Il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo ha risposto ieri in Commissione Sanità del Senato all’interrogazione n. 3-02619, del M5s sullo studio sull’accumulo nell’uomo di Pfas ritrovate nell’acqua delle province di Vicenza, Verona e Padova ancora nel 2013. Gli esponenti del Movimento si sono detti parzialmente insoddisfatti della risposta ottenuta sui risultati del biomonitoraggio ematico e promettono nuova battaglie.
“Non ci ha fornito – dicono – alcuna informazione in più rispetto a quelle già in nostro possesso. Non ci ha fornito i risultati disaggregati divisi comune per comune e per fasce d’età. Considerata la gravità e l’estensione del problema ci si aspettava una maggior collaborazione ma evidentemente il Ministero non ha il polso della situazione e ancora una volta vengono nascosti i dati”, affermano i senatori pentastellati. Nella sua risposta il sottosegretario ha riferito anche che lo studio sugli allevatori più esposti (dopo oltre un anno dall’avvio del biomonitoraggio!) è tuttora in corso: la Regione del Veneto è in fase di arruolamento dei soggetti, per cui l’Iss è in attesa di ricevere i campioni sui quali effettuare l’analisi.
Il testo della risposta di DE FILIPPO: In merito ai quesiti oggetto dell’interrogazione, il Sottosegretario precisa che lo studio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con la Regione del Veneto, a cui l’interrogazione fa riferimento, ha avuto l’obiettivo di caratterizzare l’esposizione a sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in soggetti residenti in aree di alcune Province del Veneto interessate da presumibile esposizione incrementale a questi inquinanti, rispetto a gruppi di popolazione di controllo residente in altre aree geografiche del Veneto, identificate in base ai dati disponibili sulla contaminazione da PFAS della filiera idrica. Nell’ambito dello studio è stata condotta anche un’analisi genetica con l’obiettivo di caratterizzare i soggetti arruolati per la presenza di una variante allelica del trasportatore renale OATP1A2 presumibilmente coinvolto nel bilanciamento secrezione/riassorbimento di tali sostanze.
Sono stati selezionati i seguenti Comuni:
– per l’area a esposizione incrementale: Montecchio Maggiore, Lonigo, Brendola, Creazzo, Altavilla, Sovizzo, Sarego;
– per l’area di controllo: Mozzecane, Dueville, Carmignano, Fontaniva, Loreggia, Resana, Treviso.
I risultati dello studio sono stati illustrati dal Responsabile scientifico dello studio per l’Istituto Superiore di Sanità in due presentazioni pubbliche organizzate dalla Regione Veneto tenutesi a Venezia il 20 e 21 aprile 2016. Hanno partecipato a questi incontri i Sindaci dei Comuni coinvolti nello studio e rappresentanti della stampa.
Tali risultati hanno evidenziato concentrazioni nel siero della maggior parte dei PFAS dei residenti nelle aree interessate dalla contaminazione delle acque significativamente superiori a quelle dei residenti delle aree identificate come di controllo. All’interno del gruppo degli esposti sono stati inoltre identificati sottogruppi a maggiore esposizione (residenti nella ULSS 5).
Relativamente all’analisi genetica i dati ottenuti indicano che non c’è relazione tra i livelli di dose interna dei PFAS e il genotipo analizzato. Pertanto, la dose interna così come evidenziata dallo studio di biomonitoraggio è determinata essenzialmente dall’esposizione esterna e non dalle caratteristiche genetiche individuali studiate.
L’Istituto medesimo ha, inoltre, fornito alla Regione del Veneto le schede individuali delle analisi effettuate, per la restituzione dei dati alle persone arruolate per l’indagine, corredate da alcune note esplicative.
Il Sottosegretario riferisce che lo studio sugli allevatori è tuttora in corso: la Regione del Veneto è in fase di arruolamento dei soggetti, per cui l’Istituto è in attesa di ricevere i campioni sui quali effettuare l’analisi.
Il Sottosegretario mette a disposizione una nota dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il senatore CAPPELLETTI (M5S) si dichiara parzialmente soddisfatto per la risposta fornita, da cui emerge l’esistenza di un problema di contaminazione delle acque. Chiede inoltre al Ministero che i dati messi a disposizione da parte del Ministero siano resi noti anche in forma disaggregata, in modo tale da dare concreta possibilità ai cittadini di conoscere i rischi connessi all’utilizzo di acque nel proprio Comune di residenza.
Il testo dell’interrogazione
Atto n. 3-02619 (in Commissione) Pubblicato il 25 febbraio 2016, nella seduta n. 582
CAPPELLETTI , SANTANGELO , DONNO , PUGLIA , MANGILI , ENDRIZZI , BERTOROTTA , GAETTI , CASTALDI , GIROTTO , PAGLINI , MONTEVECCHI , AIROLA , MARTON , MORONESE , MORRA
Ai Ministri della salute e dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Premesso che la Regione Veneto, a seguito del rinvenimento nel 2013 di sostanze perfluoroalchiliche nei corsi d’acqua e nell’acqua di falda ad uso potabile ed irriguo di una vasta zona del Veneto, che vede coinvolte le province di Vicenza, Verona e Padova, ha deciso di effettuare, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità (ISS), uno studio sull’esposizione umana a tali composti chimici nonché sul loro bioaccumulo nell’uomo;
considerato che risulta agli interroganti che i risultati dello studio dovrebbero già essere, almeno in parte, in possesso dell’ISS; lo studio ha visto coinvolte 600 persone, di cui 480 fra la popolazione generale, 240 fra i residenti (esposti) nelle zone in cui è stata rilevata la contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) e 240 fra i residenti (non esposti) in zone di confronto, nonché 120 tra agricoltori, allevatori o piscicoltori,
si chiede di sapere:
-quali siano le risultanze, anche parziali, dello studio effettuato dalla Regione Veneto, in collaborazione con l’ISS, sul bioaccumulo delle sostanze perfluoalchiliche nelle persone esposte;
-se siano stati avviati, o programmati, interventi di tutela sanitaria, nonché di bonifica e/o ripristino ambientale dell’area, qualora le risultanze della ricerca abbiano evidenziato livelli preoccupanti di contaminazione nella popolazione;
-se, e con quali modalità, i Ministri in indirizzo intendano consentire l’accesso a tale studio e la sua pubblica divulgazione.
7 luglio 2016