Claudio Laugeri. Due mense scolastiche. Un batterio che ha causato 162 intossicazioni, alcune curate addirittura al pronto soccorso dell’ospedale. Le mense sono diventate la scena di un crimine. Un’investigazione particolare. Servivano specialisti. Eccoli: sono i microbiologi dell’Istituto di zooprofilassi di via Bologna, punto di riferimento per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Hanno lavorato a stretto contatto con l’Asl, coordinati dal pm Vincenzo Pacileo.
L’indagine
Intuito. Perseveranza. Metodo scientifico. Sono investigatori in camice bianco. Come Csi, ma senza pistola. L’ultimo «caso» era un doppio «giallo», quello delle intossicazioni nella mense scolastiche dell’Istituto «Giovanni Falcone» di Mappano e in quella che ospita i bambini delle elementari «Guglielmo dal Volpiano» e della materna «Arcobaleno» di Volpiano. «Gli accertamenti sul secondo episodio sono stati più semplici», dice Lucia Decastelli, responsabile dei «controlli sugli alimenti e dell’igiene delle produzioni».
La prima segnalazione riguarda i pasti serviti ai bambini di Mappano nella prima settimana di maggio. Cinque ragazzini erano arrivati in ospedale con febbre, vomito, diarrea e dolori addominali. «Seguiamo un protocollo, cerchiamo i microrganismi patogeni, poi le tossine e i batteri indicatori di problemi legati all’igiene», spiega Decastelli. Ma tutti i risultati erano negativi. Compresi quelli sul «pasto testimone», campione che deve essere custodito dalla mensa per alcune ore dopo ogni servizio.
Il metodo
La macchina investigativa ha proseguito secondo i protocolli. I tecnici dell’Asl hanno fatto compilare oltre 400 questionari ad altrettanti bambini e insegnanti che avevano frequentato la mensa in quei giorni. Le risposte hanno consentito di capire quanti si erano sentiti male, che sintomi avevano e che cosa avevano mangiato. Risultato: l’alimento più «a rischio» era il manzo. Di qui la richiesta ai gestori della mensa di analizzare un campione di quel cibo. «È tutto tracciato, è possibile sapere con esattezza da quale lotto di fornitura proviene il cibo servito per un determinato pasto», aggiunge Decastelli. Beccato: il campione di 25 grammi prelevato da un lotto di alcuni chili di manzo ha rivelato la presenza di Listeria monocytogenes, batterio che può causare anche la meningite. E la morte. Le concentrazioni erano «superiori alle 100 unità formanti colonia per grammo, che è il limite di legge», dice soltanto la bio-investigatrice.
Il doppio «caso»
Poi, c’è il lavoro sull’intossicazione di Volpiano. Una passata al «Pcr» per cercare il dna del microrganismo, una passata nel «brodo» per coltivarlo, una nello «spettrometro di massa» per fare l’identikit e un’altra nella «Pfge», strumento che srotola e tagliuzza i batteri per confrontarli. Ecco fatto. Mistero svelato: è sempre colpa del manzo. Stesso ceppo di Listeria. Con ogni probabilità, il fornitore è lo stesso. Resta soltanto un esame da fare: i laboratori confronteranno i campioni con quelli ricevuti dalle Molinette, dove sono confluiti quelli prelevati dai bambini a Cirié. La prova del nove. Come scienza comanda.
La Stampa – 7 luglio 2016