Dall’indagine è emerso infatti che l’obiettivo di eradicare la malattia dalla Regione è fortemente condizionato dalla presenza dagli allevamenti allo stato brado, dall’impropria gestione degli usi civici nei pascoli demaniali, nonché dalla totale assenza di controlli dei suini nelle aree protette.
Prosegue l’impegno dell’Italia per l’applicazione delle misure straordinarie contenute nel Piano della Peste suina africana approvato dalla Commissione europea nel novembre 2012. Nei giorni scorsi si è conclusa la visita ispettiva in Sardegna del Food Veterinary Office (Fvo) di Dublino, che ha ribadito la necessità di combattere la presenza di maiali illegali negli allevamenti. Infatti, l’obiettivo di eradicare la malattia dalla Sardegna (dove è presente dal 1978) è fortemente, se non esclusivamente, condizionato dalla presenza sull’isola di suini illegali, dagli allevamenti allo stato brado, dall’impropria gestione degli usi civici nei pascoli demaniali nonché dalla totale assenza di controlli dei suini nelle aree protette. Per tutte queste cause ad oggi la peste suina africana è sottostimata e quindi sottonotificata.
La presenza di questa malattia, oltre a rappresentare una forte limitazione allo sviluppo del settore suinicolo e dei prodotti tipici della salumeria destinati alla commercializzazione fuori dall’isola, crea difficoltà agli scambi intracomunitari e costituisce un grave handicap nelle procedure di negoziazione tra l’Unione europea e i Paesi terzi che fanno pesare, in modo rilevante, la presenza della malattia in Europa.
L’analisi degli ispettori del Fvo ha coinciso perfettamente con quanto rilevato dal Ministero della Salute nel corso delle attività di vigilanza svolte negli anni e da ultimo anche da parte dei Nas, e le cui risultanze sono state segnalate alle autorità regionale e al delegato del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, nel tavolo interassessoriale per l’attuazione delle misure straordinarie di lotta alla peste suina africana.
Quotidiano sanita – 27 marzo 2013