di Matteo Guarda. È il contenuto dell’ordinanza firmata ieri da Roberto Castiglion, primo cittadino di Sarego: in base a nuove interpretazioni sui limiti di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche, i ben noti Pfas, l’acqua non di questi pozzi non può essere bevuta, nè utilizzata per scopi alimentari, ma nemmeno per irrigare l’orto o abbeverare gli animali. Nei prossimi giorni le ordinanze saranno notificate ai proprietari interessati. Secondo i precedenti parametri, erano solo 9 i pozzi che non risultavano a norma.
Il cambio di rotta è avvenuto nel corso di un recente incontro in municipio tra il sindaco Castiglion, l’assessore all’ambiente Flavio Zambon e i responsabili del Servizio igiene, alimenti e nutrizione (Sian) dell’Ulss 5, Franco Rebesan, e del Servizio di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, Adolfo Fiorio. «L’assessore Zambon aveva riscontrato una discrepanza sui criteri di potabilità tra il parere della Regione e quello del Sian dell’Ulss 5 – spiegano gli amministratori -. E stato chiarito che i valori limite da considerare per la potabilità dell’acqua nei pozzi privati sono quelli prescritti dall’Istituto superiore di sanità, ripresi dalla Regione, e non quelli più elevati dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, presi a riferimento dal Sian».
Una novità che ha imposto di rivedere gli interventi fin qui adottati. «Rielaborando le 84 analisi sui pozzi privati, ci si è resi conto che il numero di quelli da considerare non potabili va oltre i 9, arrivando a 61, pari al 73 percento dei pozzi esaminati – aggiungono -. Con profondo disappunto per quanto emerso, alla luce delle nuove informazioni rilevate intendiamo tutelare la salute dei concittadini adottando le misure più cautelative. Inoltre, è stato già coinvolto l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte che ha comunicato lo stanziamento di 100 mila euro per l’estensione dell’acquedotto nelle zone non ancora servite. Ci stiamo poi muovendo – dicono infine gli amministratori – per coinvolgere i ministeri della Salute e dell’Ambiente».
«Pfas, Sarego ha troppa fretta». Il sindaco di Brendola interviene sul divieto del collega di usare i pozzi privati per bere. Chiesto un incontro con Uiss 5, Arpav e Comitato Acqua Sicura
«L’attesa di tempi maturi per prendere una decisione condivisa è condizione necessaria per non preoccupare la popolazione con decisioni dettate dalla fretta». Così il sindaco di Brendola Renato Ceron commentala decisione del collega Roberto Castiglion di Sarego di vietare l’utilizzo, per uso potabile, dell’acqua di 61 pozzi privati. Il problema delle sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua (Pfas e Pfoa) si scontra da tempo con l’incertezza sui valori limite da prendere come riferimento: quelli considerati dal ministero della salute, e quindi dalla Regione, sono più restrittivi rispetto a quelli osservati dall’Ulss 5, che si rifa all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). A Brendola ci sono 172 pozzi privati censiti, con 77 campioni a disposizione: in tutti la concentrazione di Pfas e Pfoa, dice il Comune brendolano, «è abbondantemente inferiore ai valori fissati dall’Efsa considerati dalla nostra Uiss. «Sono costantemente a contatto con i responsabili dell’ufficio di controllo Uiss – precisa il sindaco Ceron – e posso assicura re che i valori ad oggi delle nostre analisi sono nettamente rassicuranti. Comprendo la preoccupazione del collega di Sarego, però il nostro compito è quello di evitare azioni che inducano ad allarmismi». Ceron specifica che era stato concordato, tra sindaci, di prendere iniziative solo alla fine del periodo di monitoraggio, che si concluderà nelle prossime settimane: «Ho chiesto di fissare con urgenza un incontro, da fare qui a Brendola, con noi sindaci, il direttore generale dell’Ulss 5 Giuseppe Cenci, rappresentanti dell’Arpav e del Comitato Acqua Sicura. Non c’è tempo da perdere conclude – per dare ai cittadini quella chiarezza che è sinonimo di tranquillità».
LONIGO.Nel territorio leoniceno sono state eseguite analisi su centinaia di pozzi privati, ma soltanto in 4 casi l’Ulss ha chiesto al Comune di emanare ordinanze perché la presenza dei Pfas era superiore ai limiti. Lo precisa il sindaco Giuseppe Boschetto: «In tre casi è stato installato un depuratore, a cura di Acque del Chiampo, mentre un’azienda zootecnica si è allacciata all’acquedotto». Il primo cittadino aggiunge che stanno dando risultati molto positivi i nuovi filtri a carboni attivi installati da Acque Veronesi nella centrale di Madonna di Lonigo: «L’acqua dell’acquedotto è ora sotto i parametri per le sostanze perfluoroalchiliche, anche secondo quelli più restrittivi»,
Il Giornale di Vicenza – 17 e 18 gennaio 2015