E venne il giorno dell’addio definitivo al nuovo ospedale di Padova. A un anno esatto dalla firma del pre-accordo tra Regione, Istituto oncologico veneto, Provincia, Comune, Università e Azienda ospedaliera di Padova e a una settimana di distanza dalla riunione con i primari indetta dal direttore generale di quest’ultima, Claudio Dario, per illustrare i vari passaggi di un iter farraginoso dall’inizio, è arrivato lo stop ufficiale da Palazzo Balbi. Non si fa più.
E’ stato fermato il procedimento che, entro l’estate e dopo due anni di attesa, avrebbe dovuto portare la stazione appaltante (cioè l’Azienda ospedaliera) alla dichiarazione di pubblico interesse. Passaggio chiave per avviare la concretizzazione del piano presentato da «Finanza e Progetti», joint venture creata dalla vicentina «Palladio Finanziaria» con l’australiana «Bovis Lend Lease», specializzata in grandi opere. Un’unione di intenti che inizialmente, nel 2010 con l’allora governatore Giancarlo Galan, partorì un progetto da 1,7 miliardi di euro comprensivo di cittadella sanitaria più campus universitario per la ricerca e poi, con l’arrivo di Luca Zaia in Regione, presentò una versione ridimensionata del costo di 650 milioni, mille posti letto e niente campus. Ma con un comune denominatore: il project financing.
Strumento definito «nefasto» dal nuovo sindaco di Padova, Massimo Bitonci, già in campagna elettorale, e che dopo l’inchiesta sul Mose, caduta sulla testa dei promotori storici e sullo stesso progetto, fa ancora più paura. Roberto Meneguzzo, amministratore delegato della Palladio, è stato arrestato, stessa misura chiesta per Galan, mentre è indagato Giancarlo Ruscitti, quattro anni fa segretario regionale della Sanità incaricato di coordinare l’operazione. Impossibile non tenerne conto per l’esecutivo di Palazzo Balbi, che infatti completa così il suo dietrofront: niente ospedale nuovo, rifacciamo l’esistente ma non con il project financing, al quale diciamo basta. Il lifting dell’attuale complesso di via Giustiniani sarà finanziato dalla giunta Zaia con 300 milioni di euro, 150 dei quali già inseriti a bilancio dal consiglio regionale. E fine dei discorsi. La decisione arriva prima della dichiarazione di pubblico interesse per evitare di pagare penali al socio privato, appunto «Finanza e Progetti», che intanto ha sborsato 16 milioni di euro: 12 per la fideiussione depositata a garanzia dell’offerta e altri 4 versati ai progettisti. Ora si dovrà ripartire da capo e predisporre un cronoprogramma per organizzare il «piano B», ovvero il restauro dell’ospedale della città del Santo, sorto negli anni Sessanta a ridosso del centro storico.
«E’ una delusione — commenta il professor Angelo Gatta, direttore del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova — i malati, l’Ateneo, la città avevano bisogno di una struttura adeguata ai tempi. Rifare l’esistente non è la stessa cosa: restano padiglioni staccati tra loro, che implicano un grave e quotidiano dispendio di energie e soldi per trasportare i malati e rispondono ad una concezione organizzativa ormai totalmente superata. Peccato anche per gli atti già conclusi, come il protocollo d’intesa firmato lo scorso luglio dalla parti in causa, ma ormai questa grave decisione era nell’aria. Se è dettata dalla mancanza di soldi ne prendiamo atto, purché non si dica che un nuovo ospedale non serve. Ci si adatta a tutto, però quello di cui la gente ha bisogno è altro».
Del resto il governatore Luca Zaia già nel novembre 2010 aveva detto che «i soldi per quest’opera non ci sono, meglio ristrutturare l’esistente». Poi però aveva fatto un tentativo, chiedendo i 650 milioni necessari allo Stato (che non ha mai risposto) e nello stesso tempo ridimensionando il progetto iniziale da 1,7 miliardi. Il 2 luglio 2013, dopo aver sottoscritto il pre-accordo in Azienda ospedaliera aveva detto: «Oggi cominciamo a scrivere la storia del nuovo ospedale di Padova, i veneti lo vogliono e lo avranno nel giro di 4/5 anni. Nel 2015 la posa della prima pietra. Siamo pronti, si parte». Ma da allora non è mai stato fatto un passo avanti, tanto che «Finanza e Progetti» aveva lanciato due volte l’ultimatum, prima a dicembre scorso e ultimamente al prossimo settembre, per avere la dichiarazione di pubblico interesse. Altrimenti si sarebbe ritirata dal project.
A togliere le castagne dal fuoco alla Regione ci ha pensato Bitonci, che nel clou della campagna elettorale aveva più volte detto: «Sono contrario al nuovo ospedale, non lo faremo, metteremo mano a quello che già c’è». A dargli ragione la relazione dei tecnici di Palazzo Balbi, che hanno indicato in 110 milioni di euro l’ulteriore spesa per bonificare l’area prescelta dal Comune per l’operazione, Padova ovest. Zona tra l’altro già congestionata dalla presenza del Gran Teatro Geox e dello stadio Euganeo. Insomma, una storia partita male e finita come si temeva.
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 1 luglio 2014