Il ricorso al Tar si basa sul fatto che Comuni e Ulss in 26 anni non hanno mai obiettato sull’agibilità. Sembrava ormai destinato alla demolizione ed invece il canile sanitario di Piovene potrebbe rimanere al suo posto ancora per molto tempo.
Tranquillo Segalla e Maria Addolorata Scanziello, proprietari del canile, hanno infatti impugnato l´ordinanza di abbattimento, notificata loro dal Comune di Piovene, e presentato ricorso al Tar.
«Oggi presenteremo la domanda di sospensiva con lo scopo di “congelare” la validità dell´ordinanza, in attesa del pronunciamento del Tar – spiega Giambattista Rando, avvocato che assiste i proprietari del canile fin dal 2004, anno della prima ordinanza di demolizione che tuttavia non ha mai avuto seguito – e se il tribunale accoglie la nostra domanda, allora il canile non verrà abbattuto a fine anno ma potrà rimanere in attività fino alle sentenze di vario grado, il che significa per almeno altri due o tre anni. Il motivo che ci ha spinto ad impugnare questa ordinanza è che abbiamo rilevato un controsenso di fondo: se da una parte c´è una situazione che dal punto di vista formale potrebbe essere illegittima (secondo il parere della polizia municipale alcuni fabbricati sono stati costruiti senza autorizzazione o concessione), dall´altra c´è il comportamento di Ulss e Comuni. In tutto questo tempo, né le Amministrazioni né l´azienda sanitaria sono intervenuti per far chiudere il canile ma anzi hanno collaborato con i proprietari che dal 1986 svolgono la loro attività in convenzione«.
Nei 26 anni tutti gli enti pubblici coinvolti nella vicenda sapevano che il canile Segalla non aveva le carte in regola per tenere aperto eppure fino ad oggi sembrava non rappresentare un problema per l´Ulss 4, che ha sempre rilasciato le autorizzazioni sanitarie necessarie per l´attività, e per i 32 Comuni dell´Alto vicentino convenzionati.
«Si tratta di una situazione di fatto che si è ormai stabilizzata e concretizzata – conclude Rando – e che, secondo la giurisprudenza, ha prevalenza rispetto ai nuovi provvedimenti. Non bisogna scordare, poi, che di mezzo c´è la funzione pubblica: qui non si tratta solo di un privato che ha i propri interessi economici, ma di una struttura che ha una funzione sociale, con un servizio di accalappiamento cani 24 ore su 24, che risponde a precisi obblighi di legge».
13 novembre 2012 – Il Giornale di Vicenza