Con un comunicato in data odierna la Giunta regionale annuncia le decisioni assunte “per affrontare e possibilmente risolvere nei tempi più brevi e con la necessaria conoscenza e certezza scientifica, il problema dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che ha interessato 79 Comuni del Veneto”. Le misure, stando sempre al comunicato, prevedono “la predisposizione e realizzazione di un Piano di Monitoraggio sulle matrici di interesse alimentare in relazione alla contaminazione di Pfas in alcuni ambiti del territorio regionale, affidandone il compito all’Istituto superiore di sanità, che opererà con ulteriori finanziamenti regionali aggiuntivi rispetto ai circa 500 mila euro già spesi in passato”. Quindi “il rafforzamento della Commissione Tecnica Regionale specifica con una nuova composizione multidisciplinare che operi, come una vera e propria “Task Force”, una ricognizione esaustiva della situazione e dei possibili sviluppi per tutte le matrici interessate dalla contaminazione e conseguenti valutazioni delle ricadute su tutti gli ambiti interessati”.
La Task Force regionale, annuncia il comunicato, è stata così composta: Direttore Generale dell’Area Sanità e Sociale; Direttore Dipartimento Ambiente; Avvocato Coordinatore dell’Avvocatura Regionale; Direttore del Dipartimento Agricoltura; Direttore Settore Geologia e Georisorse; Direttore Tecnico dell’Arpav; Dirigente Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica; Responsabile del Sistema Epidemiologico Regionale; un rappresentante dell’Arpav del Dipartimento Provinciale maggiormente interessato dal fenomeno.
Toni trionfalistici, dopo mesi di “letargo”, secondo il consigliere del Pd Andrea Zanoni che osserva: “In merito alla composizione della Task Force balza agli occhi il mancato inserimento di importanti organismi apicali regionali, con elevata e specifica professionalità, che già da mesi seguono la questione Pfas in Veneto: mi riferisco alle Sezioni “Prevenzione e Sanità pubblica” e “Veterinaria e Sicurezza alimentare”. Trovo queste esclusioni molto strane e prive di logica perché la seconda in particolare è la Sezione deputata istituzionalmente ai controlli e ai campionamenti sugli alimenti. Tra l’altro il dirigente della “Sezione Veterinaria e Sicurezza alimentare” attualmente rappresenta addirittura le Regioni italiane in seno al Comitato nazionale per la Sicurezza alimentare presso il Ministero della Salute. Nella Task force invece appare un semplice Settore (quello della Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità pubblica) che sta gerarchicamente al di sotto delle Sezioni”.
“Dalla Giunta – continua Zanoni – non viene fatta una parola sui monitoraggi ematici, che hanno interessato circa 600 cittadini con prelievi del sangue, partiti nel 2015 e ancora oggi inspiegabilmente non terminati. Che fine hanno fatti i risultati di queste analisi? E lo studio che la Regione avrebbe dovuto richiedere all’Istituto Superiore di Sanità in merito alla contaminazione della catena alimentare accertata con centinaia di prelievi ed analisi che hanno purtroppo riscontrato importanti concentrazioni di Pfas nei cibi?”.
E aggiunge: “Mi fa piacere infine constatare che la Giunta ha cambiato idea sulla necessità di rifare i monitoraggi alimentari dato che proprio tre settimane fa un mio emendamento, con il quale chiedevo esattamente la stessa cosa, era stato bocciato dalla maggioranza”.
Per parte sua la Regione comunica “di seguire la vicenda sin dal 2013, quando fu approvata la prima delibera sull’argomento, seguita da altri sette atti nel 2014 e due nel 2015. Da subito è stata anche avviata una totale collaborazione con le Procure di Padova, Vicenza e Verona, che prosegue tuttora giorno per giorno. Per evitare inutili allarmi va ricordato che la bonifica delle acque superficiali captate dagli acquedotti è stata completata nei giorni immediatamente successivi alla segnalazione del problema da parte del Cnr con l’installazione di adeguati filtri in tutti gli acquedotti e precise raccomandazioni di attenzione ai titolari di pozzi privati”.
“Ora – si legge ancora nel comunicato della Giunta – si è passati alla fase successiva, che riguarda il monitoraggio su alimenti e sugli umani. Occorre la massima scientificità, e per questo la Regione si è affidata alla maggior autorità scientifica nazionale che è l’Istituto Superiore di Sanità, stante che in Europa non esiste una soglia di tossicità ufficialmente definita e bisogna prima di tutto conoscere se e quante di queste sostanze si possono essere insinuate negli animali, nelle coltivazioni, e di conseguenza nell’uomo e se tali quantità siano o no pericolose. L’unica soglia esistente è una fissata in Germania, rispetto a quella la situazione del Veneto è stata al di sotto fin dall’inizio della vicenda”.
La Regione rassicura circa la propria volontà di “vederci chiaro fino in fondo e sulla base dei riscontri scientifici dell’Iss, se ne emergerà la necessità, interverrà con tempestività e stanziando tutti i soldi necessari fino all’ultimo euro”.
Ma Zanoni rileva: “Non una parola sulle azioni legali nei confronti dei responsabili di questo disastro ambientale che per vastità di territorio colpito, ben 79 comuni di tre diverse province (Vicenza, Padova e Verona), non conosce pari nella storia del Veneto. Chiedere i risarcimenti dei danni ambientali e materiali (i contribuenti stanno pagando milioni di euro per analisi su acqua, alimenti e sangue, per i filtri dell’acqua degli acquedotti, per controlli ambientali, ecc) ai responsabili di questo inquinamento epocale sia in sede civile che penale è d’obbligo nel rispetto del principio europeo di “chi inquina paga”.
8 marzo 2016