Di sicuro si sa solo che sarà un intervento «sistemico», capace di garantire un’ancor maggiore «equità attuariale» a un modello previdenziale che già oggi gode di una robusta stabilità finanziaria.
Ma per capire quali saranno gli ingredienti della riforma Fornero-Monti bisognerà aspettare ancora qualche giorno. L’obiettivo è confezionare un pacchetto organico da approvare entro la fine dell’anno.
Anche se alcuni interventi potrebbero essere anticipati con la manovra correttiva che il governo dovrebbe varare prima del Consiglio europeo del 9 dicembre (forse la prossima settimana). Si comincerebbe dall’anticipo al 2012 del meccanismo di aggancio all’aspettativa di vita e del percorso per elevare, magari in tempi più stretti, la soglia di vecchiaia delle donne del settore privato.
È possibile anche l’immediato decollo, sempre con il decreto, del contributivo pro-quota per tutti a partire dal prossimo gennaio. E non è del tutto escluso che possa essere anticipata dal 2013 al 2012 anche quota 97 (somma di età anagrafica e contributiva) per i pensionamenti di anzianità. Un’altra opzione (poco gettonata) è il blocco di una anno della finestra di uscita.
Dopo l’eventuale anticipo di alcune misure si aprirebbe comunque la strada per un confronto con le parti sociali, destinato a chiudersi con l’intesa sulla «flessibilità in uscita» da 63 a 70 anni. Un percorso da fare in parallelo a una serie di tecnicalità da rimettere in cantiere.
La prima riguarda i coefficienti di trasformazione, la cui versione aggiornata in questo momento è programmata per il 2013, quando appunto scatta il primo gradino di 3 mesi per l’aggancio del pensionamento all’aspettativa di vita. Se si anticipa di un anno quel meccanismo si devono anticipare anche i coefficienti, per i quali è aperta l’istruttoria di aggiornamento Istat-Lavoro. Il «via libera» immediato al contributivo per tutti, in questa prospettiva di riforma in più tappe, introdurrebbe invece un incentivo naturale al posticipo per i pensionandi di anzianità, compresa la maggioranza relativa di quanti lasciano il lavoro con 40 anni di contributi; una sorta di facilitatore per la trattativa sindacale.
Sul versante dei pensionamenti con il solo canale dei 40 anni di contribuzione, sul tavolo ci sarebbe anche l’opzione di salire a 41 anni. Un’operazione che però incontrerebbe la ferma opposizione dei sindacati. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha detto di essere pronto a discutere ma a patto che oltre al rigore «si guardi anche all’equità». Una posizione simile a quella di Cgil e Uil.
I sindacati non dovrebbero chiudere invece all’estensione del metodo contributivo nella forma pro rata e anche al ricorso a un meccanismo flessibile per consentire i pensionamenti in una forbice compresa tra 63 e 70 anni con disincentivi per chi esce prima dei 65 anni e micro-incentivi per coloro che decidono di uscire dai 66 anni in poi. Una soluzione, quest’ultima, proposta e caldeggiata anche dal Pd.
Il piano Fornero-Monti oltre all’inasprimento dei requisiti per i pensionamenti dovrebbe prevedere, a regime, anche l’armonizzazione delle aliquote contributive con un riallineamento verso il basso.
ilsole24ore.com – 24 novembre 2011