Dopo la scossa del 24 agosto ci sono state fino a ieri sera oltre 750 repliche. È normale? «Il numero impressiona — spiega Andrea Tertulliani, primo ricercatore e direttore di sezione dell’Ingv — ma rientra nella norma. In questo caso si è registrata una quantità leggermente superiore alla sequenza del terremoto dell’Aquila dopo la grande scossa ma nella sostanza è equivalente.
Tutto dipende dalla natura della faglia, da quanta energia resta da liberare dopo la prima scossa più violenta. La stima di quanto possa durare nel tempo è impossibile. Può esaurirsi rapidamente in alcune ore, oppure richiedere giorni e in alcuni casi anche degli anni come è avvenuto in passato».
1 Una sequenza da record quale è stata?
«Nel gennaio 1915 si scatenò il terremoto della Marsica in Abruzzo che fece oltre trentamila vittime distruggendo Avezzano e altri numerosi centri abitati. Raggiunse l’XI grado della scala Mercalli equivalente oggi al settimo della Scala Richter. Ne seguì uno sciame sismico imponente che si protrasse per circa tre anni, fino al 1918 diffondendosi tra Marche, Abruzzo e persino in Toscana. Solo nei primi sei mesi l’osservatorio di Rocca di Papa registrava 1.300 scosse di varia intensità che provocarono danni in settecento località coinvolgendo, alla fine, sei regioni. Persino a Roma molti edifici subirono lesioni e in alcuni casi dei crolli. Pure il terremoto in Irpinia fu seguito da una sequenza protrattasi per oltre un anno».
2 Da cosa dipende una sequenza così lunga?
«La causa è legata al modo nel quale si diffonde la faglia e alle caratteristiche del suolo che incontra e che possono influenzare il cammino delle onde amplificando o rallentando il fenomeno. Alcune similitudini con il terremoto attuale si riscontrano nel sisma del 1639, pur non disponendo per allora di dati molto precisi. Un elemento può essere l’influenza di una faglia su un’altra che può essere silenziosa perché non ha ancora raggiunto un accumulo sufficiente di energia tale da scatenare il sisma. In tal caso la rottura di una faglia ne innesca un’altra, provocando un aumento nel tempo dell’evento».
3 C’è una classificazione delle sequenze?
«Non esiste una nomenclatura delle sequenze. Si sono registrate manifestazioni diverse e un caso che ha cambiato il modo di osservare il fenomeno è quello del terremoto di Colfiorito tra Marche e Umbria. Iniziò nella primavera del 1997 quando, in maggio, un sisma di 4,5 gradi della scala Richter rese inagibile il centro storico di Massa Martana (Perugia). Le scosse continuarono con un aumento di intensità in settembre arrivando a 6 gradi della scala Richter e proseguendo in modo altalenante ma a livelli elevati non inferiori ai 4 gradi sino al giugno dell’anno successivo».
Giovanni Caprara – Il Corriere della Sera – 26 agosto 2016