenziale e sull’età di pensionamento ma sulle singole voci di pagamento, in modo chirurgico». In sintesi, dice Mastrapasqua, «sì alla riforma, ma alla riforma di tutto con un indice che poi si chiude e si porta in Parlamento», altrimenti «si rientra nel demagogismo e nel populismo che così spesso accompagnano il dibattito con le parti sociali e la politica». Attenzione anche al trend demografico e, in particolare, alle ‘culle vuote’, perché, spiega Mastropasqua, «il sistema pensionistico in Italia è a ripartizione, come in tutto il resto del mondo, ma se manca la forza lavoro non si pagano più le pensioni». È sbagliato inoltre pensare che «anche se non c’è crescita, tutto il resto rimane uguale» perché, ad esempio, «non si rivaluta il montante versato all’Inps, ma quanti sanno che é basato sull’andamento del pil su cinque anni?». In quanto alle proposte di un maggior coinvolgimento del settore privato, con il welfare a presidio soltanto della povertà estrema, Mastrapasqua dice: «Sì sicuramente a un welfare universale e a traino pubblico, ma anche a un welfre che inizi a dialogare in modo costruttivo con il mondo privato perché ci sono istituzioni private che hanno la socialità nel proprio dna».
L’Inps «è un’enorme compagnia assicurativa, oltre ad avere tutta la parte assistenziale, ma è necessario un sistema di regole che faccia capire alla gente che, non soltanto è finita l’epoca dei furbi, ma che se non avremo coraggio a sufficienza ci ritroveremo in eterno con un welfare così diffuso da non essere nemmeno percepito».
Il Sole 24 Ore – 5 aprile 2013