In bilico. A fine 2011 il passivo ufficiale era di 6,45 miliardi ma potrebbe essere più elevato per impegni non riportati in bilancio
«Tecnicamente fallita». Il giudizio piovuto in capo ieri alla Regione Piemonte è di quelli che non lasciano spazio a dubbi, tanto più se a pronunciarlo è lo stesso assessore regionale alla Sanità Paolo Monferrino, il successore “tecnico” di Caterina Ferrero (Pdl) che l’anno scorso aveva dovuto abbandonare la giunta guidata dal leghista Roberto Cota dopo l’avviso di garanzia (e il successivo arresto) per turbativa d’asta e abuso d’ufficio.
È prima di tutto l’entità del disavanzo sanitario a schiacciare i conti del Piemonte, unica regione del Nord impegnata in un piano di rientro dal maxi-deficit che però fatica a riportare i bilanci in equilibrio perché la crisi si fa sentire sul fronte delle entrate tributarie e dei trasferimenti dallo Stato. Oggi il Governatore Roberto Cota e lo stesso Monferrino terranno una conferenza stampa per spiegare i dettagli della situazione e le contromisure che Palazzo Lascaris intende mettere in campo per evitare di dover alzare bandiera bianca. L’ultimo allarme risale alla scorsa settimana, quando la commissione parlamentare d’inchiesta sui disavanzi sanitari aveva puntato il dito sui conti piemontesi. Anzi, per essere più precisi, sui mancati conti, perché il presidente della commissione AntonioPalagiano (Idv) aveva lamentato il fatto che gli ultimi dati completi si riferissero al 2009 quando «tutte le Asl e gli enti sanitari della Regione, nessuno escluso, avevano registrato un risultato negativo». I preoccupanti numeri piemontesi, però, sono stati messi in fila uno dietro all’altro meno di un mese fa dalla sezione regionale di controllo della Corte dei conti, e parlano di un debito ufficiale a fine 2011 da 645 miliardi di euro, cresciuto del 10,55% rispetto all’anno prima e gonfiato nel tempo dai disavanzi in successione: il 2010 si è chiuso con un rosso da 615 milioni, che non è stato ripianato nel 2011 quando la fine dell’esercizio ha registrato nuovamente un disavanzo da 484,6 milioni. I dati effettivi potrebbero però anche essere più gravi, perché i magistrati contabili hanno messo sotto esame più di un’operazione dubbia: nel 2009, per esempio, Torino ha ottenuto un’anticipazione straordinaria di tesoreria da 509 milioni di euro, e nel 2010 ha cancellato l’impegno di spesa per il rimborso di un debito che continua a esistere. La “sparizione” di impegni di spesa sembra però alla Corte dei conti una caratteristica ricorrente del bilancio piemontese. Nel 2010 e nel 2011, spiegano i magistrati contabili, la Regione non ha riportato in bilancio gli impegni «assunti regolarmente» nel 2009 e poi cancellati l’anno successivo: queste operazioni, si legge nella delibera «sono idonee ad alterare l’effettiva situazione finanziaria dell’ente», che dalla ricostruzione puntuale chiesta dalla stessa Corte potrebbe risultare ancora più precaria.
Il Sole 24 Ore – 19 ottobre 2012