Chi si aspetta una pioggia di soldi sui pensionati resterà deluso. Ma l’operazione che ha in mente il governo non ha questa finalità. Palazzo Ghigi, se riuscirà a trovare tra i 150 e i 200 milioni di euro di copertura che servono, punta a fissare la no tax area a quota 8 mila euro per tutti e di certo quel milione di assegni previdenziali oggi compresi tra 7.500 e 7.999 euro, pur vedendosi cancellare le imposte, non diventeranno ricchi. E non può essere che cosi vista l’esiguità dei trattamenti in questione.
Ma almeno, per dirla con le parole di alcune fonti qualificate del ministero del Tesoro che lavorano sul dossier, «sarà sanata un’ingiustizia perché non si capisce la ragione per la quale, al medesimo livello di reddito, i pensionati debbano pagare le tasse che i dipendenti non versano». L’idea è quella di procedere con la legge di Stabilità che dovrà essere presentata al Parlamento entro metà ottobre. In modo da realizzare il progetto a partire dal 2015.1 calcoli del fiscalista Emiliano Clementi dicono che con l’estensione della no tax a 8 mila euro, il beneficio fiscale futuro dei pensionati che oggi pagano le tasse sarà compreso tra 29 e 146 euro. Vale a dire, ricorda l’esperto, quel che resterebbe da versare, a legislazione vigente, dopo aver considerato i 1.840 euro di detrazione forfettaria.
SGRAVI MODESTI In pratica, con un reddito lordo di 8 mila euro al mese, una persona a riposo godrebbe di un bonus fiscale di 12,1 euro al mese. Una cifra lontana dagli 80 euro di bonus in busta paga da maggio scorso, ma per arrivare a garantire quella cifra occorrerebbe agire direttamente sulla consistenza degli assegni, alzandoli. Più di cosi, a quel livello di reddito e agendo unicamente sulla leva fiscale, non si può fare. Piuttosto, con maggiori risorse a disposizione derivanti dai risultati della spending review, il governo potrebbe spingersi più avanti verso le pensioni comprese tra 8 e 10 mila euro per aumentare la consistenza delle detrazioni. E questo perché, pure su questo versante, il trattamento riservato ai pensionati è peggiore rispetto a quello che riguarda i dipendenti. Con il risultato che anche fuori dalla no tax area, a parità di reddito, attualmente le due categorie non sono considerate allo stesso modo. La priorità del governo, ad ogni modo, resta la stabilizzazione, per gli anni a venire, degli 80 euro di bonus. E su questo versante trova conferma, in queste ore, l’ipotesi di introdurre una forma di quoziente familiare che superi l’attuale meccanismo di sgravio fondato su un modello individuale. E per tale ragione molto penalizzante per le famiglie. Cosi si sta sviluppando l’idea di alzare la soglia massima di reddito per le famiglie numerose. La soglia potrebbe essere elevata per le famiglie che vivono con un solo stipendio a seconda del numero dei figli: il limite potrebbe salire da 26 a 30 mila euro con due figli a carico, a 42 mila con tre e a 50 mila con quattro. Dovrebbero rientrare inoltre di diritto nella legge di Stabilità anche l’ecobonus al 65% e il bonus ristrutturazioni, che però potrebbe non essere confermato al 50% ma riproposto in forma attenuata. Ogni mossa richiede comunque adeguate coperture ed è in primo luogo alla spending review che si guarda per reperire nel 2015 circa 16 miliardi di euro. Tagli tutt’altro che indifferenti che, secondo le proiezioni contenute nel Def, avranno un impatto negativo crescente sul prodotto interno lordo: dallo 0,1% del 2014 allo 0,3% nel 2017. Allo stesso modo, un effetto negativo potrebbe prolungarsi anche per l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie utilizzata per coprire il taglio dell’Irap. Guardando alle stime del gover no, le due misure annullano praticamente i loro effetti, che rimangono comunque modesti. Per questo continuano le sollecitazioni per un calo più incisivo delle tasse sulle imprese. Una spinta positiva dovrebbe invece arrivare dal pagamento dei debiti della Pa, da completare entro l’autunno, oltre che dalle semplificazioni e, a livello quasi esponenziale, dalla riforma del mercato del lavoro. Intanto ieri il sottosegretario alla Pa Angelo Rughetti, rispondendo a una domanda sul rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, ha spiegato che «il governo deve fare delle scelte, non si può dare tutto a tutti». La proroga del blocco, come anticipato nei giorni scorsi dal Messaggero, sembra dunque avvicinarsi sempre di più.
Michele Di Branco – Il Messaggero – 3 settembre 2014