La cittadina di Hoosick, 280 chilometri a nord di New York, ha avviato una class action contro la Saint Gobain: la fabbrica avrebbe contaminato le falde con acido perfluoroottanoico. La sostanza cancerogena ha una presenza 45 volte superiore a quella consentita
Quando a Hoosick hanno visto arrivare Erin Brockovich, i 3.500 abitanti della piccola cittadina americana (280 chilomenti a nord di New York) si sono spaventati davvero. Hanno richiamato alla memoria la causa intentata nel 1993 dall’attivista contro la Pacific Gas & Electric per la contaminazione delle acque di Hinkley (California) con cromo esavalente, responsabile di un esplosione di casi di cancro. Un déja vu di quanto sta succedendo a Hoosick dove la falda acquifera è impregnata di acido perfluoroottanoico (Pfoa), un acido di sintesi utilizzato per impermeabilizzare i tessuti e soprattutto per realizzare il teflon, il materiale antiaderente con il quale è rivestita la larga maggioranza delle padelle mondiali.
E se più di uno studio ha scagionato il teflon dalle accuse di essere dannoso per la salute, nessuno ha dubbi sulla pericolosità dell’eccessiva concentrazione di Pfoa: per le padelle il rischio non esisterebbe perché l’acido serve come addensante, ma la minaccia diventa reale quando gli scarti si riversano nell’atmosfera e nell’acqua. Secondo l’Epa, la stessa agenzia ambientale americana che ha scoperto il dieselgate, l’eccesso di Pfoa sarebbe tra le cause di cancro, malattie della tiroide, colite ulcerosa e colesterolo alto.
Nel mirino dell’intera città e dello Stato di New York sono finete la Saint Gobain e la Honeywell International, l’attuale e il precedente proprietario dello stabilimento che produce il teflon: contro le due società è stata avviata una class action, ma nel frattempo tra i cittadini è scoppiato il panico. C’è chi ha chiamato la polizia per sapere se l’acqua del rubinetto potesse bruciare la pelle, mentre le file negli ambulatori sono sempre più lunghe: gli abitanti di Hoosick si sottopongono a esami del sangue senza sosta. Nessuno lava più i piatti e nemmeno i vestiti. Le banche hanno colto la palla al balzo e hanno smesso di concedere mutui: una mossa cinica per non aver a che fare con creditori che potrebbero non esserci più. “Ci trasformeremo in una città fantasma” ha detto al New York Times un’abitante dopo che le autorità hanno suggerito di non bere acqua dal rubinetto.
D’altra parte dopo aver cercato di rassicurare la popolazione per quasi un anno, i test effettuati sui pozzi vicino agli stabilimenti del teflon mostravano una concentrazione di Pfoa pari a 45 volte quella massima raccomandata. Costringendo così il comune e gli uffici del governatore a prendere una posizione forte. Dalla scoperta della contaminazione Saint Gobain ha iniziato a pagare l’acqua in bottiglia per tutti i residenti, ma la paura domina sulla città. A tranquillizzare la gente, però, non bastano i pochi milioni di dollari investiti per costruire un sistema di filtri e depurazione delle acque.
“Ci hanno mentito per quasi due anni” dice ancora al NYT Kimberly Cooley raccontando che i cambiamenti nell’aria erano evidenti da tempo, almeno da quando dall’acqua del rubinetto sono iniziati ad arrivare strani odori.
La stessa Cooley è stata operata alla tiroide per un tumore. A sentirsi tradita, oggi, è l’intera comunità. La stessa che decenni fa aveva accolto con entuasiasmo l’arrivo in città della fabbrica, in un momento durante il quale altri stabilimenti chiudevano.
Repubblica – 6 marzo 2016