Il segretario chiude la kermesse del Pd. Sulle inchieste: Giusto un passo indietro, ma non ci mettano nel mucchio
Pierluigi Bersani chiude l’appuntamento nazionale del Partito Democratico con un discorso articolato. E naturalmente accusatorio contro il governo in carica. Introdotto da Carla Fracci, il segretario ha esordito con i ringraziamenti di rito ai tanti volontari (“facciamo vedere all’Italia il meglio che siamo”), alla regione ospitante, le Marche. E con una battuta all’insegna dell’ormai proverbiale “mica” («saluto coloro che sono in piazza: son mica venuti qui a abbronzarsi al comizio…»). Poi ha iniziato con un discorso di taglio “tricolore”: «Siamo figli dell’unità del Paese e figli della sua costituzione che è la più bella del mondo. Con la coccarda tricolore ci siamo sentiti a nostro agio, la destra no. Noi siamo patrioti senza se e senza ma». E ha continuato: «Ci siamo ripresi questa parola, patriota, una parola usurpata dal nazionalismo e imperialismo del primo’900. Patriota, la parola del 25 aprile, data sacra che abbiamo difeso e che nessuno cancellerà mai. Non ci sequestreranno più le parole: parole come libertà, canti come “Va Pensiero” ce li riprendiamo e li riconsegniamo agli italiani. La prossima festa si terrà a Reggio Emila città del tricolore»
L’IDENTITA’ DEL PARTITO È passato poi a parlare dell’identità del partito: «E riaffermiamo qui da Pesaro, la nostra identità: partito popolare del secolo nuovo. L’uguale dignità di tutte donne del mondo, la solidarietà, il civismo. Vogliamo che questi valori si riconoscano in ogni cosa che facciamo. Guardando gli occhi col mondo dei più deboli, si può fare una società migliore per tutti». Con un primo attacco al governo: «La crisi ha sorpreso l’Italia dove non avrebbe dovuto, la settima potenza industriale del mondo, non avrebbe dovuto al centro della tempesta, non avremmo dovuto subire l’umiliazione di essere guardati come una zavorra. Le forze che ci hanno trascinato fin qui vorrebbero spiegarci quello che succede». E si è rivolge alle sinistre del Continente: «Ci vuole una riscossa dei progressisti europei, la destra ha rovinato l’Europa. Deve rinascere il sogno a dispetto di questa crisi. interventi che facciano pagare alla finanza. Quando ci decidiamo a istituire una tassa sulle transazioni finanziarie? E ci vuole una politica estera unica. Il futuro lo vogliamo per i nostri figli ».
LE ACCUSE – «Pensiamo amaramente dove è finito il nostro antico destino di anticipatori» Bersani ricorda Altiero Spinelli: «Con Berlusconi abbiamo anticipato: riti domestici e piccole patrie, modelli personalistici sconosciuti alle democrazie del mondo, una comunicazione ossessiva e demagogica». Quale è il risultato, secondo Bersani?: «Siamo lo strapuntino dell’Europa e del Mondo. A farci guardare dal mondo come una zavorra». Ecco il j’accuse al Governo: «Hanno mentito agli italiani, occultando e ignorando la crisi. E di averla aggravata con politiche dissennate. Di essersi occupati notte e giorno dei fatti loro e non dei fatti degli italiani. Li accusiamo di aver colpito la coesione nazionale e sociale, di aver scelto consapevolmente la divisione nel mondo del lavoro. Di aver chiamato sussidiarietà il venir meno dei doveri dello stato. Li accusiamo di aver colpito la scuola e la ricerca. Di aver svilito agli occhi del mondo la dignità della nazione. E infine, di voler sopravvivere, truccando le carte. Di lasciare il paese senza timone e senza rotta».
