Pensioni, piano da 5-7 miliardi. Un intervento complessivo in un’unica soluzione
Un intervento complessivo in un’unica soluzione. Il piano sulle pensioni, a meno di sorprese dell’ultima ora, confluirà integralmente nel decreto sulla manovra che sarà varato lunedì. La crisi che attanaglia il nostro Paese e tutta l’Eurozona e la necessità di dare risposte immediate e credibili ai mercati avrebbero indotto il premier Mario Monti e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, a rinunciare al percorso in due tappe (misure urgenti subito, riforma strutturale tra dicembre e gennaio) che era stato immaginato finora. Lo stesso premier appellandosi da Bruxelles al senso di responsabilità delle parti sociali e dei partiti è stato chiaro: le riforme strutturali, pensioni comprese, saranno varate subito.
Il pacchetto organico oscillerebbe, al momento, tra i 5 e i 7 miliardi per la sua prima fase di attuazione, che in gran parte verrebbero utilizzati per alleggerire il carico fiscale e contributivo sul lavoro e per agevolazioni di varia natura e non per fare cassa.
Ma le continue rimodulazioni delle varie opzioni sul tappeto potrebbero modificare l’impatto del capitolo previdenziale. Ultima, in ordine cronologico, quella relativa al superamento dei pensionamenti di anzianità con il solo canale contributivo dei 40 anni: all’ipotesi di far salire l’asticella a 41-43 anni si aggiunge ora quella di sommare al requisito contributivo anche quello anagrafico dei 60 anni per raggiungere quota 100 subito o, più probabilmente, nel 2015.
Con quest’ultima opzione le uscite per anzianità per la sola via contributiva (oggi svincolate da requisiti anagrafici), che rappresentano circa due terzi dell’intero bacino dei trattamenti anticipati, non sarebbero più possibili prima di aver compiuto 60 anni. Una sorta di quota 100 bloccata, sostanzialmente in linea con le indicazioni della Ragioneria generale dello Stato, che ha sempre suggerito un’accelerazione del sistema delle quote (somma di età anagrafica e contributiva) per giungere alla rapida eliminazione delle anzianità.
L’eventuale quota 100 per il solo canale contributivo lascerebbe comunque aperta la strada anche al ricorso del meccanismo flessibile di uscite (con forbice da 63 a 68, o 70, anni e un dispositivo di incentivi-disincentivi) per superare i trattamenti anticipati svincolati dai 40 anni di contribuzione e quelli di vecchiaia. Una soluzione che non sarebbe sgradita al Pd e ai sindacati e che si sposerebbe meglio con l’adozione del contributivo per tutti, in forma pro rata, che dovrebbe scattare dal 1° gennaio 2012. Questa misura, fortemente voluta dalla Fornero, nei primi primi due o tre anni di attuazione garantirebbe pochi risparmi che diventerebbero però più consistenti a regime (1,5-2 miliardi).
Con l’intervento sulle anzianità e sull’età pensionabile verrebbero invece recuperati subito 1,5-2,5 miliardi. Dai 2 ai 6 miliardi (a seconda della modulazione) arriverebbero dal blocco, totale o parziale, di almeno un anno del recupero dell’inflazione sui trattamenti. Un intervento, quest’ultimo, su cui starebbero effettuando le loro valutazioni i tecnici del ministero del Lavoro e dell’Inps.
Il pacchetto-previdenza dovrebbe prevedere anche l’innalzamento di 1-2 punti delle aliquote contributive dei lavoratori autonomi (commercianti e artigiani) con cui verrebbero recuperati da 800 milioni a 1,2 miliardi. Un intervento che rappresenterebbe il primo passo in direzione dell’armonizzazione delle aliquote contributive per poi giungere, a regime, a un loro riallineamento verso il basso. Non è escluso un mini-contributo di solidarietà sui cosiddetti fondi con trattamenti privilegiati (piloti, elettrici, dirigenti). Con il decreto potrebbe anche essere avviato il processo di accorpamento degli enti previdenziali in due grandi istituti (un super-Inps previdenziale e un polo assicurativo), collegato alla spending review prevista dalla manovra di Ferragosto
Sole24ore.com – 1 dicembre 2011