La moglie dell’uomo sbranato: le amo. Chiedere di Carla Agosteo è inutile.La definizione magica per arrivare a lei è «la signora delle tigri», e allora tutti sanno dov’è.
«Ah, sì. Quella che vive al parco Martinat…».
Per la verità è un ex parco, chiuso per mancanza di fondi da quattro anni. Ma questo per lei è un dettaglio che non conta niente. Anzi, meglio. Non avere più bande di ragazzini davanti alle gabbie a guardare le sue creature possenti e annoiate la fa stare più tranquilla. E Dio solo sa di quanta tranquillità avrebbe bisogno questa donna di 73 anni che veste in stile militare, si muove con una stampella e segue gli umori delle giornate quasi sempre storte, specie adesso che suo marito non c’è più. Ieri era un giorno pessimo.
«Non parlo più con nessuno.
Sono state dette già troppe sciocchezze», ha esordito scendendo dalla macchina.
L’altro giorno Samir, il maschio più maestoso delle sue dieci tigri, ha sbranato suo marito, Mario Lagiard. Lui voleva essere domatore e amico, voleva che gli animali ubbidissero ai suoi ordini. Ma per le tigri il «capobranco» è sempre stata Carla. Con lei e soltanto con lei sono docili, da lei e soltanto da lei prendono ordini, lei e soltanto lei può avvicinarle, accarezzarle, medicarle se serve. «Samir era nervosa, l’avevo detto a Mario di non entrare, ha commesso una grave imprudenza» rimprovera suo marito come se l’avesse davanti agli occhi.
«Che succederà adesso alle mie tigri adorate? Non vorranno portarmele via, sarebbe come uccidere un’altra volta anche Mario che le amava». Carla ha fatto sapere al magistrato e al sindaco che «non è vero che sono pericolose», si è offerta di seguirle fino alla fine dei suoi giorni. Il pensiero di separarsene è diventata angoscia quotidiana. Per lei quegli animali sono figli, non tigri. Figli per i quali ha speso tutti i soldi che aveva, «bambini» da accudire spesso anche di notte come ha fatto tante volte dormendo ac- canto ai cuccioli, bocche da sfamare per le quali suo marito ha fatto sacrifici montando ponti in Svizzera fino a 68 anni.
Una storia folle e poetica, quella di Carla e Mario, due vite intere spese per quei felini enormi dall’aria triste che guardano il mondo a sbarre e mangiano, ciascuno, dieci chili di carne un giorno sì e uno no. Ogni centesimo delle loro pen- simo delle loro pensioni, ogni soldo ricavato da vendite immobiliari (erano benestanti) è finito in cibo, visite veterinarie, sistemazione delle gabbie… Per loro stessi hanno tenuto sempre meno, fino a vivere in un vecchio container, a 100 metri dalle tigri.
Il parco è nato come Ornitologico. Di felini lì dentro non ne erano previsti ma Sergio Martinat, il fondatore, era un buono e amava gli animali più di se stesso. Così quando a metà degli anni Novanta seppe che c’era una strana coppia in cerca di una casa per cinque tigri e sei leopardi offrì un angolo del suo parco. «A due condizioni» spiegò a Carla e Mario. «Purché siate voi a prendervi cura dei felini e soltanto se i visitatori del parco possono ammirarli». Così fu.
Dopo quasi vent’anni i leopardi sono morti di vecchiaia, escluso uno che ha 24 anni sta battendo tutti i record di longevità. Alle tigri invece è stato concesso l’accoppiamento quindi nel tempo ne sono morte alcune e nate altre, l’anno scorso gli ultimi cinque tigrotti. Risultato: dieci tigri e il vecchio leopardo, tutti ancora lì perché le sabbie mobili della burocrazia hanno impedito una sistemazione diversa anche a parco ormai chiuso. Alla signora delle tigri non dispiace rimanere al Martinat. La sola cosa che non vuole è rimanere senza nemmeno una tigre. Non ricorda neanche più il tempo in cui non ne aveva, mentre tutti ricordano di lei e del suo appartamento in un paesino vicino Pinerolo, 40-45 anni fa. Sul terrazzo c’era una tigre enorme con le zampe penzoloni.
Giusi Fasano – Corriere della Sera – 7 luglio 2013