L’inquinamento da Pfas non ha colpito solo le acque delle province di Vicenza, Verona e Padova ma, come si temeva, si è esteso ad altre zone del Veneto. Le analisi dell’Arpav rilevano la presenza delle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) anche nelle acque superficiali della provincia di Rovigo, sopra la soglia dei 10 nanogrammi, ritenuta di bassa concentrazione per questi composti potenzialmente pericolosi per la salute delle persone, ma si tratta dei primi prelievi.
I dati più alti per il Polesine sono stati registrati a Corbola, località nel Delta del Po, con un picco di 196 nanogrammi per litro di Perfluoro Butan Sulfonato nelle acque superficiali, rilevati il 10 febbraio scorso. Una presenza cresciuta rispetto al precedente campionamento del 24 novembre 2015, quando erano stati riscontrati 133 nanogrammi per litro della medesima sostanza perlfluoroalichilica. Parametro superiore alla soglia di bassa concentrazione rilevata, sempre il 10 febbraio, anche a Taglio di Po dove, sempre il Perfluoro Butan Sulfonato, è stato misurato a 93 nanogrammi per litro.
Ma destano ancora più preoccupazione le misurazioni effettuate a Merlara, località in provincia di Padova, che dista una manciata di chilometri da Badia Polesine. Sempre in acqua superficiale è stato rilevato, nel campionamento del 19 maggio 2015, un picco di 1.080 nanogrammi per litro del «solito» Perfluoro Butan Sulfonato.
«Sussistono diverse situazioni di potenziale pericolo — osserva Diego Crivellari, deputato del Pd — soprattutto per la contiguità con la Bassa Padovana, dove ci sono falde in cui sono state rilevate concentrazioni preoccupanti di Pfas. E senza dimenticare i gravissimi problemi di inquinamento del bacino del Fratta Gorzone». Un quadro che ha spinto Crivellari a presentare un’interrogazione urgente al ministero dell’Ambiente. «E’ necessario — spiega il parlamentare — conoscere il piano, la metodica, il programma dei controlli sul territorio veneto. E in particolare nella zona della provincia di Rovigo, dove sembra ci siano 35 siti con presenza di Pfas: i dati dell’Arpav hanno delineato un territorio inquinato e da tenere sotto controllo». Il monitoraggio dev’essere particolarmente severo sulle acque potabili. «In Polesine — conclude il deputato — ci sono 4 centri di potabilizzazione sull’Adige e sei sul Po, importantissimi per l’approvvigionamento idrico della popolazione. Vanno seriamente controllati».
Nicola Chiarini –Il Corriere del Veneto – 30 aprile 2016