
Per i nuovi ospedali servono 6,2 miliardi nei prossimi 10 anni. Necessari forti interventi di riqualificazione
Quanto costa un posto letto in ospedale? «La ristrutturazione e nuova costruzione di un posto letto nelle strutture sanitarie ospedaliere ha costi elevatissimi, compresi, considerando un ambito di medio livello, tra i 120mila e i 250mila euro». Lo afferma il Quarto Osservatorio sulla sostenibilità e sulla sicurezza, realizzato da Scenari Immobiliari in collaborazione con Johnson Controls. Partendo dal dato precedente e calcolando che l’Italia ha urgentemente bisogno di strutture sanitarie di livello adeguato, Johnson Controls stima che in un’ottica di lungo periodo, oltre i 45 anni, si dovranno spendere tra i 27 e i 30 miliardi di euro per riqualificare gli ospedali italiani. In una prospettiva più verosimile di 10 anni, l’investimento necessario è quantificabile in 6,2 miliardi di euro, di cui il 18% circa attribuibile alla componente tecnologica (quindi 1,1 miliardi); la forza lavoro coinvolta sarà superiore alle 6mila unità. Un investimento necessario perché l’ospedale è un asset strategico di un Paese.
Nel panorama nazionale ci sono oltre mille strutture per la diagnosi e la cura delle malattie acute o di lunga durata che non possono essere trattate ambulatorialmente o a domicilio. Di queste, si legge nell’Osservatorio, circa il 52% sono realtà pubbliche e il 48% realtà private accreditate.
La sanità italiana dispone così di circa 190mila posti per la degenza ordinaria, 13mila posti per day hospital e 8.500 per day surgery, con un totale di circa 210mila posti letto. Questo dato corrisponde a 3,6 posti letto ogni mille abitanti, indicatore che scende a 3 ogni mille abitanti se si prendono in considerazione i ricoveri acuti. «L’offerta è paragonabile a quella di Spagna e Regno Unito – recita l’Osservatorio – e inferiore a quella tedesca e francese». I posti per la riabilitazione e la lunga degenza scendono poi a 0,6 ogni mille abitanti e, ovviamente, si assiste a una disomogeneità a livello regionale.
Dall’energia alla logistica
Le carenze impiantistiche sono gravi, basti pensare all’inefficienza energetica. Gli ospedali sono infatti strutture sanitarie complesse, veri e propri “divoratori” di energia, tanto che questo costo incide per circa il 5% del fatturato sanitario. Il riscaldamento e il raffreddamento, in particolare, incidono per circa il 65% del totale dei consumi energetici di un ospedale. Va da sé che la necessità di una riqualificazione generalizzata è importantissima.
Alle carenze impiantistiche vanno poi aggiunte quelle infrastrutturali: circa il 60% degli edifici adibiti ad ospedali ha in Italia più di 60 anni e secondo il Rapporto oltre 85mila posti letto sono in edifici da demolire e ricostruire ex novo. La disposizione logistica degli ospedali è inoltre ormai superata, dato che i nuovi ospedali vanno nella direzione del superamento della segmentazione degli spazi per reparti e un disegno della struttura in base alla gravità, un riposizionamento del pronto soccorso e delle sale operatorie, la riorganizzazione degli spazi per avere stanze singole o doppie e così via.
La spesa sanitaria nazionale ammonta a oltre 150 miliardi di euro l’anno. Nel 2019 gli investimenti in strutture sanitarie hanno formato circa il 5% dei volumi, per un ammontare di circa 12,5 miliardi. «I 600 milioni investiti da istituzionali sono stati la cifra più alta del quinquennio, con un incremento, rispetto alla seconda metà dello stesso, del 50%», si legge nell’Osservatorio.
Gli investimenti in strutture ospedaliere sono solo una parte, peraltro, del cosiddetto settore dell’health care dal punto di vista del real estate, dove le Rsa costituiscono l’altra importante faccia e dove la domanda potenziale di posti letto è di quasi il doppio dell’offerta attuale. Va poi aggiunto tutto il settore della R&D sanitaria e dei poli scientifici. Un esempio è il nuovo Polo per la medicina traslazionale in costruzione a Carini (Pa) specializzato nella medicina biomedica e che occuperà un’area di 31mila mq, il cui iter gestazionale è stato estremamente complesso, oltre 10 anni dal primo bando di gara. «Dopo anni e anni, il cantiere è partito – spiega Massimo Roj, fondatore di Progetto Cmr che ha collaborato con Hok nella realizzazione del polo – e si tratta di un investimento di 146 milioni, destinato a diventare un fiore all’occhiello del real estate di nuova generazione in ambito sanitario, puntando come minimo alla certificazione Leed Gold».
Evelina Marchesini