RICOSTRUIRE – «Non ci fermiamo alle accuse. Noi non abbiamo in testa Berlusconi, ma gli italiani. L’italia ha un’esigenza profonda di ricostruzione sociale e morale, dopo dieci anni di sbandamento. È tempo di parole chiare: si prenda atto che il Partito democratico ha sempre detto la verità, non si è mai staccato dalla realtà, ha sempre avanzato le sue proposte alternative. Chi è onesto deve riconoscerlo. Ci devono ascoltare come si ascolta una forza di governo». E prosegue«Non interroghiamo le borse e gli spread, a pochi passi da noi c’è un precipizio finanziario che può destabilizzare tutto. Siamo troppo grandi perchè gli altri ci abbandonino, ma anche perché gli altri ci salvino. Cosa fare dopo manovre e manovrine, 49 voti di sfiducia in 40 mesi? Quest’ultima manovra non ci metterà fuori dai guai: questa manovra non chiede soldi a chi ce li ha, ma a chi non ce li ha: tra tagli all’assistenza e aumento dell’Iva, tutto il peso ricade sui ceti e popolari e sui ceti medi. E sull’occupazione. Tutto questo è ingiusto». La recessione è in vista e Bersani ripete tre volte: «Ci volete ascoltare? »
ASCOLTATECI – E si rivolge di nuovo al governo «Fate presto, ma fate bene. Noi siamo pronti alla Camera e al Senato a dare il contributo con le nostre proposte. E non ci dicano che è impossibile. E’ impossibile mettere norme più stringenti sul risparmio delle amministrazione? Misure contro l’evasione? Perché per Tremonti una pensionata dovrebbe maneggiare una social card e il resto del mondo pagare in contanti? Perchè non chiedere agli scudati anonimi che hanno pagato il 4 invece che il 40? Fare liberalizzazioni vere? Creare lavoro? Ci ascoltino, ma sempre in queste due direzioni: Risparmio della pubblica amministrazione e risorse dalla rendita e dalla ricchezza: perché il 10% possiede la metà del paese».
GOVERNO DI TRANSIZIONE O ELEZIONI- Bersani conclude: «Chiediamo un governo di transizione che faccia una nuova legge elettorale. Il paese ne ha bisogno, non ne abbiamo bisogno noi. Non abbiamo più tempo per le curve larghe, bisogno. Berlusconi deve togliersi di lì, stiamo andando a fondo». Dopo un saluto all’Aquila: «La ricostruzione dell’Italia è una sfida di riforma: noi lanceremo nei prossimi mesi le nostre proposte. Democrazia rappresentativa riformata, riduzione drastioa della strutture amministrative, dimezzamento immediato del numero dei parlamentari. Federalismo non delle chiacchere, ma dei piedi per terra. Piani di efficientamento industriale di ogni singola pubblica amministrazione. Riforma elettorale vera che venga dal referendum. Leggi contro l’omofobia, norme sui conflitti d’interesse, riforma della Rai, norme sugli appalti finanziari». La sfida per Bersani «dopo l’Euro, il grande obiettivo deve essere il lavoro per la nuova generazione, senza abbandonare i non più giovani. Ci vuole una nuova politica e un nuovo civismo. E via i privilegi della casta. » E infine: «Nel nostro pantheon mettiamo persone che non si conoscono, ma che si sarebbero stimate, Angelo Vassallo e Mino Martinazzoli: salutiamo entrambi. E quando si parla di queste cose, lasciatemi ricordare Enrico Berlinguer» Lunghissimo l’applauso del pubblico a questo punto. Il segretario fa un riferimento velato alle vicende che hanno interessato Filippo Penati, ma difende il partito nel complesso: «Sempre nella presunzione d’innocenza, è necessario un passo indietro di fronte alle inchieste della magistratura, ma non ci infanghino con bufale. Non passerà il tentativo di metterci nel mucchio. Se Berlusconi dovesse fare un passo indietro, sarebbe a pochi chilometri da qui, nel carcere di Ancona». E infine i progetti per il centrosinistra futuro: «L’Unione che ha spalancato le porte a Berlusconi non ci sarà più. Chi ci punzecchia un giorno sì e un giorno no, vada per conto suo. Chiediamo grande rispetto. Siamo il primo partito del Paese. Tocca a noi, non da soli, ma principalmente a noi». E rimanda al prossimo appuntamento: «Il 5 novembre a Roma, per una grande manifestazione» al grido di «Viva il Partito Democratico! Viva l’Italia!»
Corriere.it – 10 settembre 2011