Già dal 2003 il fenomeno della mortalità delle api è stato un problema preoccupante a livello mondiale. Gli Usa denunciavano strani abbandoni degli alveari (CCD) e in Europa si iniziavano a notare fenomeni simili. Nell’ambito di tali segnalazioni, la Commissione ha finanziato un piano di sorveglianza armonizzato in ambito UE per cercare di individuare le cause e la diffusione del fenomeno, stanziando 3.750.000 euro di cui 521.000 destinati all’Italia per il periodo autunno 2012 – estate 2013. Il totale degli apiari da campionare a livello nazionale è stato determinato in circa 195 corrispondenti a circa 2400 alveari. Alla Regione Veneto sono stati destinati 10 apiari per un totale di circa 110 alveari (prevalenza del 20%). Per effettuare il piano sono state coinvolte 10 Asl rappresentative del territorio
Asl i cui Veterinari facevano già parte di un gruppo interessato alla materia, coordinati dalla dottoressa Laura Favero dei Servizi Veterinari Regionali.
“Il piano è partito con non poche difficoltà organizzative – spiega Favero – ma, grazie alla buona volontà di tutti i colleghi, alla disponibilità del Centro Regionale di Apicoltura e alla speciale ospitalità dei colleghi dell’Asl 16 che ci ha dotato di una sala riunioni, siamo riusciti ad organizzare e terminare il piano nei tempi previsti”
Il piano prevedeva prelievi in campo di api, covata, coleotteri, da inviare al laboratorio api dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie di Legnaro con quale fine?
“L’indagine aveva solo finalità sanitarie, ovvero si è andata a cercare la prevalenza di alcune patologie ( Pesti, Varroasi, Virosi, Nosemiasi e la assenza di Aethina tumida e Tropilaelaps spp) non considerando fenomeni di mortalità legati a intossicazione o avvelenamento. Al termine delle indagini ogni Medico Veterinario ha inserito i dati reperibili in un verbale compilato per ogni accesso in apiario, in un database europeo”
Come avveniva la scelta degli apicoltori?
“La scelta avveniva in modo assolutamente casuale, ma la loro collaborazione doveva essere garantita sui tre periodi di controllo previsti (autunno 2012, primavera 2013, estate 2013)”
Quali sono i primi risultati di questo piano?
“Non siamo ancora in grado di dare una valutazione completa dei dati forniti dai Veterinari e dal laboratorio di Legnaro, anche perché non è nostro compito analizzare gli esiti, ma pare che il problema che costantemente si evidenzia sia la difficile gestione di Varroa Destructor, che è pericolosa non solo per la sua azione espoliatrice, ma anche come fonte di diffusione di patologie mortali attraverso l’inoculazione di virus”
Non le pare che tre soli accessi in apiario siano insufficienti a poter dare una valutazione statisticamente probante?
“Certamente… ed è per questo che la Commissione europea ha finanziato la continuazione del piano anche per il prossimo anno ”
Alcuni apicoltori contestano il fatto che già esistono altri piani e che questo sarebbe un doppione…..
“Effettivamente esiste un piano finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole denominato Beenet che però è strutturato in maniera differente e non prevede l’intervento dei servizi sanitari nell’indagine se non in alcune Regioni. Questo piano è gestito direttamente del Ministero della Salute e sfrutta la professionalità dei Medici Veterinari, molto spesso accusati di non interessarsi del settore. A detta dei colleghi che hanno partecipato al piano, la sensazione è stata quella che molti apicoltori abbiano accettato di buon grado la presenza del Medico Veterinario, consentendo un colloquio che fino ad oggi era mancato”.
Intervista a cura di Gianluigi Bressan – 28 gennaio 2014 – riproduzione riservata