Per metà è arrivata al traguardo. L’altra metà lo taglierà, con ogni probabilità, in settimana. La ex legge Comunitaria, che ora si compone di due parti, porta in dote al Governo un corposo elenco di direttive da recepire e di altri atti da trasfondere nella legislazione interna.
Una serie di norme che copre un ampio spettro di settori – dal fisco ai combustibili, dall’equipaggiamento marittimo al commercio dei cavalli – e che impone una corsa contro il tempo per rispettare i termini di recepimento e non inficiare le performance fin qui raggiunte. Una direttiva – quella sul diritto d’autore – è infatti già scaduta e altre sei devono entrare nel nostro ordinamento entro fine anno.
La ex Comunitaria
Prima c’era la Comunitaria, un’unica legge con la quale si prendeva atto dei provvedimenti dell’Unione europea da recepire. Una legge che spesso si trascinava a lungo in Parlamento, dando luogo a numerose procedure di infrazione da parte della Commissione europea. Nel 2012 si è dunque deciso di cambiare impostazione. La legge 234 ha, tra gli altri interventi, stabilito che la legge Comunitaria si sarebbe divisa in due parti: la legge di delegazione europea e la legge europea. Il perché lo spiega l’attuale sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega alle politiche europee, Sandro Gozi: «Abbiamo voluto lo sdoppiamento per agire in modo più rapido e per trattare meglio aspetti rilevanti ma distinti: come preparare e attuare le decisioni europee e come gestire il contenzioso Ue. Siamo così passati da una legge comunitaria a quattro leggi all’anno. E i risultati si vedono. Vogliamo proseguire su questa strada».
Il riferimento di Gozi è al fatto che nel 2013 si approvarono due leggi di delegazione e due leggi europee, costretti dall’esigenza di colmare il vuoto del 2011 e 2012, quando non arrivò al traguardo alcuna Comunitaria. Quest’anno si prevede di replicare per migliorare i già buoni risultati sul fronte del recepimento delle direttive, così da azzerare l’arretrato. Questo significa disfarsi degli oneri economici causati dalle procedure di infrazione e acquisire la patente di Paese virtuoso, con maggiori possibilità di accedere ai finanziamenti Ue.
D’altra parte, il raddoppio è contemplato. È infatti previsto che la legge di delegazione – dedicata ad assegnare al Governo le deleghe per recepire le direttive e gli altri atti Ue – sia presentata entro il 28 febbraio di ogni anno e, se il legislatore lo ritiene opportuno, sia accompagnata dalla legge europea, che invece contiene le norme dell’Unione di diretta attuazione. Entro il 31 luglio, poi, si può replicare e presentare una seconda legge di delegazione e una europea.
Le due parti
La legge europea 2015-2016 (legge 122/2016) è arrivata al traguardo a fine giugno, precedendo di poco la legge di delegazione 2015, che invece si appresta a tagliare il nastro. Il provvedimento, che aveva ricevuto il via libera della Camera a fine aprile, era calendarizzato per l’aula del Senato già la scorsa settimana, ma poi non è stato inserito nelll’ordine del giorno. Dovrebbe, dunque, risolversi tutto in settimana.
Entrambi gli interventi sono ad ampio raggio. La legge europea prevede la diretta attuazione di una decisione Gai (consiglio di giustizia e affari interni) e di tre direttive, tra le quali due sul regime fiscale delle società madri e figlie, il cui termine di recepimento è scaduto il 31 dicembre scorso. Le altre disposizioni, di attuazione diretta, sono invece finalizzate a definire 16 procedure avviate dalla Ue nei confronti del nostro Paese: 4 di infrazione, una di cooperazione in materia di aiuti di Stato, una in materia di aiuti di Stato e 10 casi di pre-contenzioso.
La legge di delegazione, invece, contiene deleghe al Governo per il recepimento di 14 direttive, di 12 regolamenti, di una decisione Gai e di una raccomandazione. Previsioni che ora Palazzo Chigi dovrà, al massimo entro un anno, tradurre in decreti legislativi.
Antonello Cherchi – Il Sole 24 Ore – 11 luglio 2016