«La rivalità tra professionisti c’è sempre, ma abbiamo tutti le liste d’attesa piene e pazienti in arrivo dall’intero Paese, quindi dobbiamo per forza remare insieme nella stessa direzione. Anche perché la sofferenza di personale, camici bianchi in particolare, accumuna ogni ospedale». Così il professor Stefano Merigliano, presidente della Scuola di Medicina dell’Università di Padova, cerca di allontanare i dubbi su una maggiore attenzione rivolta da Palazzo Balbi alla sede dello Iov di Castelfranco, inaugurata il 6 ottobre 2017, rispetto a quella storica di Padova. Nata nel 2005 dopo vent’anni di lotte e grazie all’unione delle forze, quella volta sì, tra scienziati, baroni e politici. Fatto sta che le schede ospedaliere assegnano 165 posti letto e 17 primariati al braccio trevigiano dell’Istituto oncologico veneto, contro i 120 letti e le 10 apicalità di quello padovano. In più lunedì la giunta Zaia ha approvato il nuovo «Piano triennale 2019-2021», che potenzia il personale del centro per la cura del tumore, riconosciuto Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) dal ministero della Salute e quindi destinatario di finanziamenti statali per la ricerca. «Ma anche in questo caso si è avuto un occhio di riguardo per Castelfranco — osserva Claudio Sinigaglia (Pd), componente della commissione Sanità che si è astenuto dal votare l’aumento di dotazione organica —. Ci dovrebbero essere in tutto 500 assunzioni nuove, sempre che la Commissione regionale per l’investimento in Tecnologia ed Edilizia le approvi. Le altre consistono invece nel semplice trasferimento di 260 dipendenti dall’Usl 2 Marca Trevigiana allo Iov. Quello che so per certo è che Castelfranco godrà dell’aumento più significativo di personale, nonostante la sede di Padova sia allo stremo. Ha gli ambulatori pieni e i malati in fila per le terapie, ma medici e infermieri sono pochi». Per di più la Chirurgia del melanoma e del sarcoma diretta dal professor Carlo Riccardo Rossi, fiore all’occhiello della sede storica, passa a Castelfranco.
Il piano triennale prevede un aumento da 122 a 308 unità per dirigenza medica, sanitaria e amministrativi, mentre il personale del comparto (infermieri, ostetriche, tecnici sanitari) sale da 366 lavoratori a 1.005. Aggiungendo altre figure, in totale l’Irccs cresce da 488 dipendenti a 1313. L’incremento complessivo dei fondi contrattuali è pari a quasi 24 milioni di euro. «La domanda di prestazioni, da tutta Italia, è in forte crescita, grazie anche al potenziamento della tecnologia — rivela l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin — e va sostenuta con l’inserimento del personale necessario a far funzionare tutto al meglio».
CORVENETO