da Repubblica e Quotidiano sanità. «Fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio». E «dare priorità alle cure mediche per i gruppi identificati (ad esempio bambini, operatori sanitari e pazienti con maggiori possibilità di sopravvivenza)». Sono alcuni degli «aspetti di etica» contenuti nel nuovo piano di preparazione e risposta a una pandemia influenzale 2021-2023, una bozza confidenziale datata 31 dicembre 2020 a cura della direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, guidata dal maggio scorso da Giovanni Rezza. LA BOZZA DEL NUOVO PIANO PANDEMICO
Le principali azioni da mettere in campo
– Piani regionali. I piani devono essere attuati dopo 120 giorni dall’approvazione del Piano nazionale e ogni anno va redatto lo stato di attuazione. I Piani devono altresì interessare i servizi sanitari ospedalieri e territoriali pubblici e privati, devono essere articolati fino al livello di struttura/organizzazione e devono essere coerenti e coordinati tra loro e con il Piano pandemico nazionale, in modo da garantire la continuità operativa ed il coordinamento dei servizi sanitari essenziali.
– Disporre di un quadro completo e aggiornato della rete assistenziale nazionale
– Disporre di sistemi informativi dedicati per il monitoraggio della domanda di servizi sanitar
– Definizione della architettura regionale della rete di assistenza e delle procedure per la risposta dei servizi sanitari all’emergenza pandemica
– Definire i fabbisogni di assistenza e le capacità di risposta dei servizi sanitari regionali
– Predisposizione di misure organizzative atte a garantire l’adattamento veloce della rete e della disponibilità di servizi
– Predisposizione di piani di aumento della capacità e di continuità operativa dei servizi.
– Predisposizione di un sistema di sorveglianza web-based per il monitoraggio dei servizi sanitari da attivarsi rapidamente in caso di pandemia
– Definizione di procedure per trasferimenti e trasporti di emergenza: individuazione delle modalità e delle regole per i trasporti di emergenza, sistemi di coordinamento per trasferire i pazienti tra le strutture (es. monitoraggio centralizzato dei posti letto, distribuzione centralizzata dei pazienti e call center)
– Stima dei fabbisogni e delle procedure per il monitoraggio, uso e distribuzione delle scorte di DPI, farmaci e dispositivi medici (antivirali, vaccini, antibiotici)
– Individuazione presso le Aziende ospedaliere e territoriali dei magazzini deputati allo stoccaggio dei Dispositivi di Protezione Individuale da distribuire tempestivamente agli operatori sanitari delle strutture e dei servizi ospedalieri e territoriali di competenza di ciascuna Azienda
– Implementazione di programmi per la prevenzione e controllo delle infezioni in ambito sanitario a livello ospedaliero
– Comunicazione del rischio coordinata tra le autorità per preparare messaggi e materiale informativo per le persone colpite, il pubblico in generale, inclusi i lavoratori non sanitari
– Educazione a comportamenti di igiene/misure di prevenzione che possono avere un effetto positivo sulla salute pubblica in presenza di una epidemia influenzale
– Garantire la disponibilità di forniture annuali di vaccino contro l’influenza stagionale da fonti nazionali o internazionali.
– Anagrafe vaccinale nazionale/sistema di copertura vaccinale antinfluenzale e Sistema di farmacovigilanza nazionale
– Disporre e mantenere una riserva nazionale/regionale di farmaci antivirali durante la fase inter-pandemica definendo le modalità di accesso alle riserve
– Stoccare correttamente in magazzini gestiti con criteri FIFO (first in first out) una scorta di DPI sufficiente a garantire il fabbisogno in ambito assistenziale nei primi 3-4 mesi di una emergenza pandemica influenzale, assicurare la distribuzione di DPI necessaria alla protezione degli operatori in base alla valutazione del rischio; garantire agli operatori formazione e addestramento al loro uso.
– La formazione e le esercitazioni sono funzioni cardine nella preparazione ad una emergenza pandemica influenzale perché permettono di potenziare conoscenze e competenze tecnico-scientifiche in momenti non emergenziali formando contestualmente risorse mobilizzabili in fase pandemica.