Nel corso della riunione di ieri della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento europeo (ENVI), si è tenuto uno scambio di opinioni con il Commissario europeo Tonio Borg sullo scandalo legato al ritrovamento di carne equina in prodotti trasformati a base di carne bovina.
In apertura Borg ha ribadito nuovamente che, in base alla prove raccolte finora sullo scandalo, è emerso che non si tratta di un problema di sicurezza alimentare ma di etichettatura fraudolenta, in quanto la carne di cavallo può essere un ingrediente legittimo se segnalato propriamente in etichetta.
Borg ha sottolineato che la rintracciabilità dei prodotti fraudolenti è stata immediata e che il sistema legislativo dell’UE si è mostrato all’altezza, evidenziando che l’UE ha uno dei migliori sistemi di sicurezza alimentare del mondo; la frode è imputabile ad una violazione della legislazione esistente.
Al riguardo, gli Stati membri sono responsabili di verificare se i prodotti alimentari commercializzati sul mercato europeo presentano dei rischi e se rispettano o meno la normativa vigente nell’Ue. E in caso di riscontro di violazioni sono quindi chiamati ad applicare sanzioni proporzionate e dissuasive.
Borg ha ricordato inoltre che, a seguito dell’adozione del piano di controllo concordato (piano di monitoraggio, cofinanziato al 75% dalla Commissione europea, in 2 azioni: prove DNA su prodotti a base di carne bovina e verifica della presenza di fenilbutazione nella carne equina), i primi risultati saranno comunicati alla Commissione europea il 15 aprile e saranno immediatamente pubblicati a fine di trasparenza.
In merito alla richiesta di anticipare la relazione sull’etichettatura del paese di origine per la carne utilizzata come ingrediente, prevista per dicembre 2013 secondo quanto disposto dal Regolamento 1169/2011, il Commissario ha affermato che la Commissione europea dovrebbe essere in grado di realizzare la relazione in oggetto entro l’estate 2013, ma che tuttavia l’etichettatura di origine non avrebbe prevenuto la frode alimentare, dal momento che in questo caso la frode non ha riguardo l’origine, ma la specie della carne contenuta nel prodotto.
In merito alla necessità di indicare in etichetta l’origine della carne utilizzata nei prodotti alimentari trasformati, sempre più sostenuta da diversi Stati membri (come emerso nel corso dell’ultima riunione del Consiglio Agricoltura), il Commissario si è detto aperto a tale possibilità ma che prima di prendere una decisione sarà necessario attendere i risultati della valutazione di impatto ed della relazione sopramenzionata, che dovranno tenere in conto la fattibilità ed i costi di tale opzione.
Sicurezzaalimentare.it – 1 marzo 2013