Con la delibera n. 619 del 29 aprile 2014, pubblicata sul Bur numero 52 del 20 maggio, la Giunta regionale ha modificato la composizione della Commissione tecnica per la valutazione della problematica della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque potabili e nelle acque superficiali così come era stata disposta con la Dgr 1490/2013. La variazione si sarebbe resa necessaria, si legge in delibera, “a seguito della riorganizzazione delle strutture regionali” avvenuta a fine anno. E’questa infatti l’unica motivazione addotta per giustificare il nuovo provvedimento. Confrontando le due diverse composizioni, si nota soprattutto, in quella appena approvata, la scomparsa del rappresentante della Direzione prevenzione. E certo non è sufficiente a spiegare tale esclusione il fatto che, con la citata riorganizzazione della macchina regionale, la Direzione prevenzione sia divenuta Sezione prevenzione.
Comunque sia denominata infatti rimane sempre la struttura regionale che si occupa di prevenzione, tra i principali riferimenti per i Dipartimenti omologhi delle Asl. L’esclusione della Prevenzione dal tavolo tecnico, che dovrà affrontare un così preoccupante fattore di rischio, appare quindi “discutibile”.
Ricordiamo che la presenza di Pfas nelle acque non rappresenta una problematica solo ed esclusivamente ambientale. Tali sostanze possono avere riflessi importanti sulla salute umana e animale e sugli alimenti di origine animale e vegetale (pensiamo anche solo a latte, uova, eccetera). A questo proposito va sottolineato come le analisi chimiche, da una parte, e il biomonitoraggio sulle popolazioni esposte alla contaminazione, dall’altra, non possano essere gli unici parametri da analizzare per definire la portata e la qualità del fenomeno. L’analisi delle matrici alimentari riveste in questo contesto, infatti, un’ estrema rilevanza.
Ci riserviamo di approfondire le disposizioni messe in atto dalla Regione Veneto, anche a fronte di procedimenti che sono ormai codificati a livello internazionale. Ben consci che in una materia come questa esiste il pericolo che possa generarsi un certo livello di confusione tra la valutazione e la gestione del rischio.
Ma facciamo un passo indietro. La “vicenda Pfas” inizia ufficialmente quando il Ministero della Salute con nota n. 10774 del 10 maggio 2013 informa la Regione Veneto circa la presenza di Pfas in concentrazioni definite “preoccupanti” in punti di erogazione pubblici e privati in numerosi Comuni veneti. Dopo uno scambio di richieste di informazioni e disposizioni, il Ministero, nel luglio seguente, comunica alla Regione il parere dell’Istituto superiore di sanità in cui si afferma che “la situazione potrebbe comportare un rischio potenziale per la salute umana e dunque si consiglia l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili per l’abbattimento delle sostanze perfluoroalchiliche e di prevenzione e controllo della filiera idrica sulla contaminazione delle acque destinate al consumo umano nei territori interessati”.
La Regione con la Dgr 1490 del 12 agosto istituisce quindi una Commissione tecnica interdisciplinare di cui fanno parte “rappresentanti della Regione e degli altri Enti coinvolti, con lo scopo di valutare i diversi profili della questione e di formulare proposte alle Autorità competenti in ordine alle ulteriori azioni da adottare per la prevenzione e la tutela della salute pubblica”.
Ed è proprio quella Commissione tecnica di cui la Regione oggi modifica la composizione. Ne faranno parte il Direttore generale Area sanità e sociale o un suo delegato con funzione di presidente; il Direttore del Dipartimento Ambiente o un suo delegato con funzione di vice-presidente, il Direttore della Sezione Geologia e georisorse o un suo delegato, il Direttore tecnico Arpav o un suo delegato, il Dirigente del Settore Promozione e Sviluppo Igiene e Sanità Pubblica o un suo delegato, il Responsabile del Sistema epidemiologico regionale o un suo delegato, oltre a un rappresentante dell’Arpav del Dipartimento provinciale maggiormente interessato dal fenomeno.
Quali sono le differenze con la composizione decisa appena nove mesi fa? Fatte salve le variazioni terminologiche, dovute alla riorganizzazione regionale, e un rafforzamento della presenza Arpav, si nota appunto l’assenza del rappresentante della prevenzione. Del “vecchio tavolo” facevano parte infatti: il Segretario regionale per la Sanità o suo delegato con funzione di presidente; il Segretario regionale per l’Ambiente o suo delegato con funzione di vice presidente; un rappresentante della Direzione Tutela Ambiente; un rappresentante della Direzione Prevenzione; un rappresentante dell’Arpav del Dipartimento provinciale maggiormente interessato dal fenomeno.
Leggi anche la relazione Arpav aggiornata in questi giorni – Stato dell’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in provincia di Vicenza Padova eVerona
A cura dell’Ufficio stampa del Sivemp Veneto – 22 maggio 2014 – riproduzione riservata