“Dedicare aree ai codici bianchi nei Pronto soccorso sembrerebbe una buona idea, in realtà rappresenta il fallimento di un sistema e rischia di far esplodere la domanda in maniera impropria”. Il consigliere del Partito Democratico e vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Pigozzo critica la sperimentazione, partita al Cà Foncello di Treviso e che poi sarà estesa a tutto il Veneto, degli ambulatori all’interno dell’ospedale per assistere le persone che arrivano con patologie non gravi né urgenti, tagliando i tempi d’attesa.
“Il governatore Zaia con la sua idea sconfessa uno dei cardini del Piano sanitario regionale del 2012, che prevedeva una soluzione diametralmente opposta, con lo spostamento dell’asse dall’ospedale al territorio, puntando sulla valorizzazione dei medici di base anche attraverso le medicine di gruppo integrate. È l’implicita ammissione di una sconfitta; un obiettivo ritenuto prioritario quattro anni fa, non è stato raggiunto e adesso la Regione fa retromarcia”. Ma al di là della critica politica, sottolinea ancora Pigozzo, la risposta della Giunta per ridurre le code è sbagliata anche nel merito: “In questo modo ‘diseduchiamo’ la domanda, favorendo e assecondando un accesso inappropriato, considerato che già adesso metà delle persone che si presenta al Pronto soccorso non dovrebbe essere lì, ma dal medico di base. Senza parlare poi dei costi che andranno inevitabilmente alle stelle. Capisco che Zaia non voglia ammettere il fallimento di un modello – conclude Pigozzo – ma sarebbe serio ripensare al tutto dati alla mano con una proposta strutturale, anziché puntare su provvedimenti spot”.
21 luglio 2016