Cristina Giacomuzzo. Sconto del 70 per cento sulle analisi per la qualità dell’acqua che si beve. Esenzione del ticket sanitario per gli esami cimici. Poi i contributi. Sul tavolo ci sono 2,3 milioni di euro. Queste sono le cifre del primo disegno di legge del Consiglio regionale per fronteggiare l’emergenza Pfas in Veneto. Poi ci sono gli indirizzi: come quello che riguarda la facoltà della Regione di costituirsi in giudizio in tutti i procedimenti legali che riterrà opportuno. Non ultima la posizione di sostegno nei confronti dei veneti, soprattutto vicentini, che si sono trovati il problema a casa, nel rubinetto dell’acqua. Sono sei gli articoli del provvedimento che puntano a sostenere un territorio colpito, fortemente e per anni, dall’inquinamento di sostanze perfluoro alchiliche. Un territorio che ora è sotto osservazione dal punto di vista sanitario e ambientale. Dopo il primo monitoraggio, sono in corso altri approfondimenti che saranno resi noti a breve. Il primo firmatario di questa norma è il presidente del Consi glio regionale, il vicentino Roberto Ciambetti.
La proposta ha ottenuto ampio consenso: è stata sottoscritta da oltre 40 consiglieri in modo bipartisan. «Mi auguro – dichiara – vista la condivisione che fin qui c’è stata, che il percorso per approvare questa legge sia veloce. Si tratta di un provvedimento che permette di dare copertura legislativa e finanziaria alle azioni fin qui intraprese e che vanno messe in campo nell’immediato». L’iter, quindi, prevede oggi la presentazione del progetto di legge in Seconda Commissione. Poi nelle prossime settimane inizierà la discussione. Quando il testo sarà licenziato approderà in Consiglio per l’approvazione. Difficile prevedere i tempi visto che i lavori del Consiglio sono ancora bloccati sulla riforma della sanità. Ecco cosa prevede, al momento, il testo che muove dalla «garanzia del diritto all’accesso all’acqua potabile di tutela della salute pubblica».
TUTELA LEGALE. Punto uno. «La Giunta regionale – si legge nel documento – ha la facoltà di concedere un sostegno finanziario per l’assistenza legale a persone fisiche e giuridiche residenti nei territorio interessati dalla contaminazione» per quanto patito. Insomma, un po’ come è successo per lo scandalo che ha travolto le banche venete, la Regione è pronta a offrire un aiuto concreto a chi intende dichiarare battaglia legale. Punto due. «La Giunta regionale ha la facoltà di costituirsi in giudizio nelle forme e condizioni previste dall’ordinamento, in tutti i procedimenti» che riterrà opportuno. In sostanza, se ci saranno gli estremi per far causa contro chi ha rilasciato le sostanze inquinanti, potrà agire. Resta il fatto che, al momento, questo non sembra fattibile: sono recentissimi i limiti imposti per legge alle concentrazioni di tali composti chimici.
CONTRIBUTI. La norma prevede poi una serie di aiuti economici a chi si ritrova questo problema in casa, i proprietari o titolari di pozzi potabili. E cioè: contributi per la dotazione di strumenti per le analisi sulla presenza di Pfas; per l’installazione di filtri, per l’abbattimento di tali sostanze e per allacciarsi all’acquedotto. E ancora. Nel testo si fa riferimento alla stipula di una convenzione fra i Comuni dei territori interessati e l’Arpav per concedere uno sconto del 70% ai proprietari di pozzi. «La Giunta – si legge ancora – dispone poi che ospedali, scuole e altre strutture che erogano acqua potabile per la collettività, se alimentati da pozzi, debbano essere allacciati all’acquedotto».
TUTELA DELLA SALUTE. C’è poi un intero articolo dedicato alla salute. A seguito dello studio epidemiologico sulla popolazione esposta alla contaminazione, è stato deciso di effettuare uno screening decennale. Per far questo la Giunta ha disposto l’esenzione del ticket per la popolazione residente nei territori inquinati, o in altre zone geografiche che verranno eventualmente identificate in futuro.
Il Giornale di Vicenza – 13 settembre 2016