Le donne percepiscono una pensione inferiore rispetto agli uomini, strettamente correlata al percorso lavorativo delle donne nel mercato del lavoro. Dati recenti hanno messo in evidenza come le pensioni pubbliche delle donne siano inferiori rispetto a quelle degli uomini: l’importo medio annuo delle pensioni di titolarità maschile ammonta a 14.001 euro, il 65,3% in più di quello delle pensioni di titolarità femminile, che si attesta a 8.469 euro.
Pensioni che potrebbero essere integrate ma il tasso di partecipazione alla previdenza complementare delle lavoratrici italiane si attesta a solo il 25,7% (gli iscritti di sesso femminile rappresentano il 36% del totale degli aderenti). I dati sono stati snocciolati da Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che chiuderà i lavori della sessione della Terza Giornata nazionale della previdenza, “Come le donne italiane costruiscono il loro domani”, il 18 maggio dalle 11,30, a Palazzo Mezzanotte, in piazza Affari, a Milano.
“Un dato interessante – spiega la consigliera nazionale di parità- si registra nelle classi di età più giovane. Se solo il 9% degli uomini iscritti a un fondo pensione ha meno di 35 anni, per le donne la percentuale raddoppia e tocca quasi il 18%. A dimostrazione di una maggiore apertura delle giovani donne italiane nei confronti del mondo assicurativo e finanziario”.
“Una più alta partecipazione delle donne nell’economia italiana – aggiunge Servidori – avrebbe dei risvolti positivi anche per la tanto ricercata crescita economica. Se l’occupazione femminile in Italia raggiungesse il 60%, il Pil italiano crescerebbe del 7%. Per ogni 100 donne che lavorano, si creano – conclude – 15 posti di lavoro aggiuntivi nel settore dei servizi. Come ministero del Lavoro e consigliere di parità, in collaborazione con tutti i soggetti pubblici e privati, stiamo promuovendo una serie di momenti di informazione e formazione sui territori sulle modifiche normative introdotte dalle recenti riforme, sul raccordo scuola lavoro per orientare alla scelta degli studi verso profili professionali richiesti dal mercato, lavorando così per aumentare la possibilità di incoraggiare l’entrata e la permanenza di sempre più donne nel mercato del lavoro e assicurare anche a loro una vita contributiva che sia equamente riscontrabile nella previdenza alla quale hanno diritto”.
Italia Oggi – 16 maggio 2